Questