Pressione alta, un'epidemia

L'Europa 'stringe l'assedio' contro l'emergenza pressione alta. Un'epidemia silenziosa che solo in Italia interessa circa 12 milioni di persone, e che rappresenta il primo fattore di rischio per patologie 'killer' quali infarto e ictus. E la comunità scientifica del Vecchio continente lancia infatti ufficialmente le sue nuove linee guida. E tra le novità del documento, che sostituisce quello redatto nel 2003, compare una nuova 'zona rossa'.

"Mentre per la popolazione generale la soglia del rischio rimane quella dei 140/90 mmHg - spiega Giuseppe Mancia, direttore di Clinica medica al Dipartimento di Medicina clinica dell'università degli Studi di Milano-Bicocca, ospedale San Gerardo di Monza - per i pazienti obesi o sovrappeso, oppure che hanno alle spalle una storia di infarto, ictus e malattie renali, il livello di allarme si abbassa a 130/80 mmHg". In altre parole, "per tutte le persone senza particolari problemi di salute, anziani compresi, la parola d'ordine è scendere a livelli pressori inferiori a 140/90, mentre chi presenta fattori di rischio aggiuntivi deve scendere sotto i 130/80".

Il nuovo motto, insomma, é "soglia flessibile, obiettivo flessibile". L'Italia - ricordano gli esperti - è ai primi posti nella classifica dell'ipertensione nei Paesi industrializzati. Nella penisola sono ipertesi quasi il 45% degli uomini e il 31% delle donne. Per i maschi il 'primato' spetta alla Polonia (68,9%), seguita da Germania (60,2%), Finlandia (51%), Giappone (50,1%) e Italia, a pari merito con la Svezia; per le femmine la prima della lista resta sempre la Polonia (72,5%), seguita da Germania (50,3%), Spagna (44,3%), Giappone (43,3%), Gran Bretagna e Finlandia (35%) e Italia.
Eppure, 'zoomando' sullo Stivale emerge che solo il 13,6% degli italiani (dati Istat) si definisce malato di ipertensione. E il 16,3% degli adulti confessa di non aver mai fatto un controllo della pressione in vita sua. In altre parole, quando si parla della prima causa di morte al mondo gli italiani non sanno, o preferiscono non sapere. Risultato: solo il 15-20% dei connazionali ipertesi scende sotto i 140/90 mmgHg, e appena il 3% di quelli ad alto rischio raggiunge valori inferiori ai 130/80. Non è tutto: il 20% dei pazienti ritenuti normotesi dal medico, se ripetono il test a casa rivelano livelli di pressione più alta.

Da qui la seconda novità delle linee guida: "Dopo tante, contrastanti discussioni - riprende Mancia - il documento dà il via libera all'automisurazione della pressione". Parola di specialisti, quindi, misurarsi con costanza la pressione a domicilio può diventare un 'fai-da-te' salvavita. Anche perché, sono convinti gli esperti europei, coinvolgere il paziente lo responsabilizza e lo aiuta a capire l'importanza di sottoporsi a controlli regolari e di seguire le indicazioni del medico. "Il rischio da evitare è invece il 'fai-da-te'nelle cure - puntualizza Mancia - Interpellate sempre il medico".
Infine, gli altri due punti delle nuove linee guida. Uno decreta la fine della monoterapia: "Molto spesso un singolo farmaco basta - riferisce Mancia - ma serve una terapia di combinazione, con due o più medicinali, magari a piccole dosi". L'ultimo aspetto riguarda poi la necessità di valutare il danno d'organo legato all'ipertensione", afferma lo specialista. Senza dimenticare dieta ed esercizio fisico.

fonte Adnkronos

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