08 Maggio 2014, 07.37
Terza pagina

La sesta disciplina: la vita è tutta un gap

di LoStraniero

Il gap è una differenza e le differenze muovono il mondo: Perché certi uccelli migrano? Perché in America nel 1775 scoppiò la rivoluzione?...


...Perché lo stesso avvenne in Francia nel 1789 e in Russia nel 1917?
Perché a fine ’800 - inizio ‘900 tanti di europei emigrarono in America?
Perché un giorno sì e l’altro pure migliaia di persone provenienti dall’Africa e dall’Asia sbarcano sulle coste italiane?
Perché nella storia vi sono state tante guerre che ancora oggi affliggono l’umanità?

Potrei continuare. L’elenco sarebbe lunghissimo e non voglio tediarvi.
La risposta agli interrogativi è che tutto ciò avviene ed è avvenuto e per colmare differenze.
Se volessimo limitarci a casi più semplici ma fondamentali per la nostra vita, ci potremmo domandare: perché sentiamo fame, sete, caldo o freddo?

La risposta è altrettanto semplice: perché il nostro cervello rileva istante per istante, automaticamente, una differenza tra lo stato normale del nostro organismo e quello del momento.
Se non lo facesse, moriremmo nel giro di poco tempo.

Che cosa facciamo tutti noi per azzerare questa differenza?
Lo sappiamo tutti e non sto qui a elencarvi le azioni che tutte le volte necessariamente intraprendiamo per ripristinare lo stato di normalità.
Segnalo solamente che le rotture degli equilibri psicofisici percepite come negative e perciò da eliminare o ridurre al minimo, nel linguaggio dell’economia si chiamano “bisogni” per soddisfare i quali occorrono “beni” di una certa qualità e in una certa quantità.

Le differenze fra i due stati possono manifestarsi anche in senso positivo nel caso per esempio di aspirazioni verso condizioni migliori di quelle, seppur normali, di oggi: comprare un vestito alla moda, cambiare l’automobile con un modello di maggior prestigio, munirsi di un’abitazione più adeguata al livello sociale, ecc.
La riduzione delle differenze, quando è possibile, non è mai immediata e richiede sempre un certo tempo, più o meno lungo a seconda dell’obiettivo. Essa avviene mediante azioni che utilizzano una o più leve adeguate allo scopo come si può osservare dalla figura che segue.
 


Si nota come, in presenza di una differenza (scarto) tra l’obiettivo (aspirazione) e lo stato attuale, si verifica una reazione che fa leva sulla quantità e qualità di beni il cui consumo agisce in maniera più o meno efficace (tasso di utilità) sullo stato attuale riducendo lo scarto.
Il ciclo si ripete finché la differenza non viene azzerata.

Si fa osservare come anche in questo caso interviene una forma di circolo: il pensiero lineare cede il passo a quello circolare per spiegare come funziona in mondo.
Non è semplice capire certe cose e ancor meno lo è la loro applicazione ai casi concreti della vita.
Per realizzare ciò è necessaria una grande disciplina.

Che cos’è la disciplina?
Lo studente che suona il piano lo fa perché vuole colmare il gap tra quello che sa e quello che vorrebbe saper fare.
Tra il sapere e il saper fare c’è una grande differenza.
Mentre, seduto alla mia scrivania, scrivo queste righe, dalla finestra appena socchiusa, giungono le note di un pianoforte: ora blande, ora spedite, ora tristi, ora allegre ma non troppo. C’è qualcuno che fa esercizi, lezioni di musica.
Negli ultimi quindici giorni mi è toccato ascoltare sempre lo stesso trillo: all’inizio un po’ impacciato e faticoso, poi sempre più sciolto, scorrevole e fluente.

Io so come si suona il piano, ma non so farlo. Perché? Perché non ho tempo, non ho un maestro e non faccio esercizi.
Studiare e suonare il pianoforte a un certo livello è una disciplina, non un passatempo.
La disciplina è un percorso per acquisire competenze. Praticare una disciplina significa impegnarsi ad apprendere per tutta la vita per poterla padroneggiare.
Praticare una disciplina significa imparare sempre.

Il controllo dell’andamento di certe variabili, come quelle della salute o delle aspirazioni o di quelle domestiche o di quelle economiche o di quelle climatiche, è essenziale per la nostra esistenza.
Non c’è parte del nostro mondo che possa esistere senza un adeguato controllo di tali variabili. Quando esse assumono valori non accettabili, si producono catastrofi.

Non c’è dubbio che se l’uomo è sopravvissuto fino a oggi, è perché è riuscito a controllare le acque, la fertilità, le guerre.
Ci sono però certe variabili che non riesce ancora a controllare o perché microscopiche (cellule), o perché molto ampie (clima, popolazioni, società), o perché troppo complesse (sistema neuronale, sistema immunitario, sistema economico).

La sesta disciplina si occupa del controllo.

LoStraniero




Commenti:
ID44517 - 08/05/2014 22:52:57 - (sonia.c) - il controllo..

l'essere umano vuole controllare il mondo intorno a sè..mentre ,spesso,non riesce a controllare sè stesso. molte di queste variabili ci riconducono a noi,visto che ne siamo responsabili in buona parte .proprio per la nostra mancanza di controllo.avere il controllo di sè è veramente una disciplina molto dura, ma necessaria. un buon controllo di sè è il controllo sulla paura che è causa di "variabili" caotiche e ,a volte,devastanti..ma quanto è difficile! quanti danni in un "nanosecondo" di perdita ..di controllo.bellissimo articolo..

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