Apologia di Balotelli

Non ricordo però l’espulsione del numero 10 giallorosso, anzi venne fatto notare come il fischietto (Rizzoli, ndr), naturalmente in maniera del tutto involontaria, avesse impedito al Pupone di segnare.

Ad ogni modo gli arbitri, (lo dice il regolamento) non possono essere mandati a quel paese, anche se Totti lo fece. Naturalmente non successe nulla, e non era la prima volta che il capitano giallorosso si macchiava di tale colpa.

Cambiando invece il protagonista della vicenda in Mario Balotelli, sembra sia assolutamente normale e sacrosanto che venga punito, con tanto di ramanzina da parte dell’opinione pubblica, e fatto passare per delinquente (calcisticamente parlando), sfaticato, sopravvalutato o come colui che continua a sprecare occasioni.

Che poi le occasioni le abbia sprecate sul serio, questo è un dato di fatto, ma cosa avrà combinato di così grave il numero 45 delle Rondinelle che non sia già stato fatto da altri?

È un po’ come quando un’infrazione la commette “chi conta”, e la si fa passare per un qui pro quo, una svista, una incomprensione e niente più. Ma se a commetterla è un poveraccio, o nella migliore delle ipotesi uno qualunque, allora diventa roba seria, da punire e redarguire a dovere.

Balotelli di certo poveraccio non lo è, semmai il contrario, ma che su di lui da anni vi sia un accanimento globale, con conseguenti ripercussioni in campo, a mio avviso è giusto dirlo e sottolinearlo.

Perché se a mandare a quel paese il signor Giua, fosse stato un Totti qualunque o chi per lui, di certo avremmo assistito ad un altro esito.
Sembra che alla punta bresciana non venga mai perdonato nulla, e che abbia pagato sempre conti molto più salati di quelli che avrebbero dovuto essere. Che poi abbia commesso molti errori in carriera, per via di un pessimo carattere, quella è un’altra storia.

Ma il fatto che faccia sempre notizia, sia che venga allontanato dall’allenamento, parcheggi su un marciapiede, porti in giro la figlia o che vada a fare baldoria in discoteca, ma non quando gioca bene (e lo fa spesso e volentieri), lascia decisamente perplessi.

Perché Mario Balotelli è così, e se nasci tondo non puoi morire quadrato, ma da qui a renderlo il capro espiatorio di un mondo calcistico bigotto e scevro di argomenti ce ne passa.

Non indossa maschera alcuna, in un mondo di finzione, e resta ancora oggi quel grande talento che, alla pari di Cassano, non ha mai espresso il suo vero potenziale.

Se poi vogliamo criticarlo, facciamolo pure, ma essendo onesti e sinceri, “why always him”?

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