15 Gennaio 2009, 00.00
Bione
L'intervista

Erik Vallini, la qualità della vita

Erik Vallini, tecnico informatico con le radici ben piantate in Valle Sabbia (i genitori vivono tutt’ora a Bione), dal 2003 ha lasciato Milano dove lavorava per trasferirsi a Pantelleria. Ecco l’intervista pubblicata sul settimanale “La voce del popolo”.

Erik Vallini, tecnico informatico, ha 40 anni. È nato a Monfalcone (Gorizia) da padre bresciano e madre friulana. È sposato con Rosita; hanno due bambine, Maia 3 anni e Ariel di 1 anno. Dopo un brillante avvio professionale a Milano, ha fatto con la moglie una scelta di vita trasferendosi nell’isola di Pantelleria, nella piccola frazione di Rekhale. Ecco l’intervista di Angelo Onger pubblicata sul settimanale “La voce del popolo”.

La sua vita ha registrato vari spostamenti. Vogliamo incominciare da lì?

Mio padre faceva parte della Guardia di Finanza e quindi si spostava secondo le destinazioni che gli assegnavano i superiori. Quando sono nato, era à Monfalcone in provincia di Gorizia; poi è stato trasferito a Pantelleria dove sono vissuto fino a quando avevo 12 anni. Quindi siamo passati a Brescia, terra d'origine di mio papà. Abitavo a Bione in Valsabbia. Ho frequentato l'istituto Abba a Brescia diplomandomi in ragioneria. Nel 1997 mi sono trasferito a Milano, perfezionando i miei studi per acqislre la qualifica di tecnico informatico. Mi sono inserito nel mondo del lavoro, in particolare in una grande azienda multinazionale del settore informatico, realizzando un percorso professionale più che soddisfacente in quanto ero responsabile tecnico. Ho conosciuto la ragazza che poi è diventata mia moglie. Ci siamo sposati nel 2000.

Tutto a posto, quindi?
Apparentemente sì, ma io ero tutt'altro che soddisfatto.

Cosa c'era che non funzionava?

Godevo di una posizione invidiabile e dei relativi benefici economici, ma ero anche esasperato per i ritmi frenetici che il lavoro mi imponeva. Trascorrevo troppo tempo fuori casa, ero spesso molto stressato. Ero preoccupato per la mia famiglia e per me. Desideravo qualcosa di diverso per tutti noi.

Che cosa ha fatto?

Ho fatto una breve esperienza di volontariato, 15 giorni, in Palestina, a Nablus. A contatto con quella popolazione martoriata, mi si è aperta la mente su cosa è importante nella vita. Ho potuto mettete in primo piano la qualità del vivere, che a Milano mi mancava. Ne ho discusso con mia moglie, che pure aveva un suo lavoro, siamo arrivati alla conclusione che a Milano per noi non c'era futuro. E abbiamo deciso di trasferirci a Pantelleria.

Come mai a Pantelleria?
Perché qui ho trascorso la mia infanzia e nell'isola venivamo, in vacanza. Ci è sembrato un luogo adeguato al nostro desiderio di vivere in una dimensione più umana.

È stato facile il passaggio?
Certamente no. Ci lasciavamo alle spalle una condizione materiale per molti versi invidiabile e andavamo incontro a una realtà tutta da scoprire, a una vita nuova da costruire. Quindi è stata una decisione sofferta, che oltretutto si scontrava con le perplessità dei nostri genitori.

Come è andata a finire?
Nel 2003 abbiamo lasciato la nostra casa di Milano, abbiamo acquistato un dammuso (abitazione tipica di Pantelleria - ndr) nella frazione pantesca di Rekhale dove viviamo tuttora. Qui sono nate Maia e Ariel. Ho fatto del telelavoro; fino all’estate scorsa mi sono occupato dell'amministrazione di un albergo che ora è chiuso. Sono impegnato come responsabile della sede pantesca della Confraternita di Misericordia. Si tratta della più antica organizzazione di volontariato nel mondo. Nacque nel 1224 a Firenze durante una peste per aiutare il prossimo in totale gratuità. Ci occupiamo dei trasporti sanitari e di altri bisogni della popolazione.

A cinque anni di distanza dalla decisione che bilancio fate?

Siamo assolutamente contenti di quello che abbiamo fatto perché abbiamo recuperato beni preziosi come la libertà e il tempo per dedicarci a noi stessi.

Non vi pesano le rinunce che avete fatto e le limitazioni con cui dovete continuare a fare i conti?
Quando ci si trova nelle condizioni di dover scegliere, si impara a separare ciò che è essenziale da ciò che è superfluo.

Non vi manca la sicurezza economica di cui godevate prima di trasferirvi qui?
Abbiamo anteposto la serenità di vita alle garanzie di un posto sicuro. L’avere più tempo a disposizione permette di rendersi conto quanto la serenità mentale, spirituale vada oltre il discorso economico. Con i ritmi di vita che tenevo a Milano, a un certo punto ho temuto di perdere la mia famiglia, il rapporto con mia moglie. Non a caso 1'80% dei miei ex-colleghi sono separati o divorziati.

Fra le cose lasciate qual è quella che vi costa di più?
La lontananza dagli affetti familiari. I miei genitori vivono sempre a Bione, in provincia di Brescia, i miei suoceri vivono a Gela in Sicilia. Non inganni la relativa vicinanza, i collegamenti con Pantelleria sono molto problematici.

Lei ha lasciato un mondo che non le piaceva. Continua a non piacerle?
Qualche collega mi ha accusato di essere scappato, di essermi "isolato". In realtà cercavo l'aria per respirare. Penso che la società contemporanea mortifichi la dimensione umana della vita. Che venga meno la percezione della realtà. Sono convinto che sia necessario cambiare sistema. Se non si corregge la corsa al consumismo sfrenato, presto o tardi dovremo pagarne le conseguenze. È necessario perseguire un consumo consapevole caratterizzato dalla sobrietà. Abbiamo bisogno di riscoprire la ricchezza dei rapporti umani, liberati dalle pressioni esterne e dalle ipocrisie formali.

Come si sente nella sua quotidianità?
Mi sento protetto. Sento che mia moglie e le mie figlie sono protette. Il fatto di vivere a Pantelleria non si è trasformato in un'abitudine. Qui ho scoperto la bellezza di un'isola che prima avevo sempre guardato con gli occhi del turista. Qualche sera fa mentre mangiavamo la polenta sotto una palma ammiravamo davanti a noi il mare in tutto il suo splendore fino alle coste africane. Passerei giornate intere a godere di questa bellezza e delle emozioni profonde che la natura mi regala, fino a raggiungere l'abisso laddove la nostra povertà si incontra con l'infinito di Dio.


Commenti:
ID239 - 17/01/2009 00:00:00 - (brigi) -

un mito!

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