Continuano le nostre interviste ai primi cittadini della Valle. Abbiamo fatto due chiacchiere con Claudio Zambelli, sindaco di Lavenone, al suo terzo mandato e con alle spalle ben 13 anni di amministrazione
Claudio Zambelli è uno dei sindaci più longevi della Valle Sabbia, ormai al terzo mandato e in procinto di concluderlo, fra un anno e mezzo. Nonostante ciò, ha ancora tanta voglia di realizzare nuove cose per il suo Comune e per la propria popolazione, confrontandosi con lo spopolamento inesorabile del piccolo Comune che collega la Valle al Lago d’Idro, e una popolazione che difficilmente si rinnova. Una chiacchierata - fiume che ha portato a toccare tanti e vari argomenti. Zambelli ha molte certezze. Tranne una...
Sindaco Zambelli, al terzo mandato e dopo 13 anni di amministrazione, ci tracci un bilancio del suo operato fin qui.
In questi 13 anni penso di aver lasciato una bella impronta, testimoniata dalle cose che abbiamo fatto: il recupero della casa diroccata di fianco al Municipio, dove sono stati ricavati la Sala Consiliare, la sede degli anziani e il bar - affidato alla cooperativa Cogess - dove prima c’era la sede degli artisti valsabbini. Una precisazione sulla Sala Consiliare: ai tempi la minoranza di allora ci fece perdere 180mila euro di finanziamento pubblico. L’unica minoranza che ha fatto perdere una somma del genere al proprio Comune. Questa minoranza diceva che eravamo una lista di “spiedisti” e che in sei mesi ci avrebbero mandati a casa. Sono sindaco da 13 anni, a questo punto il sassolino dalla scarpa posso togliermelo. Detto ciò, abbiamo allargato la strada provinciale che sale verso Idro e il Trentino, intervento a carico della Provincia. Abbiamo preso 1 milione e 130mila euro per la galleria di scolo del lago d’Idro, opera dalla quale inizialmente ci avevano tagliato fuori, e con questi fondi abbiamo realizzato l’ostello, recuperato un’altra casa fatiscente, rifatto la strada ciclopedonale che sale alla parte alta del paese, rifacendo gli antichi 98 scalini, e un percorso ad anello intorno al paese sempre ciclopedonale. Nel 2009, poi, abbiamo inaugurato due centraline di produzione di energia elettrica grazie alla rete idrica che ci garantiscono dai 100 ai 200 mila euro annui aggiungendo che l’impianto, costato 7,5 milioni di euro, nel 2024 sarà completamente di proprietà del Comune. Infatti, grazie a queste centraline, abbiamo potuto non far pagare le imposte comunali ai nostri cittadini fintanto che lo Stato ci ha permesso di farlo.
Per l’ultimo anno e mezzo ha in serbo altro?
Stiamo realizzando un parcheggio a Presegno, finanziato dal progetto “Valli Resilienti”, e abbiamo realizzato anche dei box auto, quasi tutti già affidati. In questo periodo, però, diventa difficile anche per noi dire cosa si farà, perché entrate non ce ne sono, e in questi due anni anche dalle centraline abbiamo avuto un dimezzamento di produzione, causa scarse precipitazioni piovose, e dallo stato centrale i trasferimenti sono sempre minori. Purtroppo siamo un paese che sta morendo, morendo di vecchiaia. Non ci sono nascite, il 60% della popolazione è oltre i 60 anni.
E come mai secondo Lei i giovani a Lavenone, tolto il basso indice di natalità, non rimangono?
Secondo me perché, soprattutto negli anni d’oro del boom economico, sono state attuate delle politiche edilizie sbagliate. Dove si poteva fabbricare e c’erano i soldi per farlo, veniva imposto di recuperare quello che già c’era. Costi doppi e comfort dimezzati.
Amministrativamente parlando, invece, Lavenone potrebbe continuare a vivere se non ci fosse la possibilità di fare aggregazioni?
