13 Gennaio 2019, 17.54
Blog - Maestro John

Cavalli e cavalieri...

di John Comini

…per non parlar di maniscalchi, sellai e carrettieri.
Il 17 gennaio è la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali


L’anno scorso con la mia bella nipote Barbara ci eravamo recati in piazza a vedere la benedizione: tra cani al guinzaglio, gatti nelle gabbiette e una mucca con il suo vitellino, abbiamo ammirato bellissimi cavalli con tanto di calesse.
Fabio, un mio ex alunno della mitica scuola di Mocasina, montava uno splendido destriero e pareva un cavaliere della Tavola Rotonda. Molti miei alunni amavano i cavalli, alcune bambine frequentavano il maneggio.

Che belli i cavalli, ho sempre ammirato la loro eleganza.
Io poi li vedevo al cinema o alla televisione: quando arrivavano i nostri, erano sempre a cavallo! Il Caporale Rusty col suo Rintintin era sempre a fianco di soldati a cavallo. E anche Zorro andava a cavallo!

Se frequentavi assiduamente il catechismo
avevi l’ingresso al cine gratis, e allora ci eccitavamo ai film sui cow-boy al Salone.
Era una sparatoria unica, che poi noi bambini riproducevamo con “pistoline a capsui” e cavalli finti ma –nella nostra fantasia- stupendi.
Io poi amavo “Il cavaliere della valle solitaria”, e avrei dato metà della mia vita per essere quell’eroe, che ammazza i cattivi e se ne va, lontano, tra il pianto di donne innamorate…

Quando con mia sorella Valentina salivamo sul Monticello a giocare, accompagnati da mia sorella Rita e dalla sua amica Marcella Melgari, passavamo per via Carera.
Sembrava di essere in pieno Medioevo, con la bottega del maniscalco Bepi Musesti, il rumore del martello, le scintille di fuoco ed i ferri da cavallo appesi, come ex voto o portafortuna.

Tutti ricordano il Placido Poletti (cugino “dritto” della mia suocera Virginia), che girava sulle strade con il suo carretto tirato da un cavallo, con dietro il traffico strombazzante. Ma lui andava tranquillo col suo cavallo, calmo e placido, appunto.
Al suo funerale il feretro era adagiato sul “suo” carro trainato da un cavallo, ed è stata una cosa davvero commovente. E se andate al cimitero, c’è la sua foto con accanto l’inseparabile cavallo.

L’amico Antonio Abastanotti, vera miniera di ricordi, racconta che un tempo c’erano i trasportatori con dei grossi carretti trainati da cavalli.
Il signor Frapporti aveva l’appalto per l’insabbiatura delle strade del comune (a quel tempo non asfaltate), e in caso di nevicate passava con la slitta trainata da un cavallo.
A casa di mia moglie il signor Frapporti portava la sabbia con la bèna.

Nella zona delle fornaci c’erano gli Inverardi costruttori di carri –le famose “bare” a due ruote munite del ‘servitùr’ per sostenerle quando venivano fermate, e della ‘gimbarda’ una specie di amàca posta sotto il veicolo, dove il carrettiere era solito dormire in occasione di viaggi particolarmente lunghi.

La dolce signora Silvana, moglie di Nino Giustacchini, mi ha ricordato che suo padre era sellaio in Via Quarena, davanti alla bottega c’era la scritta:
“SELLERIA CODURRI ENRICO FINIMENTI DI LUSSO - DA CARRI E DA CARRETTI”

Cecchino, il papà del mio caro cognato Sergio
, faceva il carrettiere per il Riso Manenti, su e giù per la Riviera, e mi ero ispirato ai suoi racconti in dialetto…

“Mé recorde che el mé nóno el naa cól caret.
El ghaia un caal orbo orbento, ma l’era tat brao che el saia la strada a memoria.
Ala matina prest el nóno el carghaa el caret coi sacc del ris, el faa töta la strada fino a Munticiar, po’ là le scargaa el caret töt da sul.

L’era picinì, el nóno, ma el ghaia una forsa  petei... El mitia sö öna spala un sacc, ma l’era pesante nèh, e te vidiet apena le sò dò gambine e el sac che caminaa da sul.
Che dopo quand che el turnaa a casa, che ghera mia le lampadine come adess, e ghera öne scűr del diaol, e la strada se la vidia mia, e en giro pasaa nisì, che fael el nóno? El ghe disia al caal: “Va lààà!” El el caal el partia, e el nóno el durmia sel caret, fino a quand che turnaa a casa.”


Si racconta che, quando passava un carro, le donne scendevano in strada con paletta e recipiente. Speravano nelle -chiamiamole così- deiezioni solide del cavallo, che ogni tanto, senza neanche fermarsi, lasciava cadere al suolo. Dicevano che facesse tanto bene ai gerani sui vasi di davanzali e balconi…

Poi arriveranno i tram a cavalli e i motori con moooolti cavalli. La simpatica Ketty Ziglioli racconta che suo padre guidava un camion a carbonella, con sul cassone una caldaia alimentata a carbone il cui gas faceva girare il motore .

