01 Ottobre 2017, 10.14
Gavardo
Maestro John

Immagina

di John Comini

Sembra ieri. Era il 12 aprile 1990, quando giunse la tragica notizia che Cesare Goffi era stato travolto in una galleria nei pressi di S. Giovanni in Fiore, in Calabria


Era sulla sua adorata bicicletta e con la macchina fotografica era andato a cercare immagini delle funzioni della settimana santa.
Aveva 52 anni e tutti lo abbiamo pianto, anche chi aveva idee diverse dalle sue.

Pavese (che aveva lo stesso nome) scriveva:
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".


Ho avuto la fortuna di conoscere Cesare Goffi, la sua dolce moglie Luisa e le due figlie (la simpatica Donata ha recitato nel Gruppo teatrale gavardese).
Conservo gelosamente il suo libro “1966-1986 Vent’anni di vita gavardese”.
È dedicato “a tutti coloro che mi vogliono bene” e Cesare aggiunge generosamente che “l’autore è ben lieto di concedere a chiunque la facoltà di riprodurre in qualsiasi modo e forma il materiale qui pubblicato.”

Ci sono le immagini delle manifestazioni per la crisi del Lanificio, le inondazioni del Chiese, le processioni ed i funerali, i giochi, il lavoro artigianale e contadino, i notabili ed i personaggi del paese.
C’è la splendida foto del mitico “Zanèla” con il caratteristico cappello e l’immancabile sigaro (anche il Coro La Faita lo metterà sulla copertina del primo splendido disco con le struggenti storie di Bepi De Marzi).

Tra i miei appunti ho trovato questa bella biografia.

“Cesare Goffi nacque a Gavardo il 13 agosto 1938 da Emilio e da Giulia Bontempi. Primo di 4 fratelli: Ermelinda nata nel 1940, Diana nel 1941 e Luigino morto di polmonite nel 1945.
Il papà era tornato dalla guerra gravemente malato; morì nel ’48 a soli 36 anni, senza aver ottenuto alcun riconoscimento ufficiale della malattia e senza relativi risarcimenti.
La mamma Giulia fu costretta ad entrare in fabbrica per il sostentamento familiare. Cesare quindi dovette svolgere il ruolo di padre nei confronti delle sorelle più piccole.

Dotato di vivace intelligenza, sin da piccolo fu sempre interessato alla scuola ed allo studio, spinto dalla curiosità di sapere ed alla ricerca di nuove conoscenze.
A causa del bombardamento di Gavardo (29 gennaio ‘45) le scuole elementari erano state chiuse, per cui la maggior parte dei bambini nati nel 1938 iniziarono a frequentare la scuola dopo l’età di 6 anni. Ma Cesare, avendone l’opportunità, chiese ed ottenne di seguire lezioni private relative alla 1^ elementare presso la zia, moglie del futuro preside delle scuole medie di Gavardo, professor Aimo.

Ottenne così, dopo gli esami, la possibilità di essere ammesso alla seconda elementare, completando in tal modo nei tempi previsti il ciclo della scuola dell’obbligo.
Per i suddetti motivi economici non poté proseguire gli studi ma dovette frequentare la Scuola di Avviamento Professionale, al termine della quale trovò lavoro come tornitore presso la ditta  Rivani.

La sua intelligenza, accompagnata alla grande volontà ed all’ostinato desiderio di aprirsi a nuove conoscenze, lo stimolarono sempre verso nuovi traguardi inducendolo, dove possibile, a frequentare scuole e corsi professionali che gli fornirono l’opportunità di diventare impiegato presso la “OM” di Brescia.

La dedizione al lavoro non lo distolse dai suoi interessi umanistici e culturali.
Negli anni ’50 cominciò ad occuparsi di fotografia: lo interessavano le persone sia nelle loro attività professionali sia nei momenti di svago.
Non disdegnò lo sguardo verso la natura paesaggistica, ma, col tempo, il suo interesse fu prevalentemente rivolto a testimoniare ed a combattere il degrado ambientale e architettonico.

