I sentimenti di un ufficiale della Grande Guerra
di Cesare Fumana

Si sono aperte venerdě sera a Gavardo con la presentazione del libro delle lettere dal fronte del capitano Giuseppe Bertolotti, le celebrazioni organizzate dagli alpini della Monte Suello in ricordo dei novant’anni della fine della Grande Guerra.

Si sono aperte venerdì sera a Gavardo con la presentazione del libro delle lettere dal fronte del capitano Giuseppe Bertolotti, le celebrazioni organizzate della sezione “Monte Suello” delle Penne nere di Salò in ricordo dei novant’anni della fine della prima guerra mondiale.

Gli scritti dell’ufficiale di artiglieria da montagna originario di Gavardo, furono raccolti dal padre e pubblicati nel 1923. La sezione ha colto questo importante anniversario per riconsegnare non solo agli alpini, ma anche agli abitanti di Gavardo la figura di quest’uomo di grande idealità, ma anche di grande bontà d’animo, dando nuovamente alle stampe il libro ormai quasi introvabile.

Venerdì sera nel salone Pio XI del grosso centro valsabbino è avvenuta la presentazione di questa ristampa, curata dal prof. Angelo D’Acunto, alla presenza delle autorità civili, a cominciare dal sindaco di Gavardo Giambattista Tonni e dal presidente della Comunità montana di Valle Sabbia Ermano Pasini, enti che hanno patrocinato la ristampa insieme al comune di Salò e alla comunità montana dell’Alto Garda, al presidente sezionale Fabio Pasini e con la gradita sorpresa del cappellano don Antonio Andreassi che non è voluto mancare al ricordo del suo illustre concittadino.

A tracciare la figura di Bertolotti è toccato a Gian Battista Lanzani, già direttore del Giornale di Brescia, che ne ha evidenziati i tratti umani prima ancora che di combattente.

«Le numerose lettere spedite in gran parte alla famiglia - ha evidenziato Lanzani – sono scritte in uno stile che a volte tocca la retorica risorgimentale: naturale visto che si tratta di un soldato partito volontario, ma non vi sono espressioni di violenza o eccessi verso il nemico. Bertolotti era una giovane tutto proteso alla sua famiglia a cui era legatissimo, al padre Cesare e alla zia paterna Luisa che da quando era rimasto orfano di madre si prese cura di lui.
Le idealità che lo spinsero ad arruolarsi e partire per la guerra – ha proseguito Lanzani – le ha lasciate nel suo testamento, scritto prima di partire per il fronte, e messo a conclusione del libro. Ecco la frase che conclusiva, che viene ripresa anche nella motivazione della concessione della medaglia d’oro al valor militare: “Nella visione di un’Italia più grande, più nobile, più potente, più buona io sono morto contento. Addio”».

Un’espressione carica di amor patrio che assume ancora più valore visto il sacrificio della propria vita. Una figura, questa di Bertolotti, da riconsegnare non solo ai gavardesi in questo novantesimo della fine della Grande Guerra, ma a tutti quanti noi, per ricordare coloro, e furono più di 600.000, morirono per la nostra Patria in quella guerra alla fine vinta, ma che lasciò strascichi non indifferenti nella storia del nostro paese.

La serata di venerdì si era aperta presso le scuole medie di Gavardo intitolate proprio a Bertolotti, con la deposizione di un cesto di fiori alla lapide alla presenza della fanfara alpina Valchiese di Gavardo.
In teatro dopo la presentazione del libro, il coro “Monte Suello” di Salò ha proposto dei canti della prima guerra alternati alla lettura di brani delle lettere.
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