15 Marzo 2007, 00.00
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Vaccinazioni

Dal 2010 decideranno i genitori

Fa discutere la recente legge approvata dal Consiglio regionale del Veneto che prevede la sospensione dell’obbligatorietŕ per i bambini. In Lombardia per ora nulla cambia, ma dal 2010 sceglieranno i genitori.

Libertà. Libertà di decidere se vaccinare i propri figli oppure no. Una libertà, tuttavia, che non deve dimenticare che «la disponibilità di vaccini efficaci e sicuri ha fornito il massimo contributo in termini di miglioramento dello stato generale di salute della popolazione».
Ma siamo «maturi» per continuare a garantire un’adeguata copertura vaccinale - superiore al 95% come accade nel Bresciano - in assenza dell’obbligo? Il Piano nazionale vaccini 2005-2007 - per forza e per convinzione - indica un «percorso verso il superamento dell’obbligo». Percorso che deve essere condiviso con le Regioni che, dopo le modifiche del Titolo V della Costituzione, hanno competenza in materia di prevenzione.

Un decentramento che il Veneto ha pienamente accolto, approvando nei giorni scorsi - seppur di misura - una legge che sospende l’obbligo dei vaccini per l’età evolutiva nel suo territorio. Decisione che ha sollevato molte perplessità nella comunità scientifica dei pediatri, ma anche molte approvazioni. Plaudono, infatti, i vari «comitati anti-vaccinazioni» che definiscono quella del Veneto «una scelta di civiltà».

In Lombardia, per ora, nulla cambia: rimangono obbligatorie le vaccinazioni indicate dal Piano nazionale, continuano ad essere facoltative le altre con la possibilità - nei limiti delle disponibilità di vaccini, dovute alle priorità di salute pubblica indicate dalle singole - di effettuare il vaccino negli ambulatori pubblici. L’obbligo alla vaccinazione in Europa vige solo in Italia, Portogallo e Grecia e, per la normativa dell’Unione Europea, dovrebbe cessare entro il 2010.
Nel Piano nazionale è scritto: «Tra gli indicatori a favore dell’offerta attiva vi sono un sistema informativo efficace, un’adeguata copertura vaccinale, un sistema di sorveglianza delle malattie trasmissibili e un buon sistema di monitoraggio degli eventi avversi al vaccino».
Se la Regione ha raggiunto questi obiettivi, «si può iniziare un percorso per una futura sperimentazione della sospensione dell’obbligo vaccinale». I pediatri - singolarmente o attraverso le Società scientifiche - esprimono perplessità non tanto sul percorso verso il superamento dell’obbligo, quanto sul fatto che esso venga seguito a «macchia di leopardo» nelle varie Regioni italiane.

«Togliere improvvisamente l’obbligo solo in una Regione - ha avvertito Guarino della Società italiana di pediatria (Sip) - generando inevitabilmente un abbassamento di copertura vaccinale in quell’area, rappresenta, invece, un grande pericolo». La Sip sostiene, anche, «che le vaccinazioni sono innanzitutto un diritto dei bambini, e le istituzioni devono in ogni modo tutelare il rispetto di questo diritto». Fermo restando che, per l’iscrizione dei figli alla scuola dell’infanzia o alla scuola dell’obbligo viene richiesto un documento in cui si certifica che il bambino ha effettuato tutte le vaccinazioni obbligatorie. «Rischiando così - spiegano i pediatri - di vaccinare i piccoli a tre anni, prima dell’iscrizione a scuola, quando il picco della meningite, solo per fare un esempio, si ha nel primo anno di vita».

«Se si abbassa il numero di bambini vaccinati, aumenta il rischio che la malattia possa di nuovo manifestarsi perché, ricordiamolo, solo il vaiolo è stato eradicato - commenta la pediatra Elena Vavassori -. Eliminare l’obbligatorietà potrebbe comportare dei rischi perché se aumenta la scelta di non vaccinare i bambini, aumenta il rischio per tutta la collettività: non si tratta di una scelta singola e individuale, ma di un comportamento che ha un forte impatto sociale».
In realtà, dall’esperienza della stessa dott. Vavassori, i genitori chiedono di vaccinare i loro bambini non solo con quelle obbligatorie, ma anche con quelle raccomandate. Le vaccinazioni obbligatorie vengono fatte gratuitamente a tutti i bambini (in un anno in città ne nascono 1500) negli ambulatori di igiene dell’Asl.

Esiste una disponibilità anche per i vaccini raccomandati, ma quantitativamente inferiore perché - come spiegano all’Asl - «l’azienda individua priorità di intervento per la salute pubblica e in questa fase è impegnata in una campagna vaccinale per l’eradicazione definitiva dei germi del morbillo». Ovviamente, i genitori sono liberi di acquistare i vaccini in farmacia e di recarsi dal pediatra per la vaccinazione. Con qualche sorpresa: il vaccino contro lo pneumococco in farmacia costa 93,69 euro ai quali si deve aggiungere il costo della prestazione professionale del pediatra; negli ambulatori di igiene, invece, la vaccinazione costa la metà.

Ed il vaccino per la prevenzione del cancro del collo dell’utero che il ministro Turco aveva «garantito» a tutte le dodicenni? Per ora, solo parole. In farmacia, però, la dose è già disponibile e costa 188 euro la fiala. Il ciclo ne prevede tre.

Anna Della Moretta dal Giornale di Brescia


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