Contemporaneamente all’interesse per la fotografia abbracciò la passione per la bicicletta: in sella alla sua compagna di viaggio, pedalò in giro per l’Italia, e non solo, raccogliendo un’infinità di immagini che poi, con meticolosa ed affettuosa attenzione, debitamente conservava e catalogava.

La sua formazione cattolica giovanile, improntata ad uno spirito di solidarietà e di vicinanza con le classi più umili o emarginate, oltre alla frequentazione della città. lo facilitarono nell’ampliare la sua attività nel mondo culturale bresciano.
Fu tra i promotori del Centro di Lettura gavardese e si impegnò nel promuovere la cultura e l’istruzione a livello popolare.

Si interessò per un po’ anche alla politica ottenendo la nomina a consigliere comunale.
Vicissitudini politiche e personali lo portarono ad assumere posizioni di dialettica se non di scontro con le correnti all’interno del partito, ma cercò sempre di essere coerente con i valori a cui si ispirava, pagando spesso di persona per le proprie idee.

Studi e ricerche personali approfondirono il suo sapere e lo portarono a svolgere attività culturali al servizio del cittadino.
Negli anni ’60 ricoprì per più mandati l’incarico di addetto culturale della sezione AVIS di Gavardo, promuovendo ed animando fra l’altro tavole rotonde ed affollatissimi dibattiti relativi alla salute dei cittadini.
Durante la sua permanenza lavorativa a Brescia collaborò con il quotidiano cittadino “Brescia Oggi” tenendo in tempi diversi due rubriche: in una illustrava le diverse tecniche fotografiche e nell’altra riferiva i nuovi percorsi ciclistici da lui scoperti nella provincia.

Collaborò, a volte con un ruolo più spiccato, a diverse pubblicazioni fra cui “Gavardo da salvare”, “Il volto storico di Gavardo”, “Vent’anni di vita gavardese”, ”Il comune di Mazzano”, “Atlante valsabbino”, “Vallesabbia” e ad altre riviste.
Partecipò a diverse mostre fotografiche in Italia ed all’estero ottenendo riconoscimenti ovunque.

Il suo mezzo preferito di comunicazione fu naturalmente la fotografia, che divenne occasione per parlare della “sua” Vallesabbia.
Si interessò con passione al lavoro valligiano, sia in ambito contadino sia a livello industriale, che a quei tempi viveva un grande sviluppo anche sotto il profilo occupazionale.

Ma soprattutto Cesare si preoccupò di raccogliere scatti relativi alla gente valsabbina  portando alla luce aspetti folcloristici, storici e sociali, incorniciati in immagini che immortalavano scorci rurali e artistici alcuni dei quali destinati purtroppo a scomparire nel tempo. Si adoperò con le sue opere al fine di difendere natura, territorio e architettura, in questo anticipando una coscienza civica ed una maggior consapevolezza che in quei tempi faticavano ad emergere.

Il suo patrimonio fotografico, che contempla circa 10.000 negativi e 40.000 diapositive, fu donato –grazie alla sensibilità della famiglia - al Museo Archeologico del comune di Gavardo e quindi è da considerare dono e ricchezza per tutta la comunità.”


Mentre riscrivo queste parole, ascolto la canzone di John Lennon, “Imagine”
“Immagina non ci sia il paradiso è facile se ci provi
nessun inferno sotto di noi sopra di noi solo il cielo
immagina tutti quanti vivere per l'oggi…
immagina tutti quanti vivere la vita in pace
Puoi dire che sono un sognatore ma non sono l'unico
spero che un giorno ti unirai a noi
e il mondo sarà tutt'uno
Immagina nessuna proprietà, mi chiedo se puoi
nessun bisogno di avidità o fame
una fratellanza di uomini
immagina tutti quanti dividersi il mondo
E il mondo vivrà come unico…”


Il mitico Renato Paganelli lo ricordava così

Anche se lui aveva dieci anni meno di me, la nostra amicizia era sempre stata molto forte e mai ha avuto incrinamenti pur nelle diverse vicissitudini che la vita aveva riservato ad ognuno.

