10 Aprile 2019, 08.00
Garda
Primavera

Tombea, un giardino sulle Alpi

di Gianpaolo Capelli

Non c'è denominazione più adatta a descrivere il Monte Tombea, per una visita veramente magica a primavera inoltrata, per scoprire i suoi meravigliosi fiori, alcuni unici, perché si trovano solo lassù...


...e studiosi e botanici di tutto il mondo ritornano ogni anno a immortalare con i loro scatti fotografici quanto la natura offre, e a raccogliere per gli erbolari sparsi nel mondo le specie endemiche di fiori che si trovano lassù.
 
Perché “endemiche”? Vuole dire uniche, che si trovano solo lì, salvate dall’ultima glaciazione che la valle sottostante ha conosciuto. Il ghiaccio, arrivato a un certo livello nella valle sottostante, si è fermato, salvando la flora alpina sovrastante.
 
Cima Tombea (1949 metri sul livello del mare) fa parte del gruppo montuoso che si estende tra il lago di Garda e il lago d'Idro e fa da confine tra la provincia di Trento, con i suoi Comuni di Storo e Bondone, e quella di Brescia con la Valvestino, e la località Tombea fa parte del comune di Magasa.
 
Raggiungerla è semplice: dal versante di Bondone, il bel borgo medioevale, che recentemente fa parte di quelli più belli, dopo una sosta in piazza alla “Levata” a visitare lo splendido monumento al “Carbonaio”, dell'artista trentino don Luciano Carnessali, si sale con l'automobile fino a Malga Alpo e in località “Plogne”si può parcheggiare.  
 
Da lì si sale dalla mulattiera, costruita nella Prima Guerra Mondiale, a piedi o in rampichino e dopo meno di un'ora si arriva a Bocca Cablone, dove si incontra l'intersezione con la mulattiera che sale da cima Rest, il pianoro che sovrasta Magasa, dove si trovano i caratteristici fienili i cui tetti sono ricoperti di paglia e l'osservatorio astronomico. 
 
Dalla sponda bresciana si sale quindi da Idro o da Gargnano, attraversando tutta la Valvestino e dove a Magasa, prima di salire a Cima Rest, si può ammirare il monumento alle “Donne lavoratrici” della Grande Guerra, che trasportando di tutto a spalle fino al Tombea, permisero alla difesa italiana di costruire i fortini che si incontrano lassù: il monumento inaugurato nell'estate del 2017 è dello scultore salodiano Aime.
 
Arrivati a Bocca Cablone, proseguendo, dopo poco la valle si apre al visitatore, e al momento della fioritura primaverile interi prati di fiori danno il benvenuto. Per i più coraggiosi, che volessero fare una scarpinata un po’ più impegnativa, si può salire da Lorina di Storo.
 
Il piccolo laghetto che si trova all'inizio della piana, circondato da piccoli cumuli di terra simili a tombe, ha come sfondo il monte Caplone. La leggenda narra che il nome Tombea, derivi dalla conformazione morfologica del terreno intorno al laghetto appena descritto.
 
In breve, si narra che un pastore di Storo, Bertoldo, lassù in alpeggio con le sue pecore, non si accontentava del pascolo, che sorgeva sul comune di Storo, ma voleva allargare i suoi confini sul pascolo confinante del pastore di Bondone. Lo storese, prima di recarsi al pascolo sul Tombea, si fermò a valle in un suo campo riempiendo le misere scarpe “sgalber” di terra. 
 
Arrivato sul pascolo del pastore di Bondone, cominciò a fare le sue rimostranze verso il pastore, giurando e spergiurando che la terra che calpestava (quella nelle scarpe) era sua. A quei tempi le questioni non si dirimevano con gli avvocati, ma il pastore spergiuro storese si appellò al giudizio di Dio quale arbitro unico, aggiungendo che, se giurava il falso, fosse sprofondato all'inferno. 
 
Tuoni, fulmini, saette sconquassarono la terra, e il pastore bugiardo sprofondò con tutte le sue greggi, e quelle piccole tombe attorno al laghetto stanno a testimoniare la punizione del pastore spergiuro storese, morto con le sue greggi, assolvendo il pastore di Bondone... a onor del vero, per campanilismo, e dati gli atavici scontri sui confini tra Storo e Bondone riguardante i pascoli del Tombea, si racconta che il pastore spergiuro era il bondonese e non viceversa... !
 
Tante altre leggende circondano il Monte Tombea, ma soffermiamoci sui fiori che ci sono lassù!
 
Si pensa che a riconoscere l'interesse botanico del Monte Tombea fu Caspar Von Stenberg di Praga all'inizio del 1800, poi tantissimi altri studiosi scoprirono che alcuni fiori fiorivano solo lassù e non sul vicino Monte Baldo, che aveva subito la stessa glaciazione. Tanti i fiori uguali al Tombea, ma mancanti degli endemismi (fiori unici) scoperti nei due secoli antecedenti ai giorni nostri dai tanti botanici saliti lassù a studiare la montagna. 
 
Il fiore endemico più rinomato è la Saxigrafa Tombeanensis, che prende il nome dalla località in cui fiorisce. Purtroppo ha riempito tanti erbolari d'Europa e sul Tombea ne è rimasta poca. A detta degli esperti se non ci sarà un severo controllo è a rischio estinzione. 
 