Assolutamente no. E anzi, noi oggi partecipiamo a tutte le aggregazioni... anche perché con due impiegati e uno stradino difficilmente potremmo andare avanti. E ogni giorno vengono cambiate delle regole, e occorre qualcuno che stia al passo con questi cambiamenti e studi le normative. Per i piccoli Comuni è difficile andare avanti. I grandi si erano strutturati per aree già prima e quindi hanno potuto condividere competenze anche con noi più piccoli.
Partita dei rifiuti. Porta a porta o misto?
Abbiamo scelto noi di optare per il sistema misto, vista la morfologia del territorio. Ci hanno comunicato che noi inizieremo dal 15 gennaio in poi. Volevano mandarci già il mese prossimo i contenitori, ma per evitare disguidi e trovarmi i sacchi fuori già a dicembre, mi sono opposto. Dobbiamo ancora fare gli incontri con la popolazione e capire come reagirà, ma io ho aspettato fino all’ultimo per arrivare a questa soluzione. Ho sempre detto che sarei stato l’ultimo Comune ad accettare soluzioni di differenziata, per una questione di comodità per i cittadini, però adesso che la Comunità Montana ha preso in carico tutta la questione, non vorrei rischiare di trovarmi nei cassonetti l’immondizia di quelli di Vestone e di quelli di Idro.
L’affidamento del bar di proprietà del Comune ad una cooperativa, che peraltro impiega dei ragazzi diversamente abili al suo interno, delinea un’attenzione particolare per il sociale.
Guardi, è successo tutto un po’ per caso, perché quando tre anni fa facemmo il bando - e parteciparono Cogess e un’altra realtà, - non sapevamo cosa sarebbe successo. Poi, una volta parlato con la direttrice della cooperativa, nonostante fossimo tutti un po’ dubbiosi, ci è stato spiegato che sarebbero stati impiegati dei ragazzi diversamente abili, e allora la cosa è cambiata. I ragazzi si danno molto da fare, ed è giusto che la nostra piccola comunità dia il suo supporto in questo senso.
E la sorpresa del Bed & Breakfast? Cosa vuol dire per un piccolo centro come Lavenone?
Interamente finanziato da Cariplo e AirBnB. Sono stato a Palermo quindici giorni fa proprio perché volevo sentire il nome di Lavenone e avere la certezza di essere stato inserito nel terzetto dei Comuni premiati, insieme a Civita Campomarano in Molise e Sambuca in Sicilia. Siccome il piano inferiore era vincolato ad attività di biblioteca, per venire incontro alla doppia anima di questo luogo, gli architetti creeranno degli arredamenti che possano fare sia da bed & breakfast che da biblioteca. E gli architetti mi hanno assicurato della fattibilità della cosa e che l’intervento, nella primavera del 2018, durerà una settimana. E il 16 di novembre invece mi recherò, in un tour promozionale, a Civita di Bagnoregio, dove l’anno scorso è stato inaugurato il primo intervento di questo tipo. Voglio proprio vedere come hanno operato.
Per concludere, ciclicamente ritorna a Lavenone la polemica sulle frasi, dipinte sui muri, inneggianti a Mussolini e al Ventennio. Qual è il suo pensiero?
Le frasi sono tre, di cui due oggi ben visibili. Inizialmente le cancellarono con della calce, ma il tempo ce le ha restituite. Negli anni Ottanta io sono stato uno dei critici e volevo la loro eliminazione; poi, quando venne realizzato il murales con tutta la sua implicita simbologia, l’aquila ormai in decomposizione, il fascio esploso e così via, ho cambiato idea. Non nego che oggi vedo motociclisti che passando tendono il braccio e fanno il saluto. E’ storia, bella o brutta che sia, è storia. E dobbiamo fare i conti con quello che siamo stati, e quegli slogan rimangono a monito di quanto successo. Non possiamo agire sulla testa e sul pensiero di certe persone, sulla loro mentalità: lì sì che torneremmo ad essere qualcosa che di più simile a un regime totalitario non esiste.
E Zambelli, cosa sarà dopo di lei, nel 2019?
E chi lo sa. Chi vivrà vedrà... e vista l’età dei lavenonesi, vedremo ben tutti cosa succederà!