07 Luglio 2011, 07.00
Pensieri&Parole

Cambio di armadi

di Itu

In ogni stagione gli abiti ci accompagnano in modo diverso

 
Quest’anno è stata davvero dura, sono riuscita a sopravvivere a circa vent’anni di cambiamenti portandomi dietro i soliti vestiti, orgogliosa di averli traghettati dal mare ai monti e attraverso le mie due gravidanze senza troppo allontanarmi dalle mode, semplicemente aspettando che dal lungo si accorciasse l’orlo, che dall’attillato si scivolasse al largheggiante, che dal rosso si passasse ai toni spenti del grigio e beige, che dalle spalle rigide e strutturate si lasciassero scorrere coprispalla morbidi e abbandonati in curva di spioventi spalle.
 
Ne ho viste di mode, è quando rivedi tutte che tornano che capisci che si sopravvive pensando ancora che ci sia qualcosa di nuovo.
Così non ho avuto cuore di buttare la camicetta che portavo durante gli allattamenti.
O il vestito che fascinava nel mio innamoramento, di un viaggio in cui lo struggimento di un tramonto ha lasciato tracce sui pantaloni sfilati sugli scogli, di un odore di gelsomino che forse si è infilato nel candore di una maglietta, di una gonna a cui si è aggrappato l’odore di salsedine in una giornata di libeccio.
 
Ma quando il corpo si gonfia e piega come un vestito infilato alla rinfusa in un cassetto non torna più nessuna misura, c’è solo da rispettarlo con abiti comodi che nascondono con discrezione quel passo più stanco e quella pelle che cede verso il basso.
Ho dovuto caricare un sacco di vestiti che non potrò più portare, rimane al mondo quella vita che avevo infilato dentro fino a ieri e che si trasforma nel viaggio nuovo di oggi.
 


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