08 Maggio 2017, 07.59
Anfo Valsabbia
Incidente

Curve bastarde e piloti improvvisati

di Ubaldo Vallini

Non passa fine settimana, quasi, senza che quelle curve fra la Rocca d'Anfo e Sant'Antonio diventino teatro di incidenti spesso anche gravi, che trasformano la 237 del Caffaro in un lungo serpentone di auto bloccate


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Due, tre, ma recentemente a qualcuno è successo anche di trascorrere sei ore in coda, prima di riuscire ad arrivare a Vestone da Ponte Caffaro. E di incidenti su quel tratto capita che ne avvengano più di uno quasi in contemporanea. 

Facile prendersela ogni volta contro i "soliti": i motociclisti perchè sono sempre "incoscienti", i giovani alla guida che si "distraggono", gli ubriachi o i drogati "ai quali la patente non dovrebbe essere data mai più", gli ultraottantenni che "farebbero meglio a starsene a casa" e via accusando.

In realtà, se di motociclisti, ubriachi, nonni, giovani e meno giovani disratti o scalmanati, ce ne sono anche sulle altre strade, dove però gli incidenti gravi accadono assai più raramente, un qualche altro motivo ci dev'essere. 

Le considerazioni da fare a mio parere sono almeno tre:

La prima è che fra la Rocca d'Anfo e Sant'Antonio, salendo in direzione del Trentino, ci sono tre curve lungo le quali non solo è facile perdere il controllo dell'auto (o della motocicletta), ma quando succede il risultato è quasi sempre disastroso, se non drammatico.

Sono tre curve che per chi sale girano a destra: una molto lunga in località Cascina Carpeneda, che comincia dolce e stringe solo alla fine, davvero difficile se non la cnosci da percorrere ai 90 km/h consentiti: l'altra quella secca sul ponte del Torrente Liperone; la terza poco più avanti, al chilometro 51.400, teatro dell'incidente di ieri.

La particolare conformazione di queste ultime due curve, provoca nei veicoli che le percorrono un alleggerimento dell'avantreno, deleterio sorattutto in caso di asfalto bagnato, ma anche solo umido, che porta ad "allargarle".

La seconda considerazione é che di veicoli da quelle parti, soprattutto nel fine settimana, ne passano a migliaia e non tutti provocano incidenti.
Vuol dire che, insidie "geometriche" a parte, la discriminante è sempre soggettiva, di chi tiene il manubrio o il volante in mano, che troppo spesso si sente pilota senza esserlo.

La terza è che, forse, segnalare quelle curve come particolarmente pericolose non sarebbe poi una cattiva idea.




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