21 Dicembre 2016, 10.24
Genitori & Figli

Regalare tempo

di Giuseppe Maiolo

I regali, si dice, sono un pensiero che si materializza soprattutto per ricordare che c’è qualcosa di affettivo che ci lega alla persona cui lo dedichiamo...


Spesso però oggi, sopraffatti da una quantità di oggetti, non sappiamo cosa scegliere.
Un’idea potrebbe essere quella di regalare tempo. Forse non sarà nuova, ma spesso è rimasta una nobile proposta quando invece potrebbe essere un dono prezioso con cui valorizzare un rapporto affettivo o rivitalizzarlo e di grande portata educativa. 
 
Servirebbe agli adulti in questa era del “multitasking” che vede tutti alle prese con una quantità di cose da fare e la sensazione di non avere tempo a sufficienza per realizzarle.
Aiuterebbe a dare priorità e significato ai bisogni e alle relazioni. Farebbe bene in modo particolare ai genitori e ai figli, al rapporto educativo perché i bambini hanno acuta necessità di una presenza affettiva meno frammentaria e più stabile. 

Servirebbe molto ai piccoli di oggi che sembrano avere un’agenda fitta di appuntamenti da fare invidia a quella di un manager.
Oltre al tempo scolastico e la mole di compiti da fare, infatti, le loro giornate sono strapiene e  occcupate da danza, nuoto, allenamento, musica, arti marziali e mille altre cose. 

Sembra che in quest’epoca sia stata messa al bando la noia, la quale in passato per l’adolescente aveva un grande valore.
Ora i ragazzi non sanno più starsene in ozio distesi sul letto “con gli occhi appesi al soffitto” a pensare a se stessi e a quello che stanno vivendo.
I bambini non sanno giocare tra di loro in modo libero e spontaneo o con i piccoli oggetti quotidiani e i grandi non li osservano né li ascoltano più di tanto. Noi tutti  non ci guardiamo più negli occhi, presi come siamo dal display dei nostri dispositivi che stanno catturando gran parte dell’attenzione.
Gli adulti sembrano impauriti da una possibile dimensione di vuoto operativo che viene associato all’ozio. E le  frenetiche attività artistiche o sportive che richiediamo ai figli, utili certo, spesso rappresentano non tanto le loro scelte, quanto piuttosto i nostri desideri irrealizzati.
 
Chiediamoci se tutto questo serva davvero.
Mi sorge il dubbio invece che dietro l’alibi dell’efficienza e dell’attivismo si nasconda il bisogno di coprire distanza fisica e distrazione affettiva di chi ha doveri educativi.
 
Magari ci serve ricordare che, secondo recenti ricerche, i padri italiani trascorrono non più di 15 minuti al giorno a giocare con i propri figli e che in genere, secondo alcune ricerche, più del 50%  genitori al rientro a casa di sera, con l’alibi della stanchezza si siede davanti al televisore o si collegano a Internet, invece di interagire con i bambini o avviare una discussione con gli adolescenti.
 
Se, allora, regalassimo tempo in occasione di questo Natale?
Se gli adulti provassero a destinarne un po’ di più e con regolarità all’ascolto reciproco e per dare attenzione alle esigenze dei figli? Di certo si potrebbe anche finire con il litigare, visto che, per il quieto vivere o per paura di non saper gestire i conflitti, c’è la diffusa tendenza ad evitare discussioni e scontri. Ma non farebbe male!

Un tempo comune realmente partecipato invece potrebbe servirci a scoprire che è anche utile oziare, ridere, fantasticare, sognare, divertirsi insieme. E condividere. Che, guarda caso, è il verbo più gettonato del momento. Ma sui Socialnetwork!

Giuseppe Maiolo
 


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