Un omaggio del coro «La Faita» al maestro
di red.

Il concorso di composizione intitolato a Nestore Baronchelli, trover il suo giusto epilogo con un concerto del coro "La Faita" che si terr venerd 29 maggio, alle 21, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in Gavardo.

Al concorso hanno partecipato una trentina di compositori, provenienti da tutta Italia: dalla Sicilia al Trentino, Campania, Lazio, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli, Veneto. Due partiture sono giunte perfino dall’estero, Svizzera e Spagna. La fama di Baronchelli non era mai andata così lontano. Nella giuria sedevano nomi prestigiosi: Bepi de Marzi, il fiorentino Paolo Bon, il trentino Riccardo Giavina, il bresciano Valerio Bertolotti. Ha vinto il primo premio il M° Roberto Piana, di Sassari, concertista di fama e autore di numerosi volumi di interpretazione pianistica. Al secondo posto si è classificato il compositore Mattia Culmone di Besenello (Trento). Sono stati segnalati tre brani di notevole interesse artistico, di Roberto Balistreri, musicista sardo, attivo da molti anni in Spagna, di Arnaldo de Colle, di Arta Terme (Udine) e di Enrico Miaroma di Riva del Garda.

Matteo Falloni, dell’Associazione MuSa, organizzatrice dell’evento, ha notato “la diversificazione geografica dei partecipanti al concorso. Compositori di tutta Italia hanno risposto con entusiasmo. Ancora una volta il nome del Comune di Gavardo è circolato per tutta l’Italia, penetrando capillarmente in tutto il territorio. Paradossalmente la stragrande maggioranza delle partiture sono giunte da molto lontano. La provincia bresciana è sembrata un poco refrattaria a queste iniziative”. Paolo Bon ha comunque parlato di “un bellissimo risultato”, mentre Bepi di Marzi, autore del’immortale Signore delle cime, si auspica che “l’iniziativa possa continuare”.

Sono rifioriti anche articoli e studi dedicati a Nestore Baronchelli. Gavardese d’adozione (nacque a Leno nel 1886), uomo di cultura semplice ma profonda. Scrittore sensibile: le sue “Impressioni e rime di guerra”, nate sull’Altopiano di Asiago negli anni della Prima Guerra, sono pagine pervase di partecipe dolore e umana sperdutezza.

Contabile di banca, operaio, ragioniere, impiegato al lanificio di Bostone (sul confine tra Gavardo e Villanuova), per necessità più che vocazione: anni di crisi, sei piccole bocche da sfamare, urgenze crescenti; per un breve periodo ricopre anche la carica di assessore comunale.
Musicista accanito nel poco tempo che avanza. Dirige cori e numerose bande; nelle ore rubate al riposo scrive brani vocali, musica pianistica, messe, inni, canti popolari. Nel 1922 vince un premio indetto dalle Edizioni Carrara di Bergamo, con una serie di pezzi organistici. Da allora lo strumento a canne invade la sua produzione: suoi titoli compaiono nei cataloghi di editori specializzati di Milano, Torino, Roma, Como, Padova. Un’ultima fiammata è l’esecuzione della sua “Messa Virgo potens”, nella cattedrale cittadina, nel 1956, anno della sua morte.

Luca Lucini, altro responsabile del concorso, così si esprime: “Per Baronchelli la musica fu un destino da cui non poteva fuggire, una necessità della realtà fonica come di un pasto quotidiano”. Lo storico bresciano Giovanni Bignami ne loda l’operosità lombarda, la fede solida, la schietta immediatezza, bontà, rettitudine. Autore “elegante ed espressivo”, lo definiscono i dizionari. “Delicato, sensibile. In una parola: maestro di vita”, sintetizza la studiosa Emilia Nicoli. “Un tradizionalista d’avanguardia, che ha saputo coniugare il nuovo con l’antico”, secondo il giudizio di Angelo D’Acunto. Scende ancora più in profondità Egidio Bonomi: “A Baronchelli è mancato il senso della spettacolarità e del pubblico. La sua musica diventa intima gioia per chi la esegue più di quanto non lo sia per chi l’ascolta. Ineluttabile approdo della sua modestia”.
Che sia giunto il momento di riscoprirlo davvero? Il concerto di questo venerdì sarà l’occasione per risentirne alcune note e rilanciarne il valore.

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