Secondo un monitoraggio della Coldiretti lombarda, sugli oltre 80 mila ettari di castagneti fra le Alpi e il Po si sono registrate perdite anche del 70 per cento.
Troppo secco, decimate le castagne lombarde. Secondo un monitoraggio della Coldiretti regionale, sugli oltre 80 mila ettari di castagneti fra le Alpi e il Po (concentrati nelle aree montane e collinari di Bergamo, Brescia, Pavia, Como, Lecco, Varese e Sondrio) si sono registrate perdite anche del 70 per cento sulla produzione media delle singole varietà. La lunga estate calda – spiega la Coldiretti Lombardia - ha lasciato il segno: ricci piccoli e verdi, castagne che faticano a maturare e l’assedio della vespa cinese. Anche la raccolta è iniziata in ritardo, a ottobre, mentre di solito parte nella prima della metà di settembre.
“Avremo una riduzione fra il 70 e l’80 per cento. Quelle rimaste sono sane, ma sia il secco dell’estate che i parassiti hanno colpito in maniera significativa. Noi abbiamo aperto la raccolta lunedì 8 ottobre e andremo avanti fino al 2 novembre” conferma Germano Squaratti, tecnico del Consorzio della Castagna che, in Valcamonica, nel Bresciano, copre una zona che va da Pisogne a Edolo.
“E’ un disastro – racconta Francesco Romele, 62 anni, agricoltore di Iseo (Brescia) – sia per le castagne che per i marroni abbiamo perso quasi tutto il raccolto. Ci ha colpito il cinipide (il parassita orientale, ndr.) e la siccità di giugno, luglio e agosto ha fermato le piante e la maturazione dei ricci, che sono rimasti piccoli. Si sono salvati solo gli alberi più vecchi che hanno le radici che pascano molto in profondità”.
A Marco Ciaffa, 49 anni, piccolo castanicoltore di Gravedona (alto lago di Como) è andata un po’ meglio: “La raccolta è iniziata con qualche settimana di ritardo, alcuni frutti sono bianchi, ma in generale la produzione è sana”. Giuliano Locatelli, 48 anni, di Almenno San Bartolomeo (Bergamo), erede di due generazioni di castanicoltori, spiega: “Il raccolto è in ritardo e c’è un 10 per cento di frutti più piccoli: quest’anno ha fatto troppo caldo e le piante sono andate in stallo. Ma il resto del prodotto è buono”.
Intanto continua la lotta all’ “alien del castagno”. Si tratta – spiega la Coldiretti regionale - di un insetto, chiamato Cinipide galligeno, arrivato dall’oriente e scoperto per la prima volta nel 2006 ad Albino (Bergamo) e a Sonico (Brescia), è diventato endemico fra il 2010 e il 2011, che si sistema nelle piante con delle specie di sacche piene di uova da cui nascono i nuovi esemplari. Adesso si sta cercando di eliminarlo con un altro imenottero, il Torimide, anche lui orientale, che ne mangia le uova e si autoestingue quando non ci sono più gli insetti di cui si nutre.
“Le prime introduzioni stanno dando gli effetti sperati, ma ci vorrà qualche anno prima che faccia effetto su tutto il territorio regionale – spiega Marco Bazoli, specialista del servizio fitosanitario dell’Ersaf (l’ente forestale della Lombardia) – intanto sui castagneti ha pesato molto il clima secco di questa estate: ci sono diversi boschi con frutti piccoli e secchi”. Per fare il punto sulla salute dei castagneti alpini, dal 26 al 28 ottobre presso la comunità montana di San Fedele d’Intelvi (Como) si terrà un summit italo-svizzero con specialisti della Lombardia e del Canton Ticino.
Nel frattempo – spiega la Coldiretti regionale - le castagne stanno arrivando alla vendita al dettaglio con prezzi fra gli 8 e i 10 euro al chilo, mentre agli agricoltori vengono pagate fra i 4 e i 5 euro a seconda della varietà e della misura. Per una buona scelta – conclude la Coldiretti Lombardia – meglio comprare direttamente dal produttore e valutare il frutto non solo in base alla grandezza, ma anche per la consistenza: se è turgido vuol dire che è stato raccolto da poco tempo.
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