Per Armani il bicchiere è del tutto vuoto

Arrivano i primi terremoti dopo la firma che usando un eufemismo si può definire controversa del protocollo d'intesa fra sindaci, rappresentanti degli agricoltori ed Enel a proposito del lago d'Idro.
La prima scossa l'ha data Aldo Armani , presidente del Consorzio turistico Valle del Chiese e senz'altro uno dei membri più attivi all'interno del Coordinamento delle Pro Loco del lago. Ieri, senza por tempo in mezzo, ha rassegnato le dimissioni dal Coordinamento.

«Egregi delegati, invio la presente per rassegnare le mie dimissioni dall'Ente del Coordinamento delle Pro Loco, in quanto mi è particolarmente difficile condividere le strategie intraprese dal Coordinamento in occasione degli ultimi eventi. Non voglio creare ulteriori inutili discussioni al nostro interno; mi rendo conto che la mia posizione diverge in modo sostanziale dall'azione intrapresa dal Coordinamento. Sentendomi solamente una voce fuori dal coro, per mia etica comportamentale debbo necessariamente prendere questa decisione irrevocabile».

Perentorio l'Aldo da Lodrone: perentorio e amaro. «La mia decisione - scrive nella lettera inviata al Coordinamento - emerge anche dal fatto che abbiamo disatteso tutte le indicazioni suffragate dal nostro avvocato Mellaia, per il quale conservo tuttora la massima stima, pertanto ritengo inutile ogni ulteriore spiegazione in merito».
Irrevocabili proprio queste dimissioni? Non si sa se in Aldo Armani alberghi più l'amarezza o l'indignazione.

«Tutti quelli che per un mese in febbraio e poi dal 27 aprile hanno collaborato con noi, sobbarcandosi giorno e notte la mobilitazione in favore del lago, oggi potrebbero sputarci addosso», esclama, «perché abbiamo avallato i sindaci nel momento in cui hanno calato i pantaloni, hanno svenduto la causa del lago all'Enel ed agli agricoltori. Non si fa così a stipulare i contratti».
Inevitabile chiedere dove stiano le responsabilità del Coordinamento. Armani risponde secco: «I sindaci si sono comportati da codardi e soprattutto da nemici delle loro comunità. Hanno firmato l'autorizzazione all'Enel a togliere lo sbarramento che farà calare il lago, senza contropartite. E pensare che avevano un'arma fondamentale in mano: le ordinanze firmate qualche settimana fa per impedire all'Enel che togliesse la tura. Tutto finito nel cestino, e per cosa? Nemmeno per un piatto di lenticchie. Niente garanzie, niente stramazzo, la soglia da piazzare davanti alla galleria dell'Enel perché non peschi l'acqua a 360 metri sul livello del mare, ma a 367,40 o 368, là dove c'è lo svaso naturale. Per che cosa abbiamo lottato per anni?».

E il Coordinamento che c'entra? «C'entra, eccome. Il nostro avvocato ci aveva suggerito di inserire nel protocollo d'intesa delle clausole per costringere l'Enel a rispettare l'ambiente del lago. Non siamo stati capaci (in qualcuno è mancata la volontà) di imporle ai sindaci: che ci facciamo qua?».
Viene una battuta finale: a star dentro si può combattere; chiamarsi fuori... si rischia lo sfaldamento. Tranchant la conclusione di Armani: «Se sto dentro io deve uscire chi ha tradito la comunità, punto e basta». Come si capisce, un vento di bufera soffia sul lago d'Idro.

di Giuliano Beltrami su l'Adige

Invia ad un amico Visualizza per la stampa

Vedi anche