09 Ottobre 2016, 08.32
Pertica Alta Valsabbia
Maestro John

Mi ricordo montagne verdi

di John Comini

Quarta settimana di scuola. Il 4 ottobre si ricordava San Francesco. Quand’ero bambino si iniziava la scuola il primo di ottobre e dopo 3 giorni era già vacanza. Che bellezza! Non saprei dire però se la cosa fosse condivisa dalle mamme… 


Al di là che sia vacanza o meno, la storia di San Francesco è così incredibile da non parer vera.
La famiglia benestante, la giovinezza trascorsa tra liete brigate, la conversione, l’amore assoluto e totale per Dio e la natura, la sua testardaggine come figlio, la compassione e la misericordia verso i più deboli, la sua “febbre d’amore” verso gli ultimi.

E i suoi mille e mille “fioretti”, dal lupo di Gubbio alla predica agli uccelli, dal Cantico delle creature all’incontro con il Papa, dall’amicizia verso Santa Chiara all’incontro con il sultano.

La vita di San Francesco ha incantato popoli interi, artisti come Giotto e registi come Rossellini.
Anche nei nostri paesi molti ragazzi e ragazze hanno messo in scena il musical “Forza venite gente” che ricorda il cammino di quel “giullare di Dio”.

Quando insegnavo a Mocasina avevamo vinto un concorso nazionale per un grande murales (di carta) con il disegno del Cantico delle Creature. 
 
Ricordo la bellissima canzone cantata da Baglioni

“Dolce è sentire come nel mio cuore
ora umilmente sta nascendo amore
dolce è capire che non son più solo
ma che son parte di una immensa vita
che generosa risplende intorno a me
dono di Lui, del Suo immenso amore.
Ci ha dato il cielo e le chiare stelle
fratello sole e sorella luna
la madre terra, con frutti, prati e fiori
il fuoco e il vento, l’aria e l’acqua pura
fonte di vita per le sue creature
dono di Lui, del Suo immenso amore.”
 
A Prevalle il 29 settembre c’è stata vacanza per la festa del patrono, San Michele.
Un bambino alza la mano: è Davide, un vero mago dei numeri e bravissimo a recitare (ha interpretato con grande successo la parte di Pinocchio, in uno spettacolo realizzato lo scorso autunno con i seminaristi).
Chiede: “Ma siccome a Prevalle c’è anche San Zenone, perché non festeggiamo anche quello?

Furbo, il Davide! Mi ricorda la canzoncina che si cantava una volta, “la settimana dello studente”:

Il lunedì è giorno di baldoria oh che bella storia non voglio più studiar
il martedì è il giorno susseguente non voglio far più niente non voglio più studiar
il mercoledì è giorno di mercato sarebbe un gran peccato se avessi da studiar
il giovedì è giorno di vacanza oh che bella usanza non voglio più studiar
il venerdì è giorno benedetto io voglio stare a letto non voglio più studiar
(variante: il venerdì è giorno di digiuno sarebbe inopportuno se avessi da studiar)
il sabato è giorno di vigilia sarebbe meraviglia se avessi da studiar…
E la domenica è giorno di riposo sarebbe scandaloso se avessi da studiar…

In effetti un tempo si stava a casa il giovedì, negli altri giorni si andava a scuola dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 (escluso il sabato, solo al mattino).
Insomma, gli studenti facevano meno ore a scuola, avevano meno quaderni, uno a quadretti ed uno a righe (adesso ne hanno uno per materia) e meno libri (adesso, si sa, ci sono problemi di peso degli zaini).  
Ma c’è una cosa che accomuna gli scolari del passato e quelli moderni: il miraggio delle vacanze estive! 

Tutte le estati andavo alla colonia di Livemmo (Pertica Alta.)
Si partiva col pullman del Nicolini, con la nostra valigia piena di indumenti con ricamato nome e cognome. Già allora avevamo le mutande firmate.
A casa, prima di partire, scrivevo sulle gialle cartoline postali: “Cara mamma, io sto bene, mangio molto”, c’era già il francobollo, così non si perdeva tempo, le spedivo ogni settimana e i miei sapevano che stavo bene e che mangiavo molto.
Sul pullman cantavamo “La laura l’è troppo giovane, ulta el fé pirla el fé lasel lé a secà fin dumà”…quando l’avevamo cantata tutta eravamo arrivati.
Io non sono mai stato male sul pullman, ma avevo sempre il mio sacchetto pronto per ogni evenienza.

