25 Agosto 2014, 06.57
Racconti del lunedì

Cronache marine (parte seconda)

di Ezio Gamberini

Va bene la sveglia alle sette?”, avevo chiesto a Grazia prima di prendere sonno.
Oh, sei matto? Siamo in ferie, eh!”.

Vabbè, ma la colazione è dalle otto alle nove e trenta, non vuoi essere pronta almeno mezz’ora prima che aprano la sala? E le brioches, se ce le fregano tutte?”.

Mi son fatto convincere, anche se a fatica: la sveglia questa settimana sarà alle otto.
Scendiamo alle otto e mezza e, gaudium magnum, le brioches sono collocate individualmente su ogni tavolo personale, perciò non c’è pericolo di rimanerne senza.
Cappuccio d’ordinanza e poi mi limito a mangiucchiare qualche fetta di formaggio e prosciutto insieme a due panini, due fette biscottate con burro e Nutella (credo siano almeno quarant’anni che non la mangio), una scodella di yogurt e qualche bicchiere di succo ACE.

Con tutto il camminare che dovremo fare, mi sembra il minimo!

Per raggiungere la spiaggia ci vogliono una decina di minuti a piedi e bisogna affrontare il passaggio a livello, che ogni poco è chiuso per il continuo transito dei treni.
Il semaforo rosso e una campana annunciano l’abbassarsi delle sbarre; ci mancano una ventina di metri quando sentiamo il primo rintocco e allora partiamo come razzi e riusciamo ad oltrepassare le rotaie poco prima che si abbassi la seconda sbarra.
E’ bello cominciare la giornata con i battiti che sono schizzati a centottanta, mentre Grazia impreca, col fiatone!

Sedersi sul lettino, sotto l’ombrellone? Non scherziamo! Via sulla battigia, per le prossime due ore, avanti e indietro.
A ponente, l’ultimo lembo di spiaggia prima del promontorio che chiude il golfo è costituito da una piccola e splendida baia occupata dal bagno dell’Hotel J., che soprannomineremo “La spiaggia delle debuttanti”, perché in prima fila osserviamo svariate Miss Marple, tre o quattro Babbo Natale e due o tre coppie di vecchietti del Muppet Show; insomma, l’età media in questa spiaggia è di circa ottantasette anni!

Pullula invece di bambini, il resto dell’insenatura, ed è un piacere vederli divertire con la sabbia e sguazzare nell’acqua, insieme ai loro genitori, o ai nonni.

Nonni!

Chissà se avremo la fortuna di diventare nonni, e chissà se i miei futuri nipotini conserveranno un po’ di sangue emiliano nelle vene (in fin dei conti, da mio nonno paterno e a ritroso in forma ascendente, tutti sono nati e vissuti in Emilia); se fosse così, a sei o sette anni potrebbero scrivermi una cartolina con la seguente dedica:

Nonno, nonnino, ca’t vegn un cancher, come stai?”.

Ah, che divertimento sarebbe occuparsi di loro quando i genitori sono impegnati.
Andremmo a suonare i campanelli dei condomini, per poi scappare di corsa, si cenerebbe con cibi leggeri, zampone, culatello, Parmigiano e lambrusco amabile, così possono berlo anche loro, e prima di coricarsi, canterei delle belle canzoncine (Osteria numero uno! Parabonzibonzibo…), leggerei dei bei racconti del terrore di Edgar Allan Poe e farei vedere loro due o tre telefilm di Criminal Mind, così non farebbero storie per addormentarsi, restando ovviamente con gli occhi sbarrati fino al mattino…

Quando torniamo all’ombrellone, Grazia si mette le mani ai fianchi:

Mi fanno male le gambe, da qui in giù”.

Anch’io mi metto le mani ai fianchi:

Anche a me fanno male le gambe, però da qui in sù”.

Ma non c’è tempo per sedersi: bisogna fare il bagno in mare, ritornare in hotel, bagno in piscina, salire in camera, fare la doccia e così arriviamo appena appena in tempo per l’ora di pranzo.
Che ferie movimentate, non c’è un minuto per rilassarsi!

Dopo un riposino si ritorna al mare. C’è un curioso avviso, appeso alla bacheca del nostro bagno:

Si avvisa la spettabile clientela che la spiaggia chiude alle ore 19.00”.

Oh bella! E il mare, chiude alle otto? Tolgono il tappo, lo svuotano e lo puliscono?

La cosa invece ha senso, perché a sera, passeggiando sul lungomare, scopriamo che tutti gli accessi alla spiaggia sono sbarrati e ogni duecento metri ci sono uomini della “security” che vigilano sull’osservanza della disposizione.

Prima di coricarmi, voglio spalmarmi sul viso una crema dopo sole, perché sono proprio scuretto, quasi bruciacchiato.
Grazia è in bagno, allora cerco di arrangiarmi per trovare il tubetto giusto, rovistando qua e là: questa no, questa no… eccola, è lei, “Benu-sol”. Mi riempio la faccia e mi stendo sul letto. Passano alcuni minuti, ma c’è qualcosa che non va, ho delle strane sensazioni; non so perché continua a venirmi in mente il film con Louis de Funes nei panni del commissario Juve, in cui il criminale Fantomas (interpretato dallo straordinario Jean Marais) si traveste utilizzando delle maschere di gomma che aderiscono perfettamente al viso.

Fcufa, ma  è poffiibile che la cvema dopo fole fia andata a fchifio?” chiedo a Grazia con la faccia tirata.

Ah, ah – comincia a sganasciarsi dalle risate la mia “gentile” consorte nell’osservare il tubetto – quel “sol” non sta per sole, ma per “sollievo”, è la crema per le mie gambe!”.

Ma porca miseria – comincio a sbraitare, riacquistando la normale mobilità – in agosto, al mare, come faccio ad immaginare che ‘sol’ non è un diminutivo di sole, ma piuttosto di ‘sollievo’!”.

Non mi risponde, sta leggendo il suo “Montalbano”, allora vado a fare una doccia e ritorno finalmente a letto…

…Edmond Dantes è arrestato un’ora prima di sposarsi con la bella Mercedes.
Condotto dinanzi al Sostituto Procuratore del Re, Villefort, gli consegna la lettera indirizzata a suo padre, il bonapartista Noirtier, cha aveva ricevuto dal suo capitano, deceduto in mare.
Questa lettera, che cagionerebbe la condanna a morte del padre e la fine della sua stessa carriera politica, è bruciata all’istante da Villefort. In capo a ventiquattro ore, Edmond Dantes si ritrova prigioniero nelle segrete del Castello d’If, su un’isoletta in mezzo al mare, al largo di Marsiglia, dove resterà per quattordici anni.

E fu sera e fu mattino, secondo giorno.
 



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