15 Agosto 2016, 07.24
Gavardo
Qui Avis

Una giornata vissuta pericolosamente...

di John Comini

Prosegue l'avvicinamento a tappe in bicicletta di un gruppo di avisini gavardesi a Roma, per il Giubileo. Con John che ci racconta


Invece pensami tra vent'anni pensami/ io con la barba più bianca e una valigia in mano/ con la bici da corsa e gli occhiali da sole/ fermo in qualsiasi posto del mondo chi sa dove…”. Così cantava Ciba, mentre si riposava in una bellissima piazzetta medievale di Berceto, a pochi km dalla Cisa. Ma andiamo con ordine.

Seconda tappa del pellegrinaggio ciclistico dell’Avis di Gavardo. Anzi, cominciamo da ieri sera (sabato 13 ndr).
Durante il briefing serale (durante la cena, con i piedi sotto la tavola) il capogruppo e Presidente Arturo (una persona squisita ed entusiasta, peccato per la fede interista…) mostra a tutti una valigetta argentata.

La apre, e tra lo sguardo attonito degli astanti presenta l’antifurto mobile per la sicurezza delle nostre biciclette: un sensore accelerometrico collegato via radio alla centralina sarà posizionato sulla catena che lega le biciclette, il minimo spostamento dell'accelerometro anche solo tre gradi in ogni asse farà intervenire l'allarme posto nella valigetta mobile che comprende tastiera, centralina, sirena e batteria.
Insomma, una specie di centrale nucleare, che ha lasciato tutti con la bocca aperta (qualcuno già che c’era ha ingollato un’altra birra.)

A questo proposito, colgo l’occasione per precisare che il latin-lover Walter mi ha profferito queste parole “Per quale motivazione hai espresso il concetto che la nostra équipe si solleva lo spirito trangugiando birra?” (la frase non è testuale, in dialetto era più secca…).
E me lo chiedeva accanto ad un enorme boccale di bionda… Chi ha orecchie per intendere…

In salita verso la Cisa
Stamattina i magnifici 15, dopo aver fatto tabula rasa delle brioches dell’albergo, dirigono le ruote verso l’alto, verso il passo della Cisa.
Sono dislivelli molto forti, ma i nostri non temono queste cose. L’agilissimo Davide Maioli ha il fiato addirittura per allungare la strada alla ricerca di salite inaspettate, il dottor Giovanni ogni tanto allunga il passo per vedere dei bellissimi scorci di paesaggio o piccoli agglomerati di case.
Ricordano la poesia di Palazzeschi, Rio Bo: “Tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello, un esiguo ruscello…Microscopico paese, è vero, paese da nulla, ma però... c'è sempre di sopra una stella, una grande magnifica stella…Chi sa se nemmeno ce l'ha una grande città.

La strada, pressoché solitaria (passa solo qualche moto rombante o qualche auto di marca straniera), passa sopra l’autostrada trafficatissima.
Gerry ha un problemino di crampi, si aggrappa al furgone con le sue possenti braccia e si fa “tirare” per qualche centinaio di metri.
Naturalmente qualcuno del gruppo grida e sfotte, amichevolmente s’intende. Ma Gerry è un grande condottiero, e poi riprenderà il suo viaggio autonomamente.

A Berceto

Giungiamo nel bellissimo borgo di Berceto, dove il centro storico ha stradine molto strette affiancate da abitazioni medievali in pietra.
È domenica, c’è il mercato e non faccio a tempo a parcheggiare il furgone che le donne sono sguinzagliate alla conquista delle bancarelle.

Berceto è celebre per il passaggio di Moderanno, vescovo di Rennes nel 718, in pellegrinaggio verso Roma e per una questione di sacre reliquie. Visitiamo lo straordinario Duomo, al quale si può accedere attraverso una “Porta Santa” in occasione del Giubileo della Misericordia. Vicino al Duomo c’è una pasticceria, e… chi assaggia ritorna! Dopo una lunga sosta (questa volta non dirò delle birre energetiche…) si riparte.

