28 Luglio 2019, 09.41
Prevalle Valsabbia
Lettere

Ciao Diego

di Paolo Catterina

Sabato 27 i famigliari e gli amici hanno dato l’ultimo commiato a Diego Bresciani, conosciuto da tutti a Prevalle.


Una presenza riconoscibile per la gente, quella di Diego, come avviene in ogni comunità che si rispetti, per chi porta con sé il fardello dell’irrequietezza, della irrazionalità.

Era nato in Svizzera,
a Heiden, il 30 marzo 1963, dove i genitori si erano conosciuti da immigrati. Ma erano rientrati ben presto e Diego, con i fratelli Walter e Davide, ha trascorso la sua vita a Prevalle.
Fino all’adolescenza aveva prevalso un’intelligenza vivissima e una curiosità speciale, un ragazzo dotato anche oltre la norma. Sensibilissimo ed espansivo.

Poi qualcosa ha ingabbiato quei meccanismi preziosi che alimentano l’intelligenza, l’interesse, la curiosità, la lucidità di vivere le quotidiane attività.
Bravissimo nel disegno e di una vivacità intellettuale che lo segnalavano tra i più bravi a scuola.
Un’irrequietezza irrefrenabile, un disagio personale e famigliare, lo ha colto mettendo le catene a quella gioiosa e creativa genialità.

“Perchè la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia...” canta con un’espressione di poesia altissima Vasco Rossi.
Esprime con accurata e puntuale immagine la vita di Diego.

L’ho conosciuto sin dall’infanzia, condiviso con lui interminabili partite di calcio su campetti impossibili e poi ne ho incrociato in seguito le incontrollabili pulsioni a viaggiare lontano.
Voleva raggiungere lontani parenti in luoghi che sognava, lontano dalla pesante gabbia di angosce e irrequietezze. I viaggi sono stati una costante… anche per chi poi doveva rincorrerlo e riportarlo a casa... dai posti più impensati.

Abbiamo riso spesso della sua incapacità di stare seduto più di qualche minuto… serviva un caffè, una sigaretta. Urgeva andare… e poi tornare… e ancora riandare.
Nella sua sofferenza ha incontrato presenze che gli hanno offerto affetto illimitato, la cugina Donatella, la zia Elvira e molti altri verso i quali la sua lucida riconoscenza sapeva posarsi, nonostante i turbamenti che lo scuotevano.

Un saluto a nome di tanti che ti hanno voluto bene.
Un saluto con i versi di una grande poetessa, che mi avevi citato più di una volta, Alda Merini.

“Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti.
Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita”.


Chi ti ha voluto bene ti ricorda con il pensiero e una preghiera.

Adesso le catene che ti causavano sofferenza e tormenti sono sciolte.
Avrai tempo di dimostrare quanto vali alla divina Alda.





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