09 Giugno 2017, 08.29
Gavardo
Incontri

Fine vita, i dilemmi della bioetica

di Federica Ciampone

Ha suscitato grande interesse l’intervento di Massimo Gandolfini sul tema del fine vita e dei dilemmi della bioetica, tenutosi lunedì sera al Teatro Parrocchiale Salone Pio XI di Gavardo


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Una grande partecipazione – per nulla scontata, data la complessità delle tematiche trattate – ha animato il dialogo tra il dottor Gandolfini e il giornalista Massimo Tedeschi sul tema della bioetica. Su stimolo del direttore sanitario della RSA gavardese “La Memoria” e grazie all’ospitalità di don Italo Gorni, le due soluzioni più radicali – accanimento terapeutico da un lato, eutanasia dall’altro – e le loro possibili alternative sono state analizzate all’interno di un dialogo senza preconcetti né pregiudizi, volto alla corretta informazione e al concreto interesse della popolazione.

Il dottor Gandolfini, primario di neurochirurgia e direttore del dipartimento di neuroscienze della Fondazione Poliambulanza, ha voluto fare chiarezza tra alcuni termini che sentiamo ormai nominare quotidianamente ma di cui spesso si fatica a comprendere il significato più profondo: i concetti di eutanasia attiva e omissiva, suicidio assistito, accanimento terapeutico, insistenza terapeutica e testamento biologico sono stati al centro di un dibattito che “non vuol essere uno scontro tra visione cattolica e visione laica, ma permettere a ciascuno di formarsi una sua opinione su un tema straordinariamente complesso” ha specificato Tedeschi nel suo discorso introduttivo. Il tutto sullo sfondo di un disegno di legge sul testamento biologico già approvato alla Camera e attualmente in esame al Senato.

Riportiamo di seguito la sintesi del testo del disegno di legge, approvato da una maggioranza PD, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana:
“Ogni persona maggiorenne capace di intendere e di volere, in previsione di una futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere attraverso disposizioni anticipate convinzioni o preferenze rispetto a scelte terapeutiche e trattamenti sanitari, comprese idratazione e nutrizione artificiali”.

“Si tratta di un orientamento legislativo che sta prendendo piede in Italia in maniera molto decisa, ma che sembra destinato a non essere portato a termine in questa legislatura” ha detto Tedeschi. “Il 14 giugno il dottor Gandolfini è atteso dalla commissione del Senato per esporre la sua posizione critica al riguardo”.

“Lotteremo per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza” ha aggiunto Gandolfini, che è anche consultore neurochirurgo per la Santa Sede, presidente dell’associazione “Difendiamo i nostri figli” – organizzatrice dei “Family Day” -  e leader del movimento religioso dei neocatecumeni. “Tutti in fondo siamo convinti di essere i soli ad avere il diritto di decidere della nostra vita, ma non siamo delle monadi: dobbiamo considerare anche la nostra vita relazionale, affettiva e sociale. Non esistono vite indegne di essere vissute: la persona va tutelata, anche in caso di stato vegetativo persistente, con la medesima dignità”.

Molto interessante anche l’opinione di Gandolfini riguardo al concetto di inattualità delle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento), ciò che viene comunemente chiamato “Testamento biologico”. “Redigere un testamento biologico significa dare al medico uno strumento di cui tener conto nel momento in cui egli si trovi a dover prendere una decisione. Nel disegno di legge questo “tener conto” si è trasformato anche nella terminologia, passando da ‘dichiarazione’ a ‘disposizione’ anticipata di trattamento: il problema è che non si può sapere con certezza cosa proveremmo trovandoci in una determinata situazione futura. Dunque qual è la vera volontà? Quella espressa al momento della redazione del testamento biologico o quella del momento in cui ci si trova a vivere la situazione?”. La risposta di Gandolfini è chiara, ma ognuno è stato incoraggiato a guardare dentro di sé per trovare la sua.

Il dibattito si è concluso con una riflessione critica sulla sacralità della vita, che secondo diversi pensatori è anche sacralità della libertà e della libertà di scelta. Di fronte ad interrogativi tanto grandi non esistono risposte universali, ma universale dovrebbe essere la volontà di informarsi e di costruirsi una propria visione delle cose. Crediamo che questa serata sia stata un grande passo verso il raggiungimento dell’obiettivo.



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