Festa del deflusso, ma la guardia resta alta

Sabato il Coordinamento delle pro loco e il Comitato difesa lago d’Idro e fiume Chiese festeggiano il compleanno del deflusso minimo vitale. Da un anno il lago d’Idro e il suo emissario fiume Chiese seguono il loro corso scorrendo nell’ alveo naturale, evento che non si verificava da 15 anni.
La prima domenica di febbraio dell’anno scorso tutte le campane delle parrocchie rivierasche sottolinearono l’evento suonando a festa contemporaneamente. Per i rivieraschi è stata una grande vittoria.
Dopo tante battaglie: quasi un mese di presidio al Comune di Idro, raccolta di firme e manifestazioni di protesta; veder scorrere l’acqua per molti è rimasta l’unica grande conquista. Il Coordinamento si appresta a festeggiare invitando tutta la popolazione alla sala consigliare sabato sera alle 20 per un ragguaglio sulle ultime novità e un buffet offerto dalle donne del «presidio 11 gennaio».

«Festeggeremo - dice Aldo Armani - ma senza abbassare la guardia, il pericolo incombe ancora, non abbiamo garanzie, basta pensare che le nuove opere di sbarramento sono progettate a quota 365.80 metri sul livello del mare (attualmente il deflusso minimo vitale si raggiunge a 367.20 metri slm) cosa significa questo? A tutto ciò - continua Armani- si aggiungono le dichiarazioni dei tecnici dell’Enel che domenica scorsa a Lonato hanno nuovamente messo in discussione il deflusso minimo vitale e ricordato che l’accordo prefettizio dell’anno scorso, ora è scaduto».
A Lonato, dove si è svolto il convegno «Irrigazione e agricoltura, il caso lago d’Idro» era presente il vice sindaco di Bagolino Enzo Melzani e con lui anche i rappresentanti del Coordinamento delle pro loco sono rimasti piacevolmente sorpresi della disponibilità al dialogo degli agricoltori ed in particolare del padrone di casa Francesco Bettoni, presidente dell’Upa Brescia, ma l’ingegnere Alberto Sfolcini dell’Enel era su una frequenza d’onda ben diversa da quella dei rivieraschi.
Un intervento particolarmente apprezzato a Lonato è stato quello del professor Pietro Marino che ha parlato di irrigazione ricordando che se gli agricoltori passassero al metodo ad aspersione potrebbero arrivare ad utilizzare 500 metri cubi di acqua per ettaro, invece dei 1200 che ne servono con il metodo a scorrimento.

da Bresciaoggi

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