22 Settembre 2020, 09.15
Gavardo Garda
Lettere

Gaia scrive alle istituzioni bresciane

di Redazione

Il comitato Gaia (Gavardo Ambiente Informazione Attiva) ha scritto una lettera aperta per chiedere al Governo i 45 milioni di euro perché la depurazione continui a Peschiera


Il progetto di collettazione del lago di Garda,  vagliato ai massimi livelli - secondo le perorazioni del Sindaco di Salò e del Presidente dell’associazione creata per metterlo in opera - è un colosso (per costi e impatti) con piedi d’argilla.

Non risponde agli intenti dichiarati, lascerà alle acque del Garda i problemi già in essere e andrà ad appesantire quelli del fiume Chiese.

Serviva la fionda del piccolo biblico Davide, ossia degli abitanti dei luoghi non considerati e mai interpellati, contro la forza arrogante dei Golia del nostro tempo per farne emergere l’inadeguatezza.

Alla Cabina di Regia - già più volte riunita al Ministero senza la voce di chi dovrebbe ospitare impianti fortemente invasivi per togliere alle amministrazioni gardesane l’onere di servizi di loro competenza -  finalmente si è aperto uno sguardo sulla situazione critica del fiume Chiese, del tutto ignorata da progettisti e sostenitori.

Il pertugio aperto per l’impegno concorde di sindaci, comitati ed esperti, con la presentazione al tavolo tecnico di una ponderosa documentazione, è stato prontamente richiuso.

Il confronto su basi tecniche non rientra nello stile dei fautori del progetto, che non hanno saputo opporre alcuna seria argomentazione alle ragioni evidenti e che, paradossalmente, pretendono di confermare il disegno pur prendendo atto delle inadeguatezze del Chiese.

Con il solito approccio superficiale a problemi complessi, i potenziali emuli di don Rodrigo e dei suoi scherani, ripetono considerazioni di disarmante banalità e di sfrontata arroganza.

Loro pretendo anche che, le “mamme”, del Chiese o del Garda poco importa, debbano lasciare le preoccupazioni per la salute dei figli a papà e nonni che invece garantiscono di non averne, facendosi forza sulla base della depurazione sperimentata sul fiume Mincio, tutt’altra realtà rispetto al fiume Chiese.

Mentre si progetta di trasferire in un altro bacino i reflui del Garda, si pretende solidarietà economica dai cittadini bresciani, privandoli della metà del possesso dell’impianto di Peschiera del Garda e raddoppiando le tariffe dell’acqua (dei bresciani) per sostenere il disegno.

Addirittura si formula la sorprendente teoria di un’economia circolare che, togliendo al fiume Mincio e agli agricoltori mantovani un’acqua a questi garantita dalla natura del territorio, porta sui terreni bresciani i reflui del Garda e con essa gli esiti (non innocui) della depurazione.
Si predica unità e si agisce per dividere.

La depurazione a Peschiera del Garda non ha sollevato contrarietà in 40 anni e il collettamento lungo le sponde del lago risparmierebbe ai territori gli scavi e conseguenti decennali disagi.
In una lungimirante visione prospettica, il lago di Garda andrebbe salvaguardato da ulteriori aggressioni dell’edilizia e, conseguentemente, dalla necessità di ulteriori servizi, con impianti di depurazione aggiuntivi, invece si pensa solamente ad avere “più” margine per la depurazione, come se sul Garda lo spazio e il territorio fossero una risorsa inesauribile.

Il progetto è carente di dati e non spiega in modo convincente la presunta necessità di 45 milioni in più per continuare a depurare i reflui bresciani a Peschiera del Garda, 45 milioni in più NON presenti nello studio di maggio 2018 fatto dalla stessa mano di quello oggi sbandierato ai 4 venti, eppure, il fiume Mincio da attraversare, era già presente, nel 2018, possibile che non se ne siano accorti?

Per un’opera che sia all’altezza delle reali esigenze della tanto sbandierata difesa delle acque del lago di Garda nel rispetto della natura, dei luoghi, del passato e del futuro, riteniamo che varrebbe la pena di chiedere risorse aggiuntive al Ministero dell’Ambiente, cosa possibile attraverso il Recovery Fund.

Se Brescia, i suoi enti a tutti i livelli, in primis da ATO e da Acque Bresciane, passando dal Presidente e vice Presidente della Provincia, con l’appoggio della Regione Lombardia e dei sindaci del lago e del fiume Chiese questa volta uniti ( facendo “sistema”, come si usa dire) chiedessero al Ministro dell’Ambiente uno stanziamento aggiuntivo di ulteriori 45mln come ci si potrebbe sentir dire di no da chi ha detto, difronte ai sindaci del fiume Chiese “che la salvaguardia del lago di Garda non è una questione economica” lasciando più che intendere che se servissero più risorse queste sarebbero messe a disposizione?

Cosa sono 45 mln in più per il lago di Garda, il più grande bacino d’Italia, di fronte ai 12,3 miliari di euro destinati dall’Europa all’Italia per i progetti di depurazione?

Se l’unico vero ostacolo per continuare ad usare il depuratore di Peschiera del Garda è la mancanza di questi 45 mln e il loro reperimento è quanto di necessario per risolvere una volta per tutte le problematiche ambientali,  per disinnescare la sempre più accesa tensione sociale e istituzionale, noi non faremo mancare il nostro appoggio a questa richiesta, da parte di chiunque abbia titolo istituzionale per farla, magari da perorare già nella Cabina di Regia del 23 settembre o da deliberare nella riunione di ATO come richiesta dai sindaci.
Il tempo non è molto ma l’unione fa la forza, sempre.

Noi, nel frattempo, resteremo vigili, continueremo a dedicare la massima attenzione ai comportamenti delle autorità e dei politici ad ogni livello, chiedendo che siano i principi del bene comune e del rispetto dell’ambiente e della salute pubblica, a guidare le loro scelte.  


Per il comitato “Gaia”
Gavardo Ambiente Informazione Attiva
Il presidente
Ing. Filippo Grumi



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