La nostra educazione giovanile era stata formata dalla scuola cattolica improntata ai principi evangelici della solidarietà verso il Prossimo, in particolare verso il mondo del lavoro e nella civica comunità.
Pertanto nel sindacato e nel partito prima e nell’Amministrazione comunale di Gavardo poi, abbiamo profuso il nostro impegno. Purtroppo i nostri entusiasmi e le aspirazioni giovanili si sono scontrati con la realtà di particolarismi non sempre fondati su quei principi per i quali ci eravamo impegnati.

Dopo questa esperienza le nostre vie si divisero, ma non la nostra amicizia, perché ancora avevamo in comune tanti ideali, come l’amore per il nostro paese, la passione per la fotografia, la montagna e la difesa dell’ambiente.

Cesare s’era fatto con la forza della volontà una profonda cultura.
Lui precorreva i tempi, perché attento all’evoluzione sociale e culturale del paese e per questo non sempre era stato da noi compreso, e ciò era per lui motivo di amarezze e insoddisfazioni.
Certamente, come tutte le persone di forte carattere e di vivida intelligenza, anche Cesare era intransigente e non facile alla mediazione.

Difendeva le sue idee e le sue proposte con caparbietà, alle volte con irruenza, perché credeva sinceramente alla giustezza dei suoi propositi, perciò non era facile per lui sottomettersi alla volontà degli altri.
Per questo era giudicato “uomo scomodo” da chi non lo conosceva bene e ciò gli procurava delusione.

Cesare aderì alla sezione gavardese dell’Avis nel 1968; al successivo rinnovo delle cariche sociali fu eletto nel Consiglio direttivo assumendo l’incarico di responsabile culturale.
A lui va ascritto il merito di aver dato all’attività sezionale quella impronta culturale che qualificò la Sezione come una delle migliori della provincia bresciana e non solo. Infatti il primo ciclo di tavole rotonde lo organizzò verso la fine del 1971. Successivamente compose l’audiovisivo sul “Dono del Sangue”, prima vera documentazione (in Lombardia) sull’educazione alla donazione.
E poi ancora tante tavole rotonde, delle quali si impegnò a trascriverne i sunti, dando origine a quei libretti presto conosciuti da tutte le sezioni della provincia.

A lui non mancavano le idee; la sua fervida fantasia ci propose la prima festa in Monte Magno, le passeggiate ciclistiche e ultima sua fatica il numero unico del quale lui non vide la stampa, datato marzo 1990.
Ma soprattutto l’ultima sua proposta, che portammo poi ad attuazione con il suo nome, proprio come atto di memoria per i meriti acquisiti in tanti anni di attività associativa, fu la borsa di studio per una ricerca scientifica o per una pubblicazione sulla donazione di sangue.
Per me rimane una perdita incolmabile.”


Penso che ogni giorno sia come una pesca miracolosa
e che è bello pescare sospesi su di una soffice nuvola rosa…
Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente
noi non faremo come l’altra gente
questi sono e resteranno per sempre
i migliori anni della nostra vita…
Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti
e che tutta quella tristezza in realtà non è mai esistita…
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
…i migliori anni della nostra vita…”  

(Renato Zero)

Nel 2010 il gruppo Avis, grazie alla sensibilità del Presidente Arturo Tebaldini e di Antenore Taraborelli (appassionato di fotografia e degno erede di Cesare), aveva indetto un concorso fotografico dedicato a Cesare Goffi.

Cesare Goffi ha allargato l’orizzonte della cultura del nostro territorio, attraverso uno sguardo profondo e intelligente, mediante una ricerca costante e un modo nuovo di vedere la realtà che ci circonda.
Cesare era uno spirito libero, e proprio perché libero era magari scomodo o polemico. In lui non c’era quella voglia di compromesso o di mediazione che spesso è sottesa nell’animo italiano.
La sua era una concentrata, penetrante, a volte umoristica ma sempre profonda attenzione all’uomo.