Che nostalgia per quelle camerate, per le passeggiate, per le marmellate Zuegg, per i ciclamini.
Nomi che suonano come mete magiche: Belprato, Pian di Vaghezza, Barbaine, Odeno, Onodegno, Fornodono: altro che Maldive!
Che giocate in pineta, quanti fortini costruiti con le liane e le frasche, quante battaglie tra indiani e cow boy.
La discussione più grande era chi doveva fare l’indiano, rassegnato alla sconfitta.
Le bambine costruivano collane con le foglie.

La sera la signorina Orsolina ci mostrava le filmine della massoneria, e noi andavamo a dormire con la testa piena di cose strane, mentre fuori si sentivano quelli dell’osteria che giocavano a morra: “Ses, sic, tutti!

Si organizzavano piccole rappresentazioni, io cantavo “Profumi e balocchi
Tutta sfolgorante è la vetrina piena di balocchi e profumi
entra con la mamma la bambina tra lo sfolgorio di quei lumi
comanda signora “Cipria colonia e Coty”
“Mamma - mormora la bambina mentre pieni di pianto ha gli occhi-
per la tua piccolina non compri mai balocchi
mamma tu compri soltanto i profumi per te…” 

E quando in un crescendo melodrammatico concludevo con la bambina agonizzante, con la mamma che corre a vuotar tutta la vetrina per la sua figliola malata, l’emozione della colonia era palpabile.
E al finale “Piange la mamma pentita stringendola al cuor

l’Orsolina piangeva, la Gina Tortelli piangeva, don Angelo Callegari piangeva
, le cuoche piangevano, le signorine piangevano, i bambini piangevano e io in camerata mi addormentavo beato del mio successo.

Le mattine ci si lavava con l’acqua gelida, raccolta dentro un catino.
La domenica i familiari potevano far visita ai propri pargoli, ma guai ad entrare in colonia!
I miei qualche volta salivano su per la strada a zigozago, con la Multipla, poi andavamo su un prato e mangiavamo l’anguria.

Finito il turno, si tornava a casa, e la sera prima si cantava:
“Anché l’è la vigilia dumà l’è la partensa se fa la riverensa ai asegn che sta ché”.
Tra gli asegn più tardi ho scoperto che c’era mia moglie, che si  faceva tre turni di fila, ma il destino ha voluto che ci incontrassimo più tardi, per fortuna mia…e sua…
Sul pullman del ritorno, già a Belprato cantavamo “Siamo arrivati ai nostri paesi” come se fossimo degli emigranti reduci dall’America, e a me scendeva una lacrima sul viso, come a Bobby Solo....

Dopo Livemmo andavo al mare: stesse cartoline, stesse mutande firmate, stessi posti sul pullman, stesso autista, stesse canzoni, cambiava solo il trainer, al posto della cara Orsolina avevamo la madre Crocifissa.
Al mattino c’era l’alzabandiera, poi stavamo fermi immobili ore e ore al sole a prendere l’abbronzatura, poi ci si girava come su uno spiedo.
Quando passavano i bambini di altre colonie si chiedeva loro: - Di che colonia siete? Ci affratellavano i cappellini bianchi.

E’ al mare che ho conosciuto il mio primo amore.
Una bambina dalla faccia paffuta, col cappellino bianco. Quando son partito col pullman, era lì sul lungomare che mi guardava e mi ha sorriso.
Allora mi sono perdutamente innamorato di lei. Ma la corriera stava partendo, e il nostro amore come è nato è finito.
Chissà dove sarà adesso? Non so neppure il nome. Forse si chiamava Marina ed era di Carrara, ce l’aveva scritto sul cappellino…
Marina, Marina, dove sei adesso? Non riesco a capire, eppure le storie continuano a finire.

Giocavamo a barbanzè, un filo di ferro da piantare dritto nella sabbia usando varie strategie con aumento di difficoltà: palmo, dorso, salto doppio carpiato.
Con gli zoccoli facevamo “ciapa el tram balurda, ciapel tè che me so surda, tichet ticat lasel andà…
I miei zoccoli con lo stemma della Juve una volta hanno perso il tram e mi son trovato con uno zoccolo milanista ed uno interista, praticamente un derby.

Il momento del bagno era eccitante.
La madre ci diceva: “Non mangiate prima di tre ore, attenti alle buche, ai granchi, agli scogli, attenti all’acqua fredda, attenti all’acqua salata.”
Io tenevo ben saldo il mio salvagente con una paperetta di prua, e mi affidavo a Dio…Al fischio della madre urlavamo come ossessi, entravamo in acqua sempre urlando, poi dopo qualche secondo ci fermavamo un istante, e  un minuto dopo il bagnino ci faceva risalire con bracciate di acqua salata.
E’ per tutto questo che quando sono andato in viaggio di nozze in Sicilia ho detto a mia moglie: “Se faccio così con la mano non ti sto salutando, è segno che sto annegando.”

Livemmo…se ci penso mi prende la nostalgia canaglia e non mi lascia più.
Quando morirò ho chiesto che le mie ceneri siano sparse in quella pineta, dove ho conosciuto la felicità.
 
C’è un’ape che si posa
su un bottone di rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
 (Trilussa)

Da qualche giorno, nella strada delle Case INA di Gavardo,
c’è il gioco del “mondo” disegnato con gessetti multicolori sull’asfalto.
Accanto c’è una scritta: “10 € per chi vuol giocare”. Simpatici questi bambini, hanno capito come va il mondo!

Venerdì 7 ottobre era la Giornata Mondiale del sorriso.
 Proprio in questi giorni è rientrata una bambina dal Pakistan.
Inizialmente, in mezzo agli altri bambini era piuttosto timida e impacciata, ma appena si è seduta al proprio banco mi ha regalato un bellissimo sorriso. Bentornata, Zaniab! 

Finisco con Coelho, che ricorda alcune cose che ha imparato nella vita: 
- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni. 
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla. 
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano. 
- Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi. 
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te. 
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era  necessario fare, affrontandone le conseguenze. 
- Che la pazienza richiede molta pratica. 
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo. 
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti. 
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso. 
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse. 
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso. 
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari. 
- Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo. 
- Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. 
- La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta. 
- Non cercare le apparenze, possono ingannare. 
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia. 
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. 
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero! 
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare. 
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice. 
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. 
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. 
- L'amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un the. Ma io preferisco una pizza alle cipolle…
 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.
 
maestro di Prevalle John Comini
 


Commenti:
ID68778 - 09/10/2016 20:39:52 - (guidoassoni) -

ma che bella salopette. Bei ricordi caro John. E fortuna che abbiamo mantenuto buona memoria

ID68779 - 10/10/2016 10:22:00 - (paolocatterina) - Magia e poesia del Maestro...

Ricordi fantastici e struggenti...caro John hai il potere di evocare cose che credevo relegate sul fondo limaccioso delle emozioni lontane... invece...Queste fantastiche memorie mi hanno riportato alla mente la mia prof di francese del Liceo, Rossana Prestini, studiosa di arte e di storie bresciane - nota nel Parnaso bresciano come Pìa Mìgole per via della magrezza .Ricordo come fosse ieri e ancora canticchio quella canzone che ci faceva ascoltare dalla voce di Yves Montand: Bras dessus bras dessous... quel ritornello che dice "gais comme deux écoliers le jour des vacances, gais comme deux moineaux sur la meme branche, gais comme deux amants au bal du dimanche..." è ancora l'immagine più autentica della felicità spensierata...Grazie John... so già che andrai ad ascoltare quella vecchia canzone francese... felice come i tuoi scolari il giorno delle vacanze, come i passerotti sullo stesso ramo, come gli amanti al ballo della domenica...

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