La quotidianità di un vigile di paese
L'abbiamo trovata sul Giornale di Brescia e ci è piaciuta. Ci pare possa rispecchiare quello che accade spesso anche nella notrsa Valle Sabbia, dove le colpe sono sempre di altri

Sono un agente di Polizia locale di un paese della provincia. Vorrei riflettere su alcuni fatti che avvengono quotidianamente mentre presto il mio servizio.
Quando richiamo una mamma che attraversa la strada con il semaforo pedonale rosso per portare a scuola il proprio figlio, questa si sente in dovere di rispondermi di pensare alla forte velocità delle auto che transitano su quella stessa strada, non a queste piccolezze e che comunque in quel momento la strada era libera.
 
Quando richiamo un conducente di un’auto che su quella strada transita a forte velocità, questi si sente in dovere di rispondermi di pensare ai rumeni che prelevano indumenti dai cassonetti degli abiti usati e disturbano chiedendo la carità, non a queste piccolezze e che comunque così elevata la sua velocità proprio non era.
Quando richiamo una donna rumena che sta rovistando nel cassonetto degli abiti usati, questa si sente in dovere di rispondermi di pensare a quelli che veramente commettono furti nelle abitazioni e nei negozi, non a queste piccolezze e che comunque non stava facendo del male a nessuno.
 
Quando richiamo qualcuno che sta tentando di compiere un furto in un negozio (ogni tanto capita di sorprenderli), questi si sente in dovere di rispondermi di pensare a chi ruba veramente, cioè «quelli che stanno a Roma», non a questi furtarelli e che comunque aveva fame.
Quando e se mi capiterà di richiamare qualcuno di «quelli che stanno a Roma» (nella vita non si sa mai), sarò proprio curioso di sapere cosa si sentirà in dovere di rispondermi e allora sarà mia cura, sig. direttore, aggiornarla con una nuova lettera.
 
Luca
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