Una confessione imbarazzante
di Ezio Gamberini

È dura dover confessare al proprio coniuge un’azione indegna, alla soglia dei sessant’anni: non mi era mai accaduto fino ad ora un evento così spregevole...



È dura dover confessare al proprio coniuge un’azione indegna, alla soglia dei sessant’anni: non mi era mai accaduto fino ad ora un evento così spregevole. “Grazia, devo confessarti una cosa…”.

Provo una vergogna infinita, perché non avrei mai pensato di cadere così in basso, farmi travolgere dal desiderio, perdere letteralmente il controllo di me stesso fino al punto di non accorgermi che stavo compiendo una scelleratezza di cui in seguito mi sarei sicuramente pentito; mentre ti succede, sei consapevole della fesseria, ma vai avanti, apparentemente imperturbabile, con la mente offuscata dal piacere che stai provando, e prosegui, fino alla fine della faccenda.

Non ho il coraggio di guardarla negli occhi:

“Beh, che è successo?” mi chiede.

“Ehmm…è…. è  una questione di ‘more’…”

“More?” s’interroga sbigottita Grazia, quasi incredula, poiché tra di noi, dopo quasi quarant’anni di vita in comune, non c’è bisogno di particolari approfondimenti verbali per capirci al volo.

“Sai, la tabaccheria…”.

“E cosa sarebbe successo, in tabaccheria?”.

“Sono entrato per acquistare le marche da bollo e ho salutato la signora, sempre gentile e premurosa, che in quel giorno di sole incantevole, capace di donare ai paesi lacustri una bellezza incomparabile, mi pareva ancora più allegra del solito, e allora…”.

“E allora?”.

“E allora ho perso la testa e fatto ciò che non avrei mai dovuto fare”.

“Cioè?”

“Ho allungato la mano e… ho afferrato un pacchetto coloratissimo di Morositas, le quali, appoggiate sul bancone, pareva dicessero, proprio a me: ‘Su, che aspetti?Divoraci!’; ho pagato marche da bollo e caramelle e sono corso in macchina per tornare in ufficio. Ho scartato il pacchetto, l’ho aperto in modo da poter arraffare agevolmente e nel minor tempo possibile le preziose gemme zuccherate e l’ho appoggiato sul sedile laterale, ho ingranato la marcia e prima di innestare la quarta ne avevo già mangiate tre, poi quattro alla quinta… insomma, in centottanta secondi le ho divorate TUTTE!”.


Non so se avete presente le “Morositas”: quelle confezionate nel tubetto, incartate una per una, sono già più difficili da gustare, ci vuole troppo tempo! La scatola invece, una volta aperta, ti offre le caramelle già scartate, pronte all’uso: quando le metti in bocca, cominci ad assaporare la granella zuccherina e poi, scioltisi alfine e degustati i deliziosi cristalli di glucosio, con le papille gustative ubriacate dal nettare celestiale, non resisti più e cominci a mordere quel magnifico bolo di zucchero ai vari gusti di fragola, arancia e limone, che appaga i tuoi sensi; esiste forse qualcosa di più peccaminoso?

“E poi, vuoi mettere la vitamina C che assumi?”. 

Grazia mi guarda, scuote impercettibilmente il capo, alza gli occhi al cielo e non riesco a capire quali pensieri stiano attraversando la sua mente in questo preciso istante: sono indeciso tra “Ma v…” e “Povero scemo…”

Ignoro se la sua reazione mi sarà trasmessa a rate, o in soluzione unica. Probabilmente c’è un periodo di preammortamento, perché non batte ciglio.

Non importa, lo sai Grazia che non ti ho mai tradito, e giammai lo farò.

Al massimo, con una “Morositas”!

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