11 Febbraio 2018, 09.52
Prevalle
Blog - Maestro John

A carnevale ogni «squola» vale

di John Comini

È carnevale. E allora voglio ricordare con il sorriso le mie colleghe (e colleghi) della mitica scuola di Prevalle, citando uno scritto che avevo letto in pizzeria, tempo fa, mescolandolo con il saluto che avevamo fatto al Dirigente ora in pensione. Non metto i nomi, ma chi c’era si riconoscerà. Allegria!


A tre quarti del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una scuola oscura
ché la pensione mia era smarrita.
Io non so ben ridir com’io v’entrai
forse dal cancello grande, forse dal piccioletto
che delle biciclette era un gran via vai.
“Per me si va ne lo plesso dolente,
per me si va ne l’eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente:
Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate!”
era il cartello affisso all’atrio
ove le anime dannate de li marmocchi
condotte eran da genitor col cappello
che a pedibus per Goglion di sopra e di sotto
camminavan  con vessilli colorati.
Quest’orde di anime scatenate
correvan come pazze verso l’aule
come bramosi d’esser fustigate.
Raccolte eran da fosche creature
personale ATA eran nomate
Assatanati Tarantolati Arrapati
e al solo pensier me trema l’oradel dela camisa.
Un bidel demonio con occhi di bragia
prende i bambini e tutti li raccoglie
“Non si corre ad andare in bagno
chè a pulir il cesso è cosa dura!”
Su la porta dell’oscura bidelleria
ove sofferenza regna sovrana
ecco assisa la diavolessa bidella
con tacchi a spillo e maglietta provocante
che frasi taglienti e batter di scopa
rivolge tosto a chi cerca di entrare.
 “Chi è lei? Che cavolo vuole?”
chiede lei con espressione oxfordiana
“Ghé nom zà asé de robe de fa!”
E se qualcun dei magistri vuol comunicare
essendo vietato il celestial cellulare
venti centesimi fa ai miseri pagare
se la telefonata è fatto personale.
Poscia ne lo macchinario mette le schede
e con luce ad infernale intermittenza
le fotocopia con estrema violenza.
Altre bidelle con tenera pietate
digitan il numero delle fotocopie
con codici geroglifici di arcana càbala.
Ne lo primo giron stan le magistral pulzelle
tutte assalite da discoli e marmocchi
esse corron per le aule, coi capelli al vento,
come inseguite da tafani e cavallette.
Una maestrina piuttosto piccioletta
è brava assai ma purtroppo condannata
a saltar su la cattedra per farsi vedere.
La docente con funzione strumentale
accoglie stranieri che vengon da ogni dove
ed è condannata a redigere relazioni
chiedendo lor il permesso di soggiornare
per Malebolge Segreteria che li protocolla.
Alcune maestre dalla lunga favella
al posto de lo presidente Mattarella
tengon l’effigie di George Cluney
e gridan come ossesse: E’ mio! E’ mio!
Ma il bel George del cul fa lor trombetta.
In altro giron stan le specialiste di inglese
parlano lingue oscure, idiomi nuovi,
a parlar di sesso anglofono son condannate.
Altre maestre veleggiano col vento in poppa
parlano de li figli belli fess
e invece delle programmazioni e delle riunioni
si dan da fare con biberon e pannoloni.
Vedi or colà dell’IRC la specialista
coi diavoletti esplode con gran vocione
“Basta! Smettetela! Non c’è più religione!”
Una maestra sta nella biblioteca di Babele
fra libri peccaminosi ed assai sconci
controlla se col marito ha assunto
tutte le posizioni del kamasutra spinto.
Ognor vien alla macchinetta del caffè
una donzella che s’aggira con le paste
che al comitato di valutazion poche son rimaste.
Una collega dai capelli rosso fuoco
inventa ognor la festa del baratto
per barattare il marito assatanato
e far cose che manco Lucifer puote.
Una maestra ne lo laboratorio informatizzato
deve insegnar mate a zucche vuote
Oggi c’è verifica! urla senza fiato.
Vedo ora, avvolta tra le fiamme,
la RSU,  Landini degli oppressi
lei grida a tutti: Pepè satan, Pepè Satan Aleppe!
Lei intervien senza alzar la mano
come esorcizzata nella pece urla
 “E insomma...è ora di finirla!”
Un’altra docente s’en va per altri lidi
lei che fece le prove MT al fidanzato
“Su forza stai seduto, or ti faccio il dettato.”
Le povere maestre son condannate
in un mare di pece e di registri
redigon tabelle e griglie girarrosto
tra Bes, PDP PEP PAI e POF
tra prove Invalsi corrono trafelate
e ballano a guisa di tarantolate.
C’è poi la maestra coordinatrice
con pacchi di circolari e di tabelle
condannata a correr da mane a sera
“I giorni di riunion son troppi
abbiamo tutte i cosiddetti rotti.”
Al ché appare un Angelo, inviato dall’Altissimo
dicendo a tutti: “Le schede son timbrate!
scritte sul Registro Spaggiari, come vuole Iddio.”
Poi si mise a firmare migliaia di Progetti
di tutti lui era il referente perché nessun li volle fare
sarebbe stato meglio coi miei alpini stare
davanti ad un bicchier di vino a cantare.
Ma giungon volando dalla direzione
le celestial creature della segreteria
che cercan l’organico di diritto e disfatto
con la DSGA che tutto (anche il marito) protocolla.
In quel mentre vidi una flebil luce
era il chiaror di una fiammella
che con dolcezza così la sentii parlare:
“Sono il DS, oberata son di impegni,
scrivo mail di notte mentre dormite sereni.
Direi di saltar il verbale della seduta precedente,
anche perché vi è stata mandata via mail
ah no, non l’avete letta? Peccato,
anche perché non vi è stata spedita.
Io non ho tempo, devo correre a Milano,
però devo presenziare a tutte le riunioni
e agli scrutini non posso mancare
perché ogni dove deve comparir la bolla papale.
Dobbiamo insegnare con tempi più distesi
siamo un bel plesso, tutti uniti ce la faremo
mi batterò per avere più uomini nel Circolo,
almeno per i preliminari…Chiaro?”
Tutte le maestre mi vogliono, tutte mi chiamano,
per permessi retribuiti o di salute”
e così la fiammella pianse amaramente.
Apparve allor un fantasma alto, bello e coi baffi
dal lago veniva e con un dolce sorriso
la consolò dicendo: - “Pensa a me che sono in pensione.”
Ecco, la musica è finita, le colleghe se ne vanno,
scende la sera, e il sottoscritto torna a casa
dalla sua mogliettina che con dolcezza longobarda
gli chiederà: “Endoe set statt fino adess?!”
E pensai “Se staa mei quand che se staa pes”
addio o libertà, addio risate a crepapelle
e quindi uscii a riveder le stelle.