La curiosità era il terreno su cui fondava la sua opera fotografica e spesso riusciva a cogliere lo stupore delle cose.
Ricercava lo sguardo segreto delle cose: sì perché le cose parlano, una vecchia casa narra la vita che scorre, una via racconta la storia del tempo, ed il fotografo è come un investigatore dell’anima del mondo, che cerca con costanza e trepidazione le tracce del nostro vivere.

C’erano cose che uno qualunque avrebbe guardato, magari ne sarebbe anche stato un po’ colpito, magari si fermava anche un attimo, ma poi era in fondo una cosa come le altre.
Ma per lui, come per i veri poeti, quelle stesse cose erano prodigi, si trasformavano in incantesimi, diventavano visioni.

Cesare fotografava anche il paesaggio che cambia. E noi sappiamo quanto sia mutato in questi anni, e come sia stato macchiato il senso del bello.
Ti assale la nostalgia e un senso di rabbia a vedere certe fotografie di Cesare che ritraggono angoli di paesaggio ora scomparsi o –peggio- deturpati. Come i grandi fotografi, Cesare era un collezionista di quegli animali dalle infinite specie che sono gli esseri umani.
Immortalava cerimonie pubbliche e notabili, dotti e sapienti, ma spesso il suo sguardo prediligeva i barboni, le vecchiette, i nonni, il popolo nella sua variegata tavolozza.

Fissare su un rettangolo le rughe di un vecchio
significa aprire una biblioteca di sapere e di esperienze, di ricordi e di pensieri: ognuno di noi, in fondo, è una piccola mostra di immagini, di suoni, di emozioni, che uno scatto fotografico può cogliere in un istante.

Dove si trova la bellezza? Nelle piccole cose che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell’attimo una gemma d’infinito.
Il fotografo si muove pieni di premure, con delicata attenzione, per non disturbare

Franco Battiato canta: “E’ in certi sguardi che si vede l'infinito

Cesare ha seguito i propri sogni ed ha imparato a essere se stesso, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta.

Pavese  scriveva:
Un mattino, il rumore della brocca dell’acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l’animo e gli conferisce la sua bellezza.
E’ il momento di dire l’indicibile.
E’ il momento di viaggiare senza muoversi.
E’ il momento di diventare poeti.
A che serve passare dei giorni se non si ricordano?


“Il desiderio di scoprire,
la voglia di emozionare,
il gusto di catturare,
tre concetti che riassumono l'arte della fotografia” 
(Helmut Newton)

In questi giorni ho cercato alcune foto di Cesare e devo ringraziare due bellissime persone.
Carlo Pettini, che con passione si dedica all’archivio fotografico ed alla diateca “Cesare Goffi” e che ha trovato la fotografia di un atletico Cesare che scende fra le rapide del fiume. 
E Giovanni Lavo, grande amico di Cesare, con il quale ha condiviso la passione della fotografia, delle scalate in montagna, della politica intesa come scriveva Don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.

“Gioàn” Lavo è una persona riservata e profonda, che ha scattato bellissime, sorprendenti immagini.
Perché i fotografi hanno lo sguardo non su se stessi ma sul mondo, e nel mondo cercano la luce per illuminare la propria anima. Una foto è il miracolo dell’attimo, cattura un istante per fermare il tempo.

Solo la bellezza può salvarci. Non servono grandi capolavori, bastano piccole cose che facciano tenerezza agli occhi di chi vuole ancora provare stupore, gettare uno sguardo intorno a noi, come se fossimo davvero capaci di vedere per la prima volta.

“Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte.”
(Isabel Allende)

“Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato.” (Ansel Adams)

“L’unico vero realista è il visionario” (Federico Fellini)

Ciao Cesare.
Mi dicevi che una bella fotografia è prima di tutto una questione di luce. Dove sei ora c’è una luce meravigliosa.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

maestro John

in foto:
.Cesare Goffi con don Giovanni Arrigotti prima di partire per la Missione in Kiremba;
.Altre immagini di Cesare Goffi
.Cesare Goffi che scende tra le rapide del fiume.




