Seconda serata, troppi sbadigli e qualche sorriso

Il meccanismo con cui vengono fatte esibire è delirante ma in piena linea con la filosofia talent, ossia il "dentro o fuori" che tanto piace al pubblico. Del resto anche far votare una canzone sentita una sola volta senza lasciare nemmeno 10 secondi dal termine per votarla è degradante e svilente.

Le prime due a sfidarsi sono Chiara Dello Iacovo che canta "introverso", brano scritto da lei, che ricorda intesti di Samuele Bersani, ma con un tocco di originalità (avrei forse evitato di incelofanarmi le braccia, scenetta che non aggiunge nulla alla canzone) e sfida Cecile che canta N.E.G.R.A.
Ottima esibizione, grinta e quel poco di rabbia che serve. Brano bello e che graffia, forse troppo per il pubblico pacato del festival che non vuole nessun tipo di pensiero o preoccupazione e infatti la elimina prontamente.
Tocca poi a Irama con "cosa resterà" che sfida Ermal Meta con "Odio le favole". Visibilmente agitati entrambi presentano due canzoni tutto sommato ben costruite, con contenuti pensati. Molto sincero ed intimista il primo, ma l'esibizione arranca. Il secondo è un paroliere già rodato, ma poco originale, tuta forma e niente sostanza. Annoia anche la costruzione musicale del brano. Inspiegabilmente accede alla finale Ermal Meta.
Punta divertente è l'imitazione di Carla Fracci proposta da Virginia Raffaele. Bravissima e divertente riduce il numero di sbadigli.
Sul palco anche Eros Ramazzotti, senza infamia e senza lode canta qualche canzonetta.
La la parte più interessante e artisticamente elevata è stata la presenza del compositore Ezio Bosso, che dopo essersi esibito al piano saluta con la frase "la musica come la vita si può fare solo in un modo, insieme". Detta da lui ha una valore speciale.
Applausi per il maestro Peppe Vessicchio, simbolo del Festival. Tra gli ospiti anche Nicole Kidman
Ora occupiamoci dei big. Continuiamo il giochetto di dividerli tra inferno, purgatorio e paradiso.


Inferno

Valerio Scanu. Il bravo ragazzo prodotto dai talent riesce non tramettere nulla con una brano di una sconvolgente banalità. Chiedo scusa a Lucifero per la pessima compagnia.

Alessio Bernabei. Anonimo il pezzo da ogni punto di vista.

Alessia. Bella la voce, ottima estensione, ma avesse cantato l'elenco telefonico sarebbe stata la stessa cosa.


Purgatorio

Patty Pravo. La voce non è più quella di un tempo e le canzoni lontane da quella Pazza idea così intensa e trasgressiva. Festeggia i 50 di carriera tornando al festival. Qualche stecca durante l'esibizione, ma la si perdona.

Francesca Michielin. Spunti di originalità e bella interpretazione. Serve tempo per conoscerla meglio ma fa ben sperare.

Clementino. Da risentire con calma, ma non male i presupposti.

Zero Assoluto. La canzone sembra costruita apposta per il Festival.



Paradiso

Elio e le storie tese. Il "tiraculo" per eccellenza si presenta in abito rosa e propone un puzzle di ritornelli divertenti ed assurdi in pieno stile Elio. Da un tono alla serata e finalmente uno che non si prende troppo sul serio e sembra anche divertirsi. Bravo.

Dolcenera. Bellissima voce ma testo che non convince fino in fondo. Si siede al piano e subito si capisce che è una che ci sa fare. Il tiro è pop, ma con sfumature verso il blues. Non possiamo dire che abbia rischiato, ma è quel classico ben fatto che ha un suo perché.

Neffa. I sogni e nostalgia del cantante: Neffa gioca con le parole e con gli strumenti a fiato . Voce espressiva e caratteristica per un brano sanremese al punto giusto, senza cadere nel melenso.


A rischio eliminazione Neffa, Bernabei, Zero Assoluto e Dolcenera.
Comunque vada sarà un successo, e gli ascolti confermano questa frase... comunque vada.

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