20 Febbraio 2018, 07.30
Calcio

L'innovatore

di Luca Rota

Quando utilizziamo oggetti, modi di dire o di fare di uso comune, ci sembrano cosa normalissima, proprio perché usati da tutti. Se però pensiamo all’epoca in cui essi non esistevano, ci viene da riflettere su quale fosse il loro ruolo ai tempi… 


Trasposto nel calcio, ecco Arrigo Sacchi, l’uomo che ha innovato il calcio italiano e non solo. Quel modo di giocare da lui proposto tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, cambiò per sempre la storia di questo gioco. 
 
Una carriera abbastanza modesta, divisa tra i settori giovanili di Cesena e Fiorentina, poi alla guida di compagini minori quali Rimini e Parma, fino a giungere al Milan di Silvio Berlusconi, che scommise su di lui, infatuato da quel tipo di gioco visto all’opera in quel di Parma. 
 
Se al giorno d’oggi si gioca del calcio di un certo livello in Italia, questo lo dobbiamo a Sacchi, e a nessun altro. E credo che anche all’estero non abbiano mai mancato di studiarlo.
 
Sacchi ha insegnato ai difensori l’importanza del giocare la palla. I mediani bassi delle sue squadre erano parte dell’azione e non meri distruttori di gioco. Le sue ali erano sempre attive nella fase offensiva, e in generale, in quel centrocampo ci si scambiava ruolo con facilità meccanica e disarmante. E poi quel numero dieci, seconda punta in fase attacco, o centrocampista quando toccava difendere.
 
Quel suo Milan non avrebbe nemmeno avuto bisogno del portiere, come sosteneva scherzosamente in qualche intervista dell’epoca; perché se la palla ce l’hai sempre tu, è l’avversario che deve pensare a difendersi, e non il contrario. 
 
Proprio quel suo Milan è passato alla storia come miglior squadra di sempre. Mica poco per uno che veniva dalla provincia, e che alla pari di altri illustri predecessori venne inizialmente snobbato e criticato per le sue idee innovative.
 
Sacchi superò il gioco all’italiana, portando il Diavolo sul tetto d’Europa e del Mondo, distruggendo avversari ritenuti fino ad allora indistruttibili, incantando per gioco e per numeri. 
 
Pochi gol subiti, molti segnati. Filosofia ineccepibile. Zona dinamica, che prevedeva la presenza in micro zone del campo di un numero di tot giocatori; tattica oggi attuata un po’ da tutti, ma che allora suscitava tante perplessità. Perché non è cosa da tutti comprendere le innovazioni, tanto più in paese altamente conservatore. 
 
Sacchi però c’è riuscito, e nonostante le critiche alla sua esperienza da ct della nazionale, a parlare per suo conto sono rimasti i risultati, le vittorie, ma soprattutto le prestazioni. 
 
E non è assolutamente un caso se oggi un po’ tutti, giocano alla sua maniera. Sacchi decise che bisognava attaccare e non più soltanto difendersi, come da italica maniera. Il resto è storia calcistica, anche se oggi sembra se ne siano dimenticati in molti.
 


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