Ed eccoci al Passo
Finalmente, dopo una sudata pazzesca, i nostri 15 eroi giungono al passo della Cisa, un valico a 1.041 metri di altezza s.l.m., che separa l’Appennino ligure da quello tosco-emiliano.
È celebre fra i pellegrini che percorrono la via Francigena: poco prima vediamo una ex Casa Cantoniera adibita ad ostello, per fornire ristoro ed alloggio ai viandanti.

Ci fermiamo in un bar-panineria, disposti in cerchio. Sono i momenti in si scatenano le battute cameratesche e le osservazioni geniali. Capitan Arturo inizia con santa pazienza a scrivere su un foglio le varie richieste da dare al cameriere: panini imbottiti, torte di erbe (alla richiesta di quali erbe si tratti emette una specie di ruggito), tipi di birra…
Alla fine sembra che tutto fili via liscio, avanza solo un panino farcito, e Re Arthur esclama: “Se salta fuori chi ha ordinato quel panino gli…
E poiché alla fine si scopre che l’aveva ordinato lui, essendo pellegrini alla ricerca di un mondo di Misericordia evito i commenti leggermente sboccati del gruppo.

Tutti ci commuoviamo quando Walter porta la fascia con la bella immagine dell’amico Dario Persavalli nella chiesetta dedicata a Nostra Signora della Guardia, che nel 1965 fu scelta quale patrona degli sportivi di tutto il mondo (sono esposte le maglie di Rivera, di Adorni e vicino c’è una dedica al campione motociclistico Marco Simoncelli). Si scatta la classica foto-ricordo, Ciba arriva in ritardo e deve accontentarsi di un auto-ritratto.

L'incidente
Si scende in picchiata verso Sarzana, e più si scende più sale la temperatura. Arrivati a Pontremoli (dove ha casa il cantante Zucchero Fornaciari) accade il patatrac: i ciclisti si fermano un attimo per recuperare le energie, il furgone accosta dietro di loro, arriva una coppia sopra un vecchio motorino.

L’uomo alla guida chiede se abbiamo modo di pompare la ruota del vecchio scooter “Aprilia Habana”, e mentre chiede scende anche la donna dietro. L’uomo per avvicinarsi con lo scooter lo spinge con una mano ma inavvertitamente fa accelerare il motore. Lo scooter parte senza guida, e travolge i ciclisti e le loro bici. La scena, vista dal furgone, ha dell’incredibile.
Finalmente il motorino si ferma, qualcuno è caduto, temiamo il peggio per i nostri amici. Accorre subito a prestar soccorso il dottor Gianni. Fortunatamente qualcuno ha guardato dall’alto e ci ha protetti: nessuno si è fatto male, c’è un piccolo problema alla gamba di Stefano Tapparo, ma stoicamente dopo qualche minuto dice che non è nulla di grave (lui che da ragazzo ha partecipato alle gare agonistiche).

La mountain-bike di Antenore ha qualcosa che non va, anche il motorino perde olio. Chiediamo al suo proprietario il libretto dell’assicurazione, ma non ce l’ha… Dopo attimi di tensione, visto che le cose fortunatamente si risolvono, ripartiamo sani e salvi.
Ma che brividi, ragazzi!

A Sarzana
Poi ricordiamo la caduta generale avvenuta nella prima tappa della biciclettata dell’Anno Santo del 2000: anche allora tanto spavento e poi tutto si era risolto nel migliore dei modi. E finalmente giungiamo a Sarzana.
Sulla strada piuttosto trafficata vediamo alcuni coraggiosi pellegrini a piedi, ammiriamo la loro tenacia e pensiamo a come sarebbe bello se anche in Italia, sulla falsariga del Cammino di Santiago di Compostela, ci fosse una via Francigena degna di questo nome. A domani, a Dio piacendo.

 “Quanti capelli che hai, non si riesce a contare/ sposta la bottiglia e lasciami guardare se di tanti capelli, ci si può fidare./ Conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento/ per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento/ non c'è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare…
(Lucio Dalla cantato dal Ciba prima del Passo della Cisa)

Jonn Comini

Le foto sono di Antenore Taraborelli e soci
Qui tutte le tappe



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