Aggiungi commento:

Vedi anche
26/04/2020 08:00

I ricordi del fotografo Buccella Un tempo, se avevi la fortuna di possedere una macchina fotografica, dopo aver terminato il rullino dovevi recarti da un fotografo che ti avrebbe sviluppato le tue foto-ricordo. E a Gavardo quel fotografo è sempre stato il signor Domenico Buccella

29/05/2014 09:08

Telecanto, cantanti in gara Si svolgerà sabato sera al teatro Salone Pio XI a Gavardo la quinta edizione di una serata musicale organizzata dal gruppo musica dell’oratorio. Ospite d’onore il cantautore Luca Goffi

19/10/2020 09:45

Addio a Buccella, storico fotografo gavardese Si terranno questo mercoledì nella chiesa parrocchiale di Gavardo i funerali di Domenico Piero Buccella, reduce scampato ai campi di concentramento

29/05/2010 08:00

In ricordo di Cesare Goffi Ultimi giorni di apertura per la mostra fotografica degli scatti che hanno partecipato al concorso indetto dall’Avis di Gavardo e dedicato a Cesare Goffi.

28/04/2015 08:27

Ricordando Pietro Rivetta e Pierino Goffi Doppio appuntamento a Gavardo, con l'agonismo delle Penne nere.  Venerdì primo maggio, infatti, andranno in scena il Trofeo Pietro Rivetta per marciatori singoli Fie ed il Pierino Goffi "libero" per pattuglie di due persone




Altre da Gavardo
26/03/2024

Controlli nel centro storico e nei parchi

Proseguono i controlli della Polizia locale della Valle Sabbia, contro degrado e spaccio: problemi con la droga a Gavardo e con l’alcol a Sabbio Chiese

26/03/2024

Volontari in campo per il Bufo Bufo

Con l’arrivo della primavera tornano le iniziative di salvaguardia delle colonie di rospi che si riproducono in Valle Sabbia

26/03/2024

Musicisti per un giorno

In occasione della Giornata del Riciclo i bambini della Scuola primaria di Sopraponte e la Banda “Nestore Baronchelli” si sono esibiti insieme in un piccolo concerto

26/03/2024

Gavardo capitale del calcio giovanile

Saranno 16 (con 3 dall’estero) le squadra categorie esordienti e giovanissimi sperimentali che nel weekend di Pasqua si sfideranno nel Torneo internazionale del Garda e Valsabbia - Città di Gavardo

25/03/2024

Comaglio si ricandida e apre alla minoranza

Il sindaco di Gavardo si ripresenta per un secondo mandato alla guida del paese più popoloso della Valle Sabbia e apre ad un possibile allargamento della coalizione

25/03/2024

Flash mob per il Chiese

È andato in scena sabato pomeriggio sul ponte di Gavardo per invitare tutti alla grande manifestazione unitaria di sabato 13 aprile a Brescia

24/03/2024

Fioretti

La Quaresima e i fioretti, il problema del perdono, due truffe diffuse, la Via Crucis in Monticello, Orsolina Avanzi e Cecilia Zane, una poesia, tre compleanni e vari eventi.

23/03/2024

«E il Postamat di Gavardo?»

Un servizio “spesso fermo, non funzionante, e le poche volte in cui invece funziona lo fa con tempi di erogazione biblici”. Così scrive un nostro lettore

20/03/2024

Don Carlo Tartari diventa monsignore

Il sacerdote gavardese, vicario episcopale per la Pastorale e i Laici, è fra i nuovi Canonici Onorari della Cattedrale nominati dal vescovo, con lui anche il vicario episcopale territoriale don Leonardo Farina

18/03/2024

Bullismo e cyberbullismo, uso corretto dei social network e i pericoli del web

Due incontri con le scuole con il maggior Luca Starace e una serata per i genitori con il sostituto procuratore Alessio Bernardi e l’esperto informatico Cesare Marini