23 Febbraio 2020, 08.30
Blog - Maestro John

La paura e il coraggio

di John Comini

Sembrava impossibile. Neppure i film catastrofici avevano previsto una cosa simile. Sembrava che il coronavirus potesse rimanere lontano da noi. Ma adesso tutti vediamo cosa sta succedendo, a pochi chilometri da noi. E temiamo il peggio.


Vediamo la desolazione di alcuni paesi: saracinesche abbassate, scuole e locali chiusi, sospese le attività negli oratori e i festeggiamenti per il carnevale. Strade d’ingresso bloccate. Sono paesi blindati. Chiuse le stazioni ferroviarie. Non sono possibili le celebrazioni, nemmeno quelle domenicali. I fedeli sono dispensati dal precetto di partecipare alla Santa Messa: pregheranno dinanzi alla televisione.

La Chiesa italiana è vicina a coloro che sono sospettati di essere infettati. La vicinanza «a tutti si fa preghiera molto intensa e incoraggiamento alla massima allerta a livello sanitario senza alcun allarmismo, nella condivisione colma di speranza rasserenante».

Anche lo sport si ferma, Serie A compresa. Non si giocano Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Inter-Sampdoria, rinviate a data da destinarsi.

Chi non ricorda il disastro di Cernobyl, avvenuto il 26 aprile 1986? Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l’evacuazione di circa 400 mila persone. Nubi radioattive raggiunsero l’Europa  toccando anche l’Italia, dove le autorità vietarono il consumo degli alimenti più a rischio come latte e insalata. E adesso il coronavirus…

I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Il nuovo coronavirus è un ceppo virale identificato per la prima volta a Wuhan, in Cina. Ciò sta avendo gravi ripercussioni sulla salute, ma anche sul mondo del lavoro, del turismo, dei trasporti, della ristorazione e dell’economia in generale.

Si continua a ripetere di non farsi prendere dal panico: niente allarmismi. Ma non è facile…
Il Ministero della Salute ha realizzato il sito: www.salute.gov.it/nuovocoronavirus e attivato il numero di pubblica utilità 1500. Si possono trovare le risposte più urgenti.

Quali sono i sintomi di una persona infetta da un Coronavirus? Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.
Quanto è pericoloso il nuovo virus? Raramente può essere fatale. Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache.

Nel caso si riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio.

Un’ulteriore domanda: cosa posso fare per proteggermi?
Mantieniti informato sulla diffusione dell’epidemia, disponibile sul sito dell'OMS e adotta le seguenti misure di protezione personale:
- lavati spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol per eliminare il virus dalle tue mani
- mantieni una certa distanza – almeno un metro – dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o se hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso col respiro a distanza ravvicinata
- evita di toccarti occhi, naso e bocca con le mani se presenti febbre, tosse o difficoltà respiratorie e hai viaggiato di recente in Cina o se sei stato in stretto contatto con una persona ritornata dalla Cina e affetta da malattia respiratoria….

Se hai sintomi lievi e non sei stato recentemente in Cina, rimani a casa fino alla risoluzione dei sintomi applicando le misure di igiene, che comprendono l’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani).

Comunque si può dire che ogni individuo reagisce a modo suo. La virulenza non dipende quindi dall’azione patogena ma dalla reazione immunitaria del soggetto che entra in contatto col virus, che può essere diversa da persona a persona. Su questo aspetto, in ogni caso, servono studi più approfonditi.

Come spesso accade crescono e girano notizie teorie non confermate, strampalate o meno, che fanno presa su molti. Quindi, siamo tutti invitati a non lasciamoci prendere dal panico. Sennò il sistema sanitario esplode. 

Non dimentichiamo che la sanità italiana ha raggiunto livelli di eccellenza. Il personale sanitario lavora giorno e notte per la nostra salute. Sono persone che lavorano duramente, che fanno bene il loro lavoro. Hanno il senso della comunità: danno un contributo al Paese non solo con il loro lavoro, ma anche con la serietà che mettono nelle cose.

Come non dire un immenso grazie a medici, infermieri, personale sanitario, farmacisti e a tutti quelli che sono in prima linea nella lotta per la salute di tutti noi?

E grazie alle forze dell’ordine, ai volontari dell’ambulanza, alla Protezione civile che ha montato le tende messe a disposizione degli operatori sanitari.

E grazie al dottor Li Wenliang, il medico cinese che scoprì per primo il coronavirus e venne perseguitato dalle autorità per aver lanciato l’allarme sui pericoli ed era stato perfino arrestato. Rilasciato, si era sempre preso cura dei pazienti fino a quando anche lui non è stato infettato. Ha scelto di donare la sua vita per cercare di salvare quella di altri. Un vero eroe!

La mia amica Cesarina di Villanuova mi ha dato la bellissima “Preghiera del volontario. Signore, fammi buon amico di tutti, fa che la mia persona ispiri fiducia: a chi soffre e si lamenta, a chi cerca luce lontano da Te, a chi vorrebbe cominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace. Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato. Signore, aiutami ad accorgermi subito di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo. Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro a tutti. Signore, liberami dall'egoismo, perché Ti possa servire, perché Ti possa amare, perché Ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare. Amen.”

Tutte le persone buone e generose mi ricordano la favola africana del colibrì.
Racconta che un incendio si sviluppò nella foresta. Tutti gli animali fuggirono. Zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e gli altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Solo un colibrì, invece di scappare, volava nella direzione del fuoco. "Ma dove vai?" gli chiese il leone. "Porto l’acqua per salvare la foresta" rispose il colibrì. "Ma sei così piccolo!", replicò il re degli animali. "Faccio quello che posso", rispose l'uccellino. A questo punto gli altri animali, uno ad uno,  lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco. Quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio era ormai domato. Stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse:  “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti, ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che ‘insieme si può’ spegnere un grande incendio.”

Per finire, vorrei ricordare quel padre siriano che in un commovente video (vedi foto) ha trasformato il rumore delle bombe in un gioco per rassicurare la sua bambina. È guardando queste immagini che non dobbiamo perdere la speranza.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

maestro John




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