Epilogo

Così il nostro caro Dirigente riuscì ad andare in pensione. Salutò tutti i docenti che si asciugavano le lacrime, alcune maestre per la disperazione distruggevano i tablet…Tutti i docenti se ne tornarono nelle loro classi, e vi stettero per anni e anni e anni. Chi insegnava con sulla cattedra una scorta di pannoloni, chi girava per i corridoi con il bastone, chi con la dentiera, chi con una badante supplente. Il maestro John girava con il pappagallo sempre a portata di mano, mentre il personale Ata aveva il suo bel da fare a chiamare ogni volta il pronto soccorso per casi di insegnanti presi da demenza senile. Alla mensa si mangiavano solo minestrine e panade, molti usavano l’Amplifon e alcune maestre sbagliavano classe e si perdevano nei corridoi. Le ultime parole del nostro caro Dirigente furono:- Con voi qui a Prevalle ho passato i 4 anni più belli della mia vita! Non vi dimenticherò mai, mai, mai…” Quindi se ne volò in un’isola tropicale, all’ombra di splendide palme, sorbendosi succulente bevande anziché pesanti circolari. Ogni giorno gustava enormi piatti di squisito pesce fresco pescato dai bidelli in pensione che si erano trasferiti colà. E quando dopo qualche settimana una bella indigena gli chiese: Scusi, ma lei per caso non è stato Dirigente a Prevalle?, pare che il nostro eroe abbia esclamato: Prevalle, che cavolo è Prevalle?

Buon carnevale a tutti!

maestro John Comini

(In una foto il sottoscritto tra i maestri-amici Luca Lombardi e Angelo Mora)


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