24 Aprile 2014, 13.20
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Produzione industriale, +2,3% nel primo trimestre

di Redazione

Nel primo trimestre del 2014 le imprese manifatturiere bresciane, secondo il Centro studi di Aib, hanno registrato un nuovo incremento dell’attività produttiva, che conferma i segnali di ripresa del ciclo economico già evidenziati negli ultimi mesi del 2013


Prosegue quindi il recupero del settore industriale provinciale, grazie al sostegno della domanda proveniente dai mercati comunitari e al relativo dinamismo che contraddistingue quella domestica, dopo un lungo periodo di declino; tali fattori più che compensano gli effetti negativi derivanti dalla frenata che sta colpendo le più rilevanti economie emergenti.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia ha registrato un incremento congiunturale del 2,3%, la dinamica più sostenuta dal secondo trimestre 2011; il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso) risulta positivo (+2,5%) per la prima volta dal terzo trimestre 2011. Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2014, è pari a +2,7 per cento. Nonostante il rasserenamento che caratterizza l’attuale fase congiunturale, la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) rimane molto elevata e si attesta intorno al 28 per cento.

Le previsioni a breve termine sono orientate per la prosecuzione dell’attuale movimento di recupero del made in Brescia, favorito dal consolidamento del commercio internazionale e dal progressivo miglioramento della domanda interna. In tale contesto, l’evoluzione declinante dei corsi delle più significative commodity industriali contribuisce ad allentare le pressioni sui margini aziendali e a liberare risorse da destinare agli investimenti. L’ancora fragile ripresa in atto rischia tuttavia di essere ostacolata dalle perduranti difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, nonché dagli elevati livelli del cambio euro-dollaro, le cui soglie, da tempo abbondantemente al di sopra della cosiddetta zona di fair value, contribuiscono a minare la competitività delle nostre esportazioni sui mercati esteri.

La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi superiori alla media per le imprese grandi (+9,5%), micro (+3,4%), maggiori (+3,2%) e medio-piccole (+3,1%); le aziende medio-grandi hanno evidenziato un recupero più limitato (+1,2%), mentre quelle piccole hanno registrato una modesta contrazione (-0,2%).

Con riferimento alla segmentazione della dinamica congiunturale per settori, l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: carta e stampa (+5,7%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (+3,6%), metallurgico e siderurgico (+3,3%), abbigliamento (+2,6%), chimico, gomma e plastica (+2,3%); è cresciuta con minore intensità per gli operatori appartenenti al tessile (+2,1%), alla meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+1,0%), al maglie e calze (+0,9%) e al calzaturiero (+0,5%); è invece diminuita per le imprese attive nei materiali da costruzione ed estrattive (-1,3%) e agroalimentare e caseario (-3,2%).

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva, attestatosi al 68 per cento, è salito sia nei confronti della rivelazione precedente (67%), sia rispetto a quanto riscontrato nel primo trimestre del 2013 (66%).

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 42% delle imprese, diminuite per il 22% e rimaste invariate per il 36%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 41% degli operatori, scese per il 16% e rimaste stabili per il 43%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 31%, calate per il 19% e rimaste invariate per il 50% del campione.

I consumi energetici sono cresciuti per il 41% degli operatori, con una variazione media del 2,4%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità aziendali dal 77% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dal 91% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 18% delle imprese, con un decremento medio dello 0,2%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al ribasso dal 18 per cento degli operatori, per una contrazione media dello 0,3%.

Il costo del lavoro è cresciuto per il 25% delle aziende ed è rimasto invariato per il rimanente 75%. Gli investimenti effettuati nel trimestre sono aumentati per il 10% delle imprese, diminuiti per il 13% e non hanno subito variazioni per il 77%.

Le prospettive a breve termine delineano una nuova espansione del manifatturiero provinciale, nonostante alcune incognite legate, sia alla debolezza che attualmente caratterizza le più significative economie emergenti, sia all’eventuale inasprimento delle tensioni geopolitiche fra Russia e Ucraina, che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle nostre imprese attraverso un incremento dei prezzi e una riduzione delle forniture di energia. La produzione è prevista in aumento per 28 imprese su 100, stabile dal 59% e in flessione dal rimanente 13%. Segnali particolarmente confortanti per il manifatturiero provinciale provengono dai comparti: meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche, carta e stampa, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto, tessile, chimico, gomma e plastica, materiali da costruzione ed estrattive. L’attività produttiva è attesa sostanzialmente stabile per gli operatori dell’agroalimentare e caseario, legno e mobili in legno, maglie e calze, metallurgico e siderurgico; le prospettive sono invece negative per le imprese dell’abbigliamento e del calzaturiero.

Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono previsti in aumento dal 30% degli operatori, stabili dal 54% e in calo dal 16%; quelli dai Paesi UE sono attesi in crescita dal 34% degli operatori del campione, invariati dal 54% e in flessione dal 12%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari dovrebbero crescere per il 21% delle imprese, rimanere stabili per il 66% e diminuire per il 13%.

Il recupero del settore manifatturiero non sarà tale da favorire un miglioramento dell’occupazione: la manodopera è infatti attesa in aumento per l’8% imprese degli intervistati, invariata per l’81% e in diminuzione per l’11%.


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