Con un revolver tenta rapina al vicino di casa.
Una rapina vicino a casa. Non granché, come idea. Se poi si incappa in un «incidente di percorso» come un corpo a corpo con il potenziale bersaglio e si perde il passamontagna, si corre il rischio di potere essere riconosciuti.

Una rapina vicino a casa. Non granché, come idea. Se poi si incappa in un «incidente di percorso» come un corpo a corpo con il potenziale bersaglio e si perde il passamontagna, si corre il rischio di potere essere riconosciuti. Il che è puntualmente accaduto all’autore dell’incursione a mano armata rintracciato e arrestato poche ore dopo dai carabinieri di Gavardo.
È un giovanotto di 26 anni, S. Z., senza alcun precedente con la giustizia, ad aver «firmato» il tentativo di rapina.

Ha cercato di giustificarsi affermando di aver bisogno di soldi in quanto rimasto senza lavoro da alcuni mesi.
Crisi incombente, dunque, che lo avrebbe indotto a saltare il fosso e a sconfinare nell’illegalità. Con il piano che si è concretizzato giovedì, intorno a mezzogiorno, quando si è presentato in atteggiamento inequivocabile nell’azienda di recupero di rame dei fratelli Bresciani, in via Roma. In pugno un vecchio revolver, attempato quanto in grado di assolvere il compito proprio.
In tasca un coltello a lama ricurva. Sul viso il passamontagna di fortuna ricavato da un indumento smesso.

A quell’ora nell’azienda c’è uno dei titolari. È un 45enne che si ritrova con la canna della pistola puntata alla tempia. Minaccia che non lo induce alla resa, anzi. Reagisce di scatto, d’istinto. Tanto che riesce a sorprendere a sua volta l’aggressore. Gli porta via la pistola di mano, lo disarma. Tra i due inizia la colluttazione.
Con il tentativo non riuscito di mettere mano al coltello e il brandello di vecchia maglia adattato a passamontagna che viene strappato via lasciando il viso scoperto. Con quel che ne consegue: il paese è piccolo... Tutti conoscono tutti.

L’irruzione a mano armata viene segnalata e denunciata ai carabinieri.
Le ricerche del responsabile presunto del tentativo di rapina si concludono sul far della sera, quando viene rintracciato nella sua abitazione. Che non è poi tanto distante dal luogo in cui è entrato in azione a mezzogiorno.
C’è chi lo ha riconosciuto poco prima della fuga, quando il «mefisto» gli è stato sfilato via dalla testa.
E scattano le manette.

Non prima di aver cercato qualche giustificazione sul proprio comportamento ed aver risposto a domanda sul possesso di quella pistola datata, ma efficiente.
Un revolver di fabbricazione artigianale che lo stesso giovane avrebbe asserito di aver trovato casualmente qualche anno fa, durante lavori di ristrutturazione del tetto di casa.
L’arma sarebbe stata nascosta lì per anni e riapparsa per la rapina andata a vuoto sul fare dell’ora di pranzo.
Quel progetto per un «colpo» vicino a casa non è stato davvero granché, come idea. Come il salto del fosso e lo sconfinamento nell’illegalità.

e. g. dal Giornale di Brescia
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