A Bagolino il Carnevale torna ad essere «un sentimento»

«E’ andata bene. Bisogna fare i complimenti a tutti coloro che si sono dati da fare per migliorare la situazione che rischiava di diventare insostenibile».
E badate bene, a pronunciarsi così è stato uno storico maschèr.

Era alta l’aspettativa di verificare gli effetti della campagna di prevenzione e persuasione adottata dai bagossi, per evitare che la loro festa ancora una volta prendesse una brutta piega, con orde di giovinastri intenti solo ad annientarsi negli eccessi in una sorta di “porto franco dello sballo”.

Fra le misure adottate un decalogo ben presente ovunque sui muri, ma anche rinforzi fra le forze dell’ordine, coi carabinieri e con tre della polizia locale di Ospitaletto e di Manerba saliti a Bagolino per dar manforte all’unico vigile.
A questi si è affiancato una sorta di codice di autocontrollo dei gestori di locali pubblici che si sono fatti affiancare per garantire la sicurezza negli spazi di loro pertinenza, decidendo di controllare con attenzione l’età degli assuntori di alcolici.

E’ andata che anche nella giornata di lunedì, quando il bel tempo ha favorito il pienone, anche di ragazzi giovani, non ci sono stati eccessi degni di nota, e nemmeno il viavai di ambulanze registrati nelle scorse edizioni.

Prova superata dunque.
Ed è un bene che sia avvenuto facendo leva soprattutto sul buon senso e sul coinvolgimento dei ragazzi stessi a livello valligiano.

Un clima carnevalesco sano, dunque, che solo la pioggia di ieri pomeriggio è riuscita a smorzare, coi balarì e i sonadùr rintanati a gruppetti nelle case private o al riparo dei balconi, nella contrada di Osnà, dove le danze valide sono state solo quelle del mattino.
E’ saltato anche il finale con l’Ariosa in piazza Marconi: troppa pioggia per danzare all’aperto, si rovinano i costumi.
Bene hanno fatto i balarì della Compagnia di Ponte Caffaro, che la loro Ariosa l’hanno ballata a mezzogiorno.

«E allora organizzatevi in qualche spazio chiuso» suggeriva ieri una turista romana, salita nella Valle del Caffaro a bell’apposta e delusa per non poter godere delle tradizionali sonate e dei volteggi dei balarì.

«Guardi, lei ha ragione a protestare. Per noi, però, ha senso solo danzare davanti ai portoni di famiglia o a quelli delle fidanzate, non certo sotto un telone per far contenti i turisti» le han risposto alcuni balarì, dopo averla intrattenuta con gentilezza, rivelandole gli aspetti anche più reconditi della secolare tradizione.

Oggi è il giorno del riposo a Bagolino, e delle aringhe, qui chiamate “rènch”, a ricordare l’inizio della penitenza quaresimale.

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.le foto sono di Claudia Vallini... ma potete aggiungerne anche voi

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