30 Giugno 2014, 07.27
Terza pagina

Spiegazione (=nichilista) del testo del mio ultimo scritto «Restare liberi nella tecnica»

di Dru

"Restare liberi" significa "supporre" che si sia liberi dove non lo si è...


...significa ciò (è) che non-è, la contraddizione appunto tra libertà (=liberi) e necessità (=restare), restare non rinvia ad un andare e solo potendo andare non si resta e si è quindi davvero liberi , quel "restare" dimostra il vincolo alla impossibilità espressa da quel termine "libero" che è autocontraddittorio e viene a mostrarsi internamente alla "tecnica" appunto.

Restare liberi nella rete significa per un pesce rimanere necessariamente vincolato in quella rete, e la libertà del pesce in quella rete è la cena per quel pescatore che sa di avere il pesce (restare) nella rete.

Poi scrivo continuando verso la Verità...

"Voglio che quel bicchiere qui stia lì", cioè la volontà è sempre fede nell'esser altro dell'essente, una volontà che esplicitamente mostra di sapere che la cosa voluta diviene da questa qui a quella lì, ma mostra solo implicitamente (e quindi è per essa un non sapere o un sussistere implicitamente) un volere che "una cosa sia l'altro da sè" (contraddizione), un implicito che la negazione della contraddizione mostra per quello che la volontà è, e cioè contraddizione come "negata" appunto, ma che l'apparire nella forma della volontà, proprio perchè in quella il mostrarsi della contraddizione è un mostrarsi nascosto (quell'implicito appunto), appare per quello che non-è.

La volontà è sempre volere che una cosa diventi altro da sé, non c'è altrimenti alcuna volontà per il mortale.

Dire "uomo mortale" o dire "uomo della volontà di potenza" è il dir lo stesso.

La potenza nell'azione si esprime come quella volontà che vuole ciò che è ancora in potenza il suo esser nulla nell'atto, vuole, ecco lo scopo, che l'incominciamento dell'azione sia parte (divenga esplicito, sia implicito quella parte che non è...infatti diciamo: "quel bicchiere lì è quel bicchiere lì (=tautotes) da parte di questo bicchiere qui (=contraddizione o volontà di "far" diventare altro l'essente))" del "risultato", vuole la differenziazione dell'identico, (e cioè dell'incominciamento "questo bicchiere quì" vuole che diventi (=esplicito), sia (=implicito) quel bicchiere lì) e del risultato  (e cioè del risultato "quel bicchiere lì" vuole che diventi (=esplicito), sia (implicito) questo  bicchiere qui) e l'identificazione del diverso (lascio a voi di strutturare ora l'analisi) e cioè l'identificazione di questo bicchiere quì a quel bicchiere là, vuole l'impossibile possibile, vuole che il diverso sia identico e che l'identico sia diverso.

Alla luce di questo dovrebbe risultare ora più chiaro il sottotitolo:

"E' significativo il pensiero che rende il senso della cosa, o il significato che è la sua essenza. Differentemente il suo esser quella cosa, quel pensiero, vuole la trasformazione di essa. La trasformazione di essa è lo scopo dell'azione voluta".

(analizzerò ulteriormente il testo "Restare liberi nella tecnica" , come vuole un buon nichilismo)



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