Chi sale lassù deve guardare, fotografare, ma non depredare!
 
Andiamo a citare alcune altre specie endemiche scoperte dai tanti studiosi saliti lassù. La scabiosa vestina, la daphne glandulosa, chiamata poi Daphne rupestris, la viola dubyana, il ranunculs alpestris, la Daphne Pertraea, la Silene Elisabethae, l'Aquilegia thalictri, il ranunculus bilobus, la Telekia speciosissima e tante altre specie descritte in numerosi volumi di ricerca di studiosi e botanici che ai fiori di Tombea dedicarono parte della loro vita. 
 
Il professor Pupillo, che insegna all'università di Bologna il “respiro delle piante”, da anni sale sul Tombea due volte all’anno e dice che c'è sempre qualcosa da scoprire.
 
Un grande botanico locale fu don Pietro Porta (1832-1923). Grande studioso, originario della Valvestino, fu un raccoglitore instancabile di fiori ed endemismi, sempre in movimento sulle sue montagne della Valvestino alla scoperta di specie nuove. Era uomo di grande cultura che amava confrontarsi con i colleghi studiosi dell'epoca: si stima che l'ammontare complessivo dei vari campioni, conservati nei vari erbari da lui realizzati, siano di oltre 50000 esemplari.
 
Gli erbari principali di don Porta sono tre: quello conservato nel Seminario Maggiore di Trento, dove frequentò la teologia, il secondo al Museo Tridentino di Scienze Naturali e, ultimo, quello meno corposo presso il Museo Civico di Riva del Garda.
 
Altri piccoli erbari sono stati donati da don Porta ad associazioni culturali. Non va dimenticato quello di Moerna, dove è stata curata una mostra permanente a lui dedicata. Per essere informati sull'apertura della mostra e degli altri musei della Valvestino basta cliccare qui .
 
Oltre a Pietro Porta ci furono altri due botanici locali che si occuparono della flora del Monte Tombea. L'insegnante elementare di Baitoni, Cimarolli Silvestro (1854-1924) che costituì un erbario andato purtroppo disperso. Il secondo è don Filiberto Luzzani (1909-1943) di Lodrone, che ha lasciato una pubblicazione sulla flora della bassa Val del Chiese e con riferimenti alla catena del Monte Tombea essendo stato curato a Moerna tra il 1938 e il 1940, ma egli percorse le montagne più volte prima del 1932. Il suo erbario è custodito presso il Seminario Arcivescovile di Trento.
 
Concludendo questo piccolo excursus su Tombea e i suoi fiori, si pone l'attenzione dei visitatori su una cosa molto importante. La fioritura lassù dipende molto dall'andamento climatico della primavera. Quindi il visitatore deve informarsi su come procede l'andamento della stessa, che può variare di alcuni giorni in base alla temperatura lassù percepita  dai fiori, che in una primavera calda può essere anticipata a metà maggio o viceversa più avanti. Fioritura che si protrae fino ad agosto, con lo sbocciare dei fiori di quel periodo (vedi Giglio Martagone).
 
Per chi si reca per la prima volta lassù a godere di quel paradiso terrestre fiorito, le informazioni di cui sopra permetteranno un approccio indimenticabile con tutte le vostre famiglie godendo delle bellezze del Creato a pochi chilometri da casa nostra.
 
Per chi volesse documentarsi meglio sul Monte Tombea, presso la biblioteca di Turano, dalla responsabile Mirca Vaglia sono a disposizioni varie pubblicazioni tra cui “Don Pietro Porta (1832-1923) il botanico della Valvestino” e il bel volume di Piercarlo Belotti “Scritti sulla flora del Garda”. Un'altra pubblicazione editata dal CAI-SAT Sezione di Storo è quella dal titolo “Tombea: giardino sulle Alpi” di ben tre autori: M. Avanzini, F. Prossere e G. Zontini. Non rimarrete delusi dalla quantità di notizie che troverete.
 
Ultima raccomandazione: non andate sul Monte Tombea come semplici turisti, ma curiosi di scoprire tutto quello che la montagna fiorita saprà offrirvi. Andare per vedere e credere!    
 
Nelle foto:
- Il laghetto di Tombea, con le piccole tombe della leggenda e sullo sfondo il monte Caplone
- Il l fiore endemico più rinomato, la Saxsigrafa Tombeanensis 
- La Frittilaria
- Il Rododendro Nano


Commenti:
ID80351 - 10/04/2019 22:35:15 - (Tc) - ...

Ci sono anche endemismi,non solo vegetali,ma anche di esapodi,alcuni anche di recente scoperta da parte di Entomologi dilettanti e professionisti...

ID80360 - 11/04/2019 20:58:13 - (maneskin) - Gardone Riviera

C'è un erroreGardone Riviera e non Gardone Valtrompia

ID80361 - 11/04/2019 21:03:29 - (maneskin) - Gargnano

Che forse poi l'errore è doppioIn Valvestino si sale da Gargnano e non da Gardone

ID80362 - 11/04/2019 21:22:04 - (ubaldo) - Vero maneskin

Abbiamo corretto entrambi. Grazie.

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