28 Settembre 2018, 09.43
Garda
Manifestazioni

No Tav, di nuovo in marcia a Lonato

di Jessica Freddi

La Tav, argomento da anni discusso, ritorna alla ribalta con la marcia organizzata questo weekend tra Lonato e Desenzano dal Coordinamento No Tav Brescia - Verona 


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Sabato 29 settembre, a partire dalle 14.30 presso il Parco delle Pozze di Lonato del Garda, si riuniranno gli organizzatori della marcia e molti interessati contrari alla realizzazione di quest’opera.
 
“Ancora una volta manifestiamo per fermare un progetto inutile, costoso, devastante per l’ambiente e il bilancio dello Stato, costretti dalla mancanza di fatti concreti che dimostrino la volontà di bloccarlo. La posta in gioco è troppo alta: difendere i nostri territori dall’ennesima aggressione con un’opera che serve solo a chi la costruisce”.
 
Secondo gli organizzatori, la Tav si rivelerebbe un progetto completamente inutile: non serve al trasporto merci, e, per quanto riguarda il traffico dei passeggeri, si ripeterebbe lo scandalo che già vivono quotidianamente i pendolari della Torino-Milano, la cui linea era stata progettata per 300 treni al giorno, e ne vede a malapena 50 funzionanti.
 
L’iter legislativo che vede protagonista la linea Tav, e tutte le vicende ad essa collegate, è partito nel 2015, ma i contrasti si sono acuiti negli ultimi mesi, proprio per la firma del contratto e per il probabile inizio dei lavori.
 
A giugno Rete Ferroviaria Italiana e il Consorzio Cepav Due, hanno firmato il contratto per la costruzione del primo lotto della tratta: Cepav due, principale contraente nell’appalto riguardante la realizzazione della linea ad alta velocità, ha quindi le autorizzazioni necessarie per aprire i cantieri dell’area tra Lonato e Desenzano e iniziare i lavori della prima parte della Tav Brescia - Verona.
 
Nel frattempo, nonostante Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, avesse annunciato a livello informale il riesame del progetto, il Consiglio comunale di Lonato del Garda, tra varie proteste, può già concedere al Consorzio Cepav i due permessi urbanistici per realizzare le aree di cantiere, su un’area complessiva di 60mila metri quadrati, sul confine tra Lonato e Desenzano, con un permesso di sei anni.
 
Su quest’area sono anche già iniziati i rilievi per la costruzione dei villaggi prefabbricati che ospiteranno i 320 addetti del cantiere.
 
Nel complesso, il progetto Tav tratta un appalto da 1,6 miliardi di euro, che prevede la realizzazione di un tracciato ferroviario di circa 48 km, compresi i 2,2 km dell’interconnessione «Verona Merci», di collegamento con l’asse Verona – Brennero, che interessa le province di Brescia, Mantova e Verona.
 
Il progetto, giudicato strategico da tutto il sistema produttivo del Nordest, ha pro e contro.
 
Permetterebbe spostamenti più efficaci di merci e persone, non solo tra est e ovest, ma anche verso il nord Europa, grazie all’interconnessione “Verona Merci”, che dovrebbe creare un collegamento con il Brennero; la non realizzazione e il blocco sul progetto, inoltre,sono attualmente motivo di incertezza per le imprese i cui stabilimenti sono in prossimità del tracciato, in attesa di capire quale sarà il loro futuro.
 
Dal lato negativo va però ricordato che le stime di traffico di Alta Velocità sulla linea Milano -Venezia sono modeste, e i risultati di utilizzo della tratta attuale da parte dei pendolari sono un monito sul fatto che non sarà la Tav a migliorare la situazione dello spostamento delle persone nel Nord Italia.
 
Ulteriore argomento che spinge i No Tav ad opporsi fortemente al progetto è sicuramente l’impatto sull’ambiente, in particolare modo sull’area del Garda e del Lugana, ma anche su infrastrutture fondamentali, come l’esistente ferrovia Milano - Venezia, l’autostrada Brescia - Milano e la BreBeMi.
 
Oltre all’impatto sul territorio, vengono direttamente coinvolti anche molti residenti e proprietari: secondo il progetto iniziale erano infatti previsti circa 530 espropri, nei comuni di Lonato, Desenzano, Pozzolengo e Calcinato.
 
Proprio da questo “dettaglio” partirebbe l’ultima possibilità, secondo i NoTav, per fermare l’opera: sono infatti 6 i ricorsi pendenti, presentati da residenti, associazioni e Comuni, contro la Tav.
 
Un progetto che, come spesso accade in Italia, lega contrasti politici, privati e aziendali, e qui anche ambientali, e che vede, ancora una volta, scendere in piazza le parti direttamente coinvolte, e i loro interessi, con cui la politica e il tanto sognato progresso non sembra voler fare i conti.
 
 



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