12 Aprile 2019, 07.09
Eco del Perlasca

Il cuore artificiale, o meccanico

di Davide Lancellotti

Questa fantastica macchina, nata in Russia 1937 e diventata un punto di riferimento per il trapianto di cuori solo negli anni duemila, permette di sostituire completamente e talvolta permanentemente il cuore umano


I primi esperimenti
Il primo esemplare di cuore artificiale fu creato da Vladimir Demichov nell’allora URSS nel 1937, non si sa molto dei suoi esperimenti, ma viene comunque considerato il primo creatore di questa macchina.

Solo qualche anno dopo, nel 1952, un gruppo di chirurghi americani impiantò, per 50 minuti, un cuore artificiale che sostituì completamente il miocardio durante l’intervento.

Sebbene non fu nemmeno un’ora, questa viene considerata una pietra miliare della chirurgia perché fu il primo caso di sopravvivenza in cui una macchina sostituì il cuore.
Dopo questo esempio, molti ricercatori si sono dilettati nella creazione di un cuore che potesse essere permanente.

I modelli oggi approvati all’uso
Ce ne sono davvero pochi completamente approvati dalle società competenti nei singoli stati, quindi non è poi così raro trovare paesi dove effettuano dei trapianti illegali, come in Cina o in Messico (Stati che tra l’altro permettono molte terapie che non sono approvate in altre nazioni).
Ad ogni modo, la FDA ne ha autorizzati due.

Il primo è il “cuore artificiale completo e provvisorio CardioWest”, che ottenne la sua autorizzazione nel 2004. All’inizio fu ideato come cuore permanente, ma oggi viene solo usato come mezzo di transito in operazione dove il cuore abbia avuto un collasso biventricolare.
Ci sono stati più di 1000 interventi con questo tipo di cuore, con circa 200 pazienti salvati ogni anno. Inoltre, durante la sperimentazione clinica, il New England Journal of Medicine ha accertato che c’è stato il 79% di pazienti salvati durante il trapianto.

Il secondo modello è il “Cuore sostitutivo AbioCor” che è stato ideato anch’esso come cuore permanente. Esso è però approvato solo per pazienti che hanno malattie cardiache all’ultimo stadio e che interessano entrambi i ventricoli. Il suo primo impianto è stato nel 2009 e, su 15 trapianti riusciti, un paziente è riuscito a vivere per ben 512 giorni.

Funzionamento
Per prima cosa deve essere distinto dal VAD (assistente meccanico cardiaco) perché questo cuore rimpiazza completamente quello biologico, a differenza della tecnica sopracitata, il cui unico scopo è assistere il cuore.

La procedura è uguale a quella di un trapianto di un organo biologico, solo che in questo caso la macchina che si sta inserendo funziona ad energia elettrica ed è fatta di puro metallo.

Una volta inserito il nuovo cuore, lo si collega alle vene e arterie principali e gli si dà energia, mettendolo in moto.
Curiosamente, questo meccanismo pompa il sangue, come un miocardio normale, ma non avrà un battito perché non ci sono muscoli che si contraggono e rilassano, perciò in un EGC il paziente mostrerà la linea piatta.

Il post-operatorio
Come un trapianto normale, anche in questo caso ci sono i rischi di rigetto ed infezione, che richiedono sempre terapie ad hoc che talvolta portano pure all’espianto del cuore perché completamente rigettato.

Oltre alle normali complicazioni post-operatorie, in questo caso ci sarà un’altro problema piuttosto considerevole, il fatto che questo cuore richiede energia.

L’unico modo per fornire energia è collegare una batteria, che dura al massimo un paio di giorni e che richiede sostituzioni continue, inoltre, essendo una macchina, può avere dei problemi meccanici legati a difetti di fabbrica (anche se molto rari) oppure ad errori chirurgici fatti durante l’impianto.

Tutti lo possono ricevere?
Teoricamente sì, ma essendo una macchina complessa si usa solo nei casi in cui il paziente sarebbe deceduto se avesse continuato a tenere il suo cuore dentro al petto.

Sfortunatamente, non può essere impiantato nei bambini per due motivi.
Il primo è che i bambini crescono, mentre una macchina non può crescere, perciò servirebbero molteplici interventi di adattamento.

Per seconda cosa queste macchine non possono essere costruite sotto una certa dimensione, il che rende impossibile l’impianto nei più giovani.
Molti team sono alla ricerca di una soluzione al secondo problema, anche se la strada è molto ripida e chiederà molti anni di sperimentazione, ad ogni modo non potrebbe mai essere una soluzione definitiva, al massimo un cuore temporaneo in attesa di trovare un donatore deceduto.

In ogni caso, ricevere un cuore biologico resta la migliore opzione, ma, vista la scarsa disponibilità di cuori “veri” in rapporto al numero di richiedenti, queste soluzioni possono anche essere permanenti, sebbene con delle complicazioni.

Sono convinto che prima o poi si avrà un cuore che sostituisca completamente e soprattutto permanentemente quello biologico, così si ridurrebbe al minimo il numero di morti per indisponibilità di organi, anche perché il cuore, proprio per la sua conformazione di “semplice pompa”, è l’organo più facile, nonché l’unico, che per ora può essere ricreato meccanicamente.

Resto fiducioso nello sviluppo della scienza medica, tutto per salvare vite.

Davide Lancellotti




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