Il mio amico Deni
(che ha interpretato magistralmente Don Chisciotte) aveva una bellissima cavalla, Buia, e il mio Andrea da piccolo ci è salito sopra felice come non so chi…

“Là nella foresta lassù sul monte Nero
c’era un cowboy che si chiamava Piero.
E la sua cavalla dormiva nella stalla,
mentre lui beveva allegramente il the.
Il cow-boy Arturo pian pian scavalca il muro
e la sua cavalla gli rubò: oibò!
Ma l’indiano bello col chiodo nel cervello,
prese la cavalla e gliela riportò.
Ora la cavalla ridorme nella stalla
mentre lui si beve allegramente il the.”


Quand’ero alpino alla caserma Rossi di Merano
, la domenica andavo all’Ippodromo che era proprio davanti. Prima delle corse puntavo i soldi della decade come un grande scommettitore, ma non ricordo di aver vinto grosse somme…

Nel 1973 gli arabi avevano scatenato contro l’occidente la guerra del petrolio. Il prezzo della benzina si era impennato.
Era cominciata l’austerity. Targhe alterne. Domeniche a piedi. Ma nessuno si è lamentato.
Ad un tratto tutti hanno tirato fuori le biciclette, sono comparsi pattini a rotelle e calessi. Grazie agli sceicchi si camminava a piedi per la strada, e molti cavalli percorrevano le strade deserte.

A Carosello
c’era lo splendido cavallo bianco del bagnoschiuma “Pino Silvestre Vidal”. Chi non lo ricorda con la sua candida criniera che corre su una spiaggia fra spruzzi di schiuma?
Il cavallo Cardinero - questo il suo nome all’anagrafe equina- dopo il successo televisivo era destinato al mattatoio, ma a salvarlo da una triste fine fu un camionista in pensione che lo portò nella sua cascina, lo nutrì e accudì con amore fino alla fine.

Il cantautore Roberto Vecchioni si è ispirato a lui per la canzone “Bandolero stanco”…
“Sarà forse il vento che non l’accarezza più,
sarà il suo cappello che da un po’ non gli sta su,
sarà quella ruga di ridente nostalgia,
o la confusione tra la vita e la poesia…
vive di tramonti e di calcolati oblii
e di commoventi, ripetuti lunghi addii…
El bandolero stanco col cuore infranto
stanotte va su un cavallo bianco
col suo tormento lontano va dov’è silenzio…"


C’è un bellissimo film, “L’uomo che sussurrava ai cavalli”.
C’è quella ragazza 14enne che durante una passeggiata a cavallo ha un incidente, le viene amputata una gamba e perde la voglia di vivere, mentre il suo cavallo, rimasto ferito, è diventato aggressivo e inavvicinabile.
E c’è la madre della ragazza che decide di non abbatterlo, vedendo nel cavallo l’unica possibilità di far uscire la figlia dalla depressione. Incontra  un cowboy che cura i cavalli con straordinaria abilità, è un "sussurratore", capace di guarire l’anima dei cavalli. 
Con pazienza e forza di volontà, salva il cavallo e crea un profondo legame con la ragazza alla quale torna il desiderio di cavalcare e la voglia di vivere.
E naturalmente si innamora del cowboy: e grazie al cavolo, lui è Robert Redford!.

E intanto Mal canta Furia, cavallo del West, che beve solo caffè per mantenere il suo pelo il più nero che c’è…
Per avvicinarsi al mondo dell’equitazione non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Negli ultimi tempi è tutto un fiorire di maneggi
, con allevamenti di cavalli fantastici, ranch, scuderie, attività didattiche, ippoterapia, trekking tra sentieri e mulattiere a stretto contatto con la natura, passeggiate in carrozza nella splendida campagna, scuole di equitazione con corsi base (che belli i pony!) ed agonistici con salto ostacoli, cura dei cavalli in pensione (non so a che quota andranno…) eccetera eccetera.

I centri ippici sono numerosi, tra i quali (e mi scuso se ne dimentico qualcuno) il centro ippico La Basia, il centro ippico delle Schiave, Old Ranch ai laghetti di Puegnago, il bosco in località San Quirico, il circolo ippico La Collina dei Cavalli, il circolo ippico Gardesano, El Corral a Limone di Gavardo, dove ci sono gli amici del Morso…

Sono numerosi i ragazzi, ma soprattutto le ragazze gavardesi che si dedicano all’equitazione.
Jacopo Umberto Meloni sta conseguendo il primo grado FISE inanellando primi posti e piazzamenti nelle gare tra Manerbio, Sommacampagna, e altri campi del Nord Italia.
Petra Manila Bertazzi  è invece già al Secondo grado FISE.

Quanto a me, vado col cavallo di san Francesco…
Secondo la leggenda, gli animali delle stalle avrebbero la facoltà di parlare nella notte del 17 gennaio, dedicata a Sant’Antonio Abate.
Gli umani non devono sentire, sarebbe di cattivo auspicio. Chissà cosa si diranno gli animali? Sicuramente parleranno di quella strana creatura che è l’uomo…
"Sant'Antone dala barba bianca fam troà chel che mé manca”…magari far diventare moglie più buona, eh eh eh! Ma lì ci vuole un pool di santi!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Nelle foto:
1) Caccia alla volpe a Limone di Gavardo (foto di Cesare Goffi)
2) Il Placido Poletti (foto di Cesare Goffi)
3) Èl frér (foto di Giovanni Lavo)
4) Jacopo con Isterina




Commenti:
ID79193 - 13/01/2019 20:40:59 - (Venturellimario) -

Il Bepi della Carera, che ricordi, ci ho passato l’infanzia .Quando non ne poteva più di noi bambini ci faceva correre .Un buon burbero

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