Giorgio Montini e Pietro Bonomi
di Guido Assoni

Nella corrispondenza epistolare fra Giorgio Montini ed il figlio Giovan Battista, il futuro papa Paolo VI, anche il riferimento ad una famiglia di Lavenone. Una "chicca" riportata dal nostro Guido Assoni



Tra la corrispondenza intercorsa nel periodo 1900-1942 tra Giorgio Montini ed il figlio Giovanni Battista, futuro papa Paolo VI, e raccolta in forma critica nel volume di Luciano Pazzaglia “Affetti familiari spiritualità e politica”, mi è balzata subito all’occhio, anche per la relativa nota redazionale, una lettera del padre datata 11/12/1939.

Carissimo,
    Il Dott. Pietro Bonomi, attualmente Sostituto Procuratore Generale di Appello di Trento, si è presentato allo scrutinio per la promozione a Consigliere di Cassazione.
    Magistrato valente e integro, stimato da colleghi e da superiori, egli si trova certo in condizioni di avere una onorevole classifica: forse potrebbe giovargli anche il sapere che con il suo stipendio provvede, oltre che alla sua famiglia (moglie e quattro figli, l’ultima dei quali di pochi mesi) anche al mantenimento della vecchia madre e di una sorella nubile malaticcia.
    Tu lo conosci. Se puoi in qualche modo giovargli, farai opera buona e assai gradita anche al tuo aff.mo     PAPA’


Il Prof. Pietro Bonomi cui Giorgio Montini, figura eminente nel mondo cattolico bresciano a cavallo tra l’otto ed il novecento, fa riferimento nella sua lettera di raccomandazione, nacque a Lavenone il 02/05/1881 da Girolamo (1851-1887), insigne professore di grammatica latina, anche lui esponente dei cattolici bresciani e Domenica Campagnoli (1859-1941).

Rimasto ancor fanciullo orfano di padre
, venne seguito da Giorgio Montini che provvide ai suoi studi.
Della famiglia dei “Camelecc”, fu vice-pretore a Milano, sostituto procuratore a Brescia e a Trento, dove divenne Procuratore generale.
Coniugato con Teresa Samuelli (1894-1987) di Gargnano, ebbe quattro figli: Francesca, Pierina, Gerolamo e Rosa.
Morì il 18/08/1973 a Lavenone, ove tutti gli anni trascorreva la stagione estiva, con l’inseparabile pipa.

Nella lettera viene citata anche la sorella Maria, nubile, nata a Brescia il 02/06/1885, impiegata presso il Comune di Lavenone durante il periodo fascista e resistenziale e che morì a Caravaggio a seguito di incidente stradale il 29/07/1951.

Ebbe un’altra sorella, Rosa (1882-1938), coniugata con Martino Salvadori, già segretario del Comune di Gavardo.

Giorgio Montini era l’indiscusso capo del movimento cattolico bresciano per il suo prestigio e per le sue capacità accresciute per aver svolto importanti incarichi nelle organizzazioni cattoliche e civili bresciane e non solo, fino all’elezione a deputato nelle file del Partito Popolare.

La profonda crisi tra la Chiesa e la classe politica italiana susseguente agli avvenimenti del 1870 con la breccia di Porta Pia e dell’anno successivo con l’emanazione della legge delle guarentigie, sempre osteggiata dal papa, angosciava le coscienze di milioni di cittadini credenti.
Oltretutto la Santa Sede con il famoso diktat del 1874 non expedit raccomandava ai cattolici italiani l’inopportunità a prendere parte alle elezioni politiche.

La svolta liberale di Giolitti, il pericolo di una deriva socialista fecero in modo di superare gradualmente le barriere imposte dalla logica dell’astensionismo politico dei cattolici.
L’impegno di Giorgio Montini, laureato in legge all’Università di Padova, era da sempre improntato dal desiderio che Stato e Chiesa potessero finalmente intrecciare rapporti di distesa e proficua collaborazione.

Come ben sappiamo il disgelo avvenne molti anni più tardi con il Concordato tra il Regime fascista ed il Vaticano.
I rapporti distesi tra Stato e Chiesa non durarono a lungo.
Si deteriorano presto a seguito dell’emanazione delle leggi razziali del 17/11/1938 che fecero da battistrada alla sottoscrizione del patto d’acciaio con la Germania nazista che portò l’Europa alla rovina.

Giorgio Montini si spense la sera del 12 gennaio 1943.

La morte gli risparmiò la tragedia della guerra civile, della profonda lacerazione del popolo italiano che non lasciò del tutto indenne la Chiesa.

.nella foto sono ritratti Giorgio Montini ed il figlio Giovanni Battista, che divenne poi papa Paolo VI.

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