Giovedì 17 dicembre è stata una giornata fortunata per l'arte valligiana e non solo
Mentre il restauratore Romeo Seccamani nella chiesa di San Martino di Sabbio Sopra stava togliendo la bellissima pala cinquecentesca dell'altare maggiore, per poi procedere ad un accurato restauro, si è scoperto che il muro, che sul retro fa da supporto all'ancona lignea, non è altro che un pregevole polittico in muratura riconducibile ai primi anni del sec XV.
L'emozione dei presenti è stata grande non solo perché gli affreschi (la Vergine con il Bambino, i santi Martino, Stefano, Sebastiano e Rocco) hanno rivisto la luce dopo secoli di “nascondimento”, ma anche perché la scoperta è di quelle che sono destinate a lasciare il segno, sia sul versante storico, sia su quello artistico.
Il polittico in muratura, antica “pala” dell'altare maggiore, viene così ad affiancarsi ai soli due altri esempi presenti in provincia di Brescia, precisamente a quelli della pieve di Idro e di Carpenedolo, diversi tra di loro e da questo per tipologia artistica.
Così questa nuova “gemma artistica” non solo viene ad arricchire il patrimonio di Sabbio Chiese con grande gioia del parroco, don Dino Martinelli, del vice sindaco, Ferremi Claudio, e di tutta la comunità, ma ha un indubbio valore per la storia dell'arte bresciana.
La chiesa di San Martino, un elegante costruzione quattrocentesca con il tetto a vista sostenuto da archi traversi, secondo un motivo architettonico tipico di molte chiese del periodo ed ancora presente in tutte quelle di Sabbio Chiese, contiene tre pale di pregio, tutte posteriori al polittico e quindi, come ha osservato acutamente Seccamani, potrebbe riservare ancora sorprese trattandosi di una chiesa con contenuti di elevato valore artistico.
Non è questo il momento per analizzare in profondità il valore artistico del polittico, lo faranno gli studiosi nei tempi necessari.
Però si possono già avanzare alcune considerazioni.
Si può con certezza affermare che l'opera è di indubbio valore e nel medesimo tempo emozionante.
Le figure della Vergine con il Bambino e dei santi Martino e Stefano sono racchiuse in una elegantissima loggia gotica a tre archi che richiama un influsso raffinato ed aristocratico.
Sopra, quasi a formare una sofisticata trabeazione, dei racemi soffici e mossi con sofisticata eleganza, lasciano il posto a due piccoli tondi con i santi Rocco e Sebastiano.
Il richiamo va al “gotico internazionale”, lo stile colto amato dagli ambienti delle corti e dei nobili, specialmente nell'area padana, ancora ai primi anni del 1400, come “cifra di distinzione” rispetto ad un'arte più popolare.
La Corte dei Visconti a Milano, gli Scaligeri a Verona, i Gonzaga a Mantova e molti altri centri minori della nobiltà dell'Alta Italia, furono i fulcri politici ed economici affezionati a quest'arte raffinata e seducente.
Lo dimostrano le opere di Pisanello a Verona, nel palazzo ducale di Mantova ed i suoi affreschi nella sala del “maggior Consiglio” del palazzo ducale di Venezia, purtroppo distrutti in un incendio.
Gentile da Fabriano, ambitissimo, venne chiamato da Pandolfo Malatesta a Brescia proprio nei primi anni del 1400 per dipingere la cappella di San Giorgio in “Broletto”, trasformato da lui in palazzo signorile.
Le testimonianze concordano nel ritenere la cappella una realizzazione stupefacente.
A Milano tutta una serie di artisti rese la corte viscontea il centro artistico italiano più importante dell'arte “gotica di corte”. Il cantiere del Duomo ne è la più evidente testimonianza.
Se questo, succintamente, è il quadro culturale nel quale viene a posizionarsi il polittico di Sabbio Sopra, risulta altrettanto importante osservare che l'opera è la testimonianza più chiara del legame della Valle con i filoni artistici e di “potere” che portano a Milano ed a Verona nei secoli XIV e XV, prima della “dedizione a Venezia” della Valle Sabbia.
È altresì il segno che Sabbio non è stato un semplice paesello, ma un centro vivace come dimostrano anche le sue chiese.
Non dovrebbe essere stata estranea a questi flussi la nobiltà ghibellina legata all'arte che era prediletta nelle corti.
In Valle la traiettoria va direttamente da Sabbio ai motivi decorativi in cotto della casa Torre dei Butturini a Ono Degno.
Con questa scoperta, già per se stessa importante, acquista nuova luce anche il “clima culturale” nel quale sono fiorite, a partire dalla seconda metà del 1400, le molte famiglie di stampatori proprio in quel di Sabbio: non sono venute dal nulla, ma gli ingegni personali sono stati stimolati da sollecitazioni culturali che hanno aperto gli orizzonti locali ad altre imprese di cultura.
Non può mancare un'osservazione conclusiva, che è fondamentale, perché dimostra la saggezza della comunità di Sabbio Chiese.
I santi rappresentati nell'antico polittico sono gli stessi che sono stati ripresi nelle pregevoli pale poste sugli altari della chiesa ed affidate per l'esecuzione ad artisti di notevole spessore (forse che il polittico incitasse al bello?); nel porre in opera la nuova pala dell'altre maggiore con la Vergine, San Martino e San Stefano, e l'ancona lignea, non si è scelto di sacrificare il vecchio polittico, ma volutamente si è mantenuto, come supporto, anche se non visibile, nel rispetto di una testimonianza di fede precedente ed anche per l'amore dell'arte e del bello.
Questo è un chiaro esempio di saggia conservazione dei segni della fede e della comunità, che nell'arte acquistano un valore che va oltre il tempo di una generazione, perché riguardano sentimenti e moti di fede profondi.
Dicembre 2015 - Alfredo Bonomi