01 Dicembre 2017, 15.08
Provincia
L'intervista

«Una bestia sulla luna»

di Davide Vedovelli

Silvia Quarantini, assistente alla regia, ci racconta com’è nata l'idea di mettere in scena questo testo e perché è importante riproporlo oggi. Lo spettacolo replicherà fino a lunedì 11 dicembre al Teatro S. Chiara di Brescia


La storia. Milwaukee, 1921. Aram è fuggito dal genocidio del popolo armeno in cui è stata assassinata tutta la sua famiglia. Vuole disperatamente ricostruirsi una vita e una discendenza: decide di sposare per procura una donna armena, Seta (Elisabetta Pozzi). Ne nascerà una storia d’amore difficile, in bilico tra conflitti e silenzi, tradizione e voglia di cambiamento, dolore del passato e speranze per il futuro.
Andrea Chiodi porta in scena un testo commovente, vincitore di cinque premi Molière in Francia, con la magistrale interpretazione di una delle più grandi attrici del teatro italiano. 
 
Raggiungiamo Silvia Quarantini, assistente alla regia (affidata ad Andrea Chiodi), per farle qualche domanda in merito allo spettacolo in scena in questi giorni al Teatro S. Chiara di Brescia che sta riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e critica.

Perchè la scelta di questo testo? Quali sono i punti che più vi hanno colpito e convinto?
“Il testo è stato scritto negli anni Novanta in America e da allora è stato tradotto in varie lingue, riscuotendo un gran successo soprattutto in Francia. Ed è proprio dalla Francia che è approdato in Italia: la traduzione del testo è infatti di Beppe Clerici, attore italiano che nella più fortunata produzione francese del testo (con la regia di Irina Brook, figlia di Peter) recitava nel ruolo di Vincenzo, il ragazzo italiano che viene adottato dalla coppia e poi diventa da vecchio il narratore della vicenda. è stato proprio Beppe Chierici a far conoscere il testo ad Elisabetta Pozzi, che da anni desiderava metterlo in scena. E finalmente il CTB gliene ha data la possibilità”.

Tra gli attori spicca il nome di Elisabetta Pozzi. Com’è nata questa collaborazione?
“Andrea Chiodi ed Elisabetta collaborano da qualche anno, questo è il loro quinto spettacolo insieme. Si conoscono bene e si capiscono al volo, c'è un'ottima sintonia, oltre che stima reciproca. La scelta di collaborare su questo testo è stata molto naturale”.
 
Una storia tragica ma di speranza, una storia nata sbagliata ma che poi si ritrova. In che modo può essere attuale questo testo? Perché è importante proporlo oggi?
“E' un testo di grande attualità, non solo perché parla di profughi in fuga alla ricerca di una vita migliore in un mondo completamente diverso dal loro (e all'epoca era loro concesso di accedere a questo mondo, a differenza di oggi), ma anche perché affronta questo tema così tragico in maniera obliqua, con un linguaggio moderno che slitta verso la commedia (incredibilmente). La pièce porta in scena la vita quotidiana di una coppia che convive con i propri fantasmi in maniera molto concreta. Il passato è visto come un'ipoteca sul presente: ci vogliono una grande quota di vitalità, una ferrea volontà e una grande maturità per andare oltre il livello della sopravvivenza, per tornare a vivere davvero. In questo, Seta è più brava di Aram e si può dire che gli insegni qualcosa di profondo, con le armi dell'amore e (anche) della sopportazione, che è una qualità un po'... vintage? Diciamo non molto in voga oggi, soprattutto se si parla di rapporti di coppia”.
 
Il regista è quella persona che decide dove puntare i riflettori, che sceglie il punto di vista da cui il pubblico guarderà lo spettacolo, che caratterizza i personaggi. Rispetto al testo originale, quanto pesa la mano della regia? Come ha plasmato la narrazione?
“La regia di Andrea Chiodi è stata definita "discreta". In effetti ha saputo lasciar emergere la trama raffinata del testo, danzando in elegante equilibrio fra dramma e commedia”.
 
Ci dici la frase che più ti ha emozionato del testo?
“Uno scambio di battute fra i due protagonisti all'inizio del testo mi ha molto colpito:
 
ARAM: "Seta, via la bambola, lei ha 15 anni... si sta comportando come una ragazzina"
SETA: "E’ così che mi sento".
ARAM: "Be'... la smetta di sentirsi una ragazzina".
 
La trovo geniale: al tempo stesso tragica, eppure comica”.
 
“Quando Elisabetta Pozzi e il Centro Teatrale Bresciano mi hanno proposto di lavorare a questo testo di Richard Kalinoski” – spiega il regista Andrea Chiodi – “mi è subito venuto un tuffo al cuore. Io di origini in parte turche, di tradizione ebraica, con una famiglia in qualche modo sempre in esilio, dovermi confrontare con un tema e una tradizione che mi sono vicine e che narrano di fatti tremendi … È stata una bella sfida. Riaprire una ferita della storia, profonda, poterne riparlare e riscoprire che cosa è accaduto attraverso la vicenda di un uomo e una donna: una relazione che nasce dal dolore e che forse non sarebbe nemmeno dovuta nascere, ma che porta in sé tutto il desiderio di conservare una storia e una tradizione che si stava cercando di eliminare, quella armena. Ecco allora che un amore costruito per procura, all’apparenza superficiale, può dar vita a una complessa vicenda familiare, il cui sfondo si costituisce però della tragedia del genocidio armeno, troppo vicino per essere dimenticato. Quindi un dialogo tutto ambientato in una sola stanza d’appartamento, che vive nelle parole di un figlio adottivo, ormai anziano, e i cui ricordi costituiscono questa storia – spesso cruda, ironica, ma dolcissima. A partire dagli oggetti più cari, dalle fotografie, Vincent, il figlio di Aram e Seta, racconta una vicenda umana: è la storia di tre persone per le quali la salvezza ricopre il ruolo di opportunità alla vita. Lo spettacolo è stato costruito su vari piani narrativi, passando dal presente al passato ricordato. Il lavoro con gli attori è stato in parte quello di trovare uno sfalsamento delle età reali perché divenissero età del ricordo, del ricordo che si fissa nella nostra mente come le fotografie sulle lastre di una macchina fotografica”.
 
Lo spettacolo replicherà al Teatro Santa Chiara di Brescia fino a lunedì 11 dicembre. 
Info e biglietti: biglietteria@centroteatralebresciano.it .
www.centroteatralebresciano.it.


In foto:
- Elisabetta Pozzi
- Elisabetta Pozzi e Fulvio Pepe
- Alberto Mancioppi, Fulvio Pepe ed Elisabetta Pozzi
- Fulvio Pepe, Luigi Bignone ed Elisabetta Pozzi
 
 


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