24 Agosto 2019, 10.38
Lettere

I giovani d'oggi, come pietre che rotolano

di Marco Vaccaro

Un giovane laureato in Scienze Sociologiche, volontario dell’Associazione “Rio de Oro Onlus” di Gavardo, riflette sul rapporto tra gioventù, stereotipi e libertà in Italia


“Like a rollingstone” cantava Bob Dylan nel ’95 e in questo periodo più che mai i ritmi rock e la poeticità del testo mi frullano nella mente.

Sebbene il messaggio che il cantautore del Minnesota cercava di comunicare sia ben diverso – ma forse non troppo – dalla riflessione che ha scatenato nella mia mente, io credo che la similitudine del brano sia una delle più adatte a trasmettere gli stati d’animo delle generazioni più giovani e dunque anche della mia. 
 
Il brano racconta infatti di una ragazza appartenente alla classe benestante caduta in disgrazia e costretta a vivere di vagabondaggio, senza però destare il minimo sospetto di un suo reale malessere procurato da tale condizione. Il tono del brano sembra voler esprimere e far scaturire una rabbia nei confronti delle costruzioni sociali, dei percorsi prestabiliti per cantare invece la ricerca di libertà rivolta alle generazioni più giovani. 
 
Ma veniamo al dunque. Non è tanto di condizioni economiche che mi preme parlare, quanto piuttosto di giovani e di libertà. “Non ci sono più i giovani di una volta” è la frase ad effetto che tutti gli under 30, per fare una stima, puntualmente odiano.
 
Da quanto emerge dalle indagini ISTAT degli ultimi anni (Dati Istat del 2013, 2014, 2017) e indubbiamente anche dalla mia personale appartenenza a tale generazione, appare un quadro piuttosto confuso dell’essere giovani in Italia. Emergono le paure dello studio legate spesso all’impossibilità di poter esercitare la professione tanto ambita e che possa far campare una famiglia. Emergono i climi di tensione tra i giovani e i meno giovani, emerge ancora una volta come già successo anni fa, la contrapposizione tra la ricerca della libertà – intesa come la propria strada – e la conformazione spesso forzata a costruzioni sociali e percorsi prestabiliti.

Sì, ci sono i giovani non impegnati, quelli non interessati all’informazione e alla partecipazione politica (senza contare che in Italia proprio questi tassi raggiungono percentuali bassissime per ogni età), ci sono i "mammoni" spesso costretti a doversi fare carico di tale etichetta per ragioni sociali e/o economiche.

Tuttavia è anche vero che emerge una piccola parte di giovani – e ancora una volta è la mia personale esperienza a farmi riflettere e ad influenzarmi su questo aspetto – che si interessa, si spende per il prossimo magari anche a fianco di associazioni presenti sul nostro territorio, ha paura ma ancora sogna, e questa parte silenziosa di gioventù non dev’essere dimenticata.
 
Questa mia lettera dunque è nata da una riflessione che parte da molto lontano e non vuole essere un intento ancora una volta ad accentuare la faida tra i giovani d’oggi e i giovani di tempi ormai andati, ma cerca di far riflettere chi la leggerà, giovani e meno giovani, sui tempi e i contesti nei quali siamo immersi. Cerca di far riflettere i meno giovani sul fatto che sia probabilmente arrivato il momento di ammettere che quelli di una volta – qualunque potessero essere le loro caratteristiche – effettivamente non ci siano più.

È vero che “quelli di una volta” sono stati sostituiti da altri giovani, magari più confusi, magari costretti a farsi carico di difficoltà differenti rispetto alle generazioni precedenti, ma ciò non significa che siano meno promettenti e che dunque – come si suol dire – sia possibile “fare di tutta l’erba un fascio”. Queste parole hanno l’obiettivo di far riflettere ugualmente i giovani, come me, e di rassicurarli sul fatto che forse a volte sia anche giusto non perdere la dinamicità, magari un tratto tipico dell’età adolescenziale, ma ancora fondamentale ad ogni età nel contesto di precarietà nel quale siamo immersi. 
 
Dunque, è forse vero che risulta essenziale, oggi più che mai per noi giovani, trovare il coraggio per farsi rotolare... “like a rollingstone”.

Firmato, un 22enne che crede nella sua generazione e in quelle future. 


Commenti:
ID81728 - 24/08/2019 12:56:24 - (PETER72) - Non ci sono più...

i giovani di una volta... soprattutto in quantità certifica l'ISTAT. Se prima per ogni vecchio c'erano tre giovani oggi é il contrario

ID81729 - 24/08/2019 13:16:08 - (Tc) - ...

i giovani di oggi son figli dei giovani di una volta che a loro volta eran figli di altri tempi...i giovani d'oggi hanno cio' che i giovani di prima gli han lasciato,c'è' solo da sperare che i giovani d'oggi lascino molto di piu' dei loro predecessori e che sappiano sfruttare al meglio tutte le possibilita' che avranno sottomano.

ID81732 - 24/08/2019 18:31:28 - (Avvocato) -

Non ci sono più le mezze stagioni di una volta e l'ISTAT certifica che ci sono sempre più vecchi a dedicarsi allo sport della super cazzola

ID81736 - 24/08/2019 22:21:42 - (PETER72) - X l'avvocato...

di 3 commenti il tuo é l'unico fuori tema... quí si parlava di giovani.

ID81737 - 25/08/2019 09:13:25 - (Avvocato) -

Ah si hai ragione Peter pan

ID81740 - 25/08/2019 12:10:59 - (Tc) - ...

l'avvocato sportivo...

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