07 Ottobre 2012, 12.00
Pillole di psicologia

Fra memoria e destino

La memoria è uno strumento utile a patto che non trasformi i ricordi e quindi il passato in un ostacolo, una zavorra per la nostra esistenza.

 
La memoria e i ricordi rappresentano l' "impronta" di noi stessi e come tali sono fondamentali per poterci riconoscere nel mondo e per riconoscere il mondo stesso.
È innegabile che dal punto di vista evolutivo la memoria sia un alleato prezioso per l'uomo.
 
Se non avessimo avuto la capacità di fissare l'esperienza acquisita nel tempo, non avremmo potuto evolvere così rapidamente facendo tesoro delle acquisizioni di chi ci ha preceduto nei secoli. Non solo, anche nello sviluppo individuale la memoria gioca un ruolo essenziale: è la memoria del bruciore che tiene lontano il bambino dal fuoco.
 
L'uso che il bimbo fa della memoria in questo senso è adeguato e funzionale.
Ma diverso sarebbe il discorso se anziché registrare l'evento e agire di conseguenza, il bambino cominciasse a rimuginare su tutto ciò che vagamente gli assomiglia o se costruisse intorno a questa esperienza tutta la sua vita. Può sembrare paradossale ma è proprio questo l'uso che spesso noi adulti facciamo dei ricordi.
 
Dobbiamo fare attenzione a non confondere la memoria che conta con quella di passaggio, di superficie, che si squaglia in un nonnulla.
Quando infatti la nostra memoria se ne va, come le foglie in autunno, è segno che quei ricordi hanno fatto il loro tempo.
Se ne devono andare per far spazio ad altro.
Invece di preoccuparci, di interrogarci su come trattenerli, invece di assumere farmaci, proviamo a pensare che nella vita ci sono cose che contano e altre no, e che la nostra memoria sa perfettamente come comportarsi.
 
Anzi, grazie ai suoi "tagli" riusciremo finalmente a comprendere chi siamo e che strada dobbiamo percorrere.
Proviamo a ragionare così: «Ho dimenticato il suo numero di telefono? Forse non mi interessa più risentirlo.
Non ricordo più le sofferenze provate? Probabilmente le ho superate.
Ho dimenticato gli impegni presi? Sono alla ricerca di un'attività diversa e più stimolante.
Mi torna sempre in mente quel nome? È una persona a cui tengo più di quanto credessi.
Non ho mai dimenticato quell'affronto? Forse non posso più ignorarlo».
 
La memoria non è un impiegato che svolge il suo lavoro meccanicamente, ma piuttosto è la preziosa depositaria di un progetto misterioso, il nostro.
Lei sa dove condurci: memoria e oblio, in realtà, sono come la sua mano sinistra e la destra che si alternano sapienti nel tessere la trama della nostra esistenza.
 
Quando un ricordo viene a trovarci possiamo scegliere che uso farne: ciò che lo fa diventare un tarlo, un'ossessione, una memoria dolorosa sono delle operazioni mentali che noi compiamo senza rendercene conto.
I ricordi di esperienze dolorose ci riportano a una immagine di noi debole e perdente. Se in quell'occasione siamo stati fragili non vuol dire che lo saremo sempre. A meno che non ci identifichiamo con quell'immagine di noi continuando a rie-vocarla.
 
Il ricordo di un errore brucia ancora come una ferita aperta? È segno che non ci siamo mai perdonati. Ma continuando a tenerlo a mente in realtà reiteriamo solo il processo e la condanna verso noi stessi o gli altri. Ottime premesse per la recidiva.
Non è sempre facile capire quali sono le ragioni di ciò che è accaduto. Non sarà scervellandosi e continuando a riportare alla mente tutti i dettagli che troveremo una spiegazione... Finiremo col costruircene una, questo sì. Di solito scorretta e fuorviante.
 
Capita soprattutto quando il presente è povero e deludente. Ma cercare conforto nel passato serve solo a farci sentire ancora più insoddisfatti e poco ricettivi verso ciò che ci circonda e a rinforzare la condizione di stallo nella quale ci troviamo.
Quell'occasione perduta sembra aver condizionato tutta la nostra vita... Ma a che serve rimuginare? Una funzione a dire il vero ce l'ha: fornire un alibi alla paura di rimettersi in gioco e di affrontare ciò che ci fa paura. Qui e ora.
 
fonte: www.riza.it


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