«Nessun intento celebrativo»

"Il culto del duce. L’arte del consenso nei busti e nelle raffigurazioni di Benito Mussolini”, questo il titolo dato alla mostra progettata dal direttore dell’istituzione culturale salodiana, lo storico Giordano Bruno Guerri

Aprendo la mattinata, in omaggio alle vittime del fascismo, il violinista d’origini valsabbine Daniele Richiedei ha eseguito musiche tratte dal ricco repertorio della tradizione kletzmer, che unisce la cultura ebraica alla sensibilità ritmica e melodica dei Balcani.
L’inaugurazione della rassegna è stata preceduta dagli interventi del sindaco, Gianpiero Cipani, e del direttore Guerri.

Il primo cittadino salodiano, portando il saluto dell’amministrazione da lui guidata, ha evidenziato come la mostra non abbia intenti celebrativi né, tanto meno, apologetici del ventennio fascista e della figura di Mussolini, ma voglia raccontare la storia della città.

Da parte sua, il direttore Giordano Bruno Guerri, ha ricordato come la mostra dedicata al culto di Mussolini sia la quarta rassegna contemporaneamente presente al MuSa, in questo periodo, e come l’esposizione “Da Giotto a de Chirico. Tesori nascosti”, curata da Vittorio Sbarbi - che espone oltre 160 capolavori della pittura italiana - sia stata visita da 6.500 persone, a soli quaranta giorni dall’inaugurazione.

Venendo poi a presentare la mostra, Guerri ha sottolineato come, ai molti che in questi giorni hanno messo in discussione l’iniziativa, sia sfuggito l’occhiello della rassegna salodiana, che recita: “Il lungo viaggio attraverso il fascismo”.
Una frase mutuata dal titolo del volume di Ruggero Zangrande, edito nel 1948, nel quale lo storico e giornalista ha raccontato la sua parabola umana e politica che lo ha portato, dalla metà degli anni Trenta, ad allontanarsi sempre di più dal fascismo sino ad approdare all'antifascismo militante con la fondazione nel 1939 del Partito socialista rivoluzionario.

A questo proposito, Guerri ha annunciato che “Il lungo viaggio attraverso il fascismo”, che il museo da lui diretto intende compiere, ha in programma una mostra dedicata all’antifascismo e alla Resistenza, che si terrà nei prossimi mesi.
Tornando al tema della rassegna, Guerri ha ribadito che «capire il culto del duce è la base per comprendere cosa sia stato il fascismo e il suo rapporto con gli italiani». Non a caso – come si legge nel libretto della mostra – Mussolini trasformò un’idea politica, il fascismo, in una fede, e se stesso nel suo dio.

Dagli anni Trenta, dopo il Concordato del 1929, il culto del duce si sovrappose al culto del littorio come strumento di propaganda politica e di affermazione del regime fascista. Si creò, in quegli anni, quella che, con un linguaggio attuale, chiameremmo «la fabbrica del consenso».
La mostra si compone di due sezioni: nella prima sono raccolte 33 sculture, mentre nella seconda sono esposte decine di opere non scultoree che vanno dalle xilografie ai bozzetti in cartoncino, dai dipinti alle incisioni alle ceramiche.
Tra le altre, sono presenti opere di Giacomo Balla, Mario Sironi, Antonio Ligabue e Achille Beltrame.

Giancarlo Marchesi

.in foto: Giordano Bruno Guerri, il vuiolinista Richiedei