06 Luglio 2014, 07.03
Pensieri & Parole

Esercizio zen

di Itu

Curare un oggetto fragile a volte ispira a considerare quanto è difficile nello stesso modo tenere rapporti di famiglia accettabili.


Ho ricevuto in regalo anni fa da mia suocera, tornata da un viaggio da isole oltreoceano, un ornamento da arredo particolare consistente in fili che dall'alto di una campana di terracotta scendono in campane più piccole sempre dello stesso materiale disposte in senso elicoidale e quindi a diverse altezze per circa un metro e mezzo.

L'ornamento ha trovato la sua collocazione ideale appeso sopra un divisorio tra cucina e stanza da vivere, è bellissimo e risuona pure di un tiepido tintinnio di coccio cotto quando un soffio d'aria passa dalle finestre delle due stanze ruotando su se stesso.

Un gioco quindi, suggerisce un vento caldo di salsedine oceanica che s'infila tra quei fili discendenti nella penombra delle palme, un tintinnare dolce da siesta infinita di vacanze sull'orizzonte accecante del mare.

In un interno valsabbino bisogna curarlo perchè possa regalare ancora il suo splendore e questo comporta che almeno una volta l'anno debba comunque farlo scendere dalla sua collocazione aerea e lo metta in una tinozza a sgrassare degli umori chiusi una notte intera, non basta togliere a colpi di scopa le tele di ragno che ispirano per la posizione privilegiata.

Quindi accade che
un giorno di tarda primavera le campane vadano a bagno scendendo con cautela nella tinozza saponata dovendo stare molto attenti alla fragilità del materiale e al potere di ingarbugliamento dei sottili fili.

Inutile, ci ho provato in tutti i modi, nonostante la cautela massima una volta accuratamente lavato l'ornamento esce intricato di campanine e fili.

Lo appendo ad un ramo basso e secco del ciliegio e trascorro un tempo infinito a sbrogliare la matassa informe, serve calma per non rompere le campane e spezzare i fili.

Così devo per forza prendere atto della pazienza dei legami sottili che sostengono ornamenti fragili, sentire nelle mani quanto è difficile ritrovare l'equilibrio originario, l'armonia dei fili diventa il gioco dei più intimi spostamenti che nella famiglia continuamente cambiano prospettive.

Un esercizio zen che non permette alcuna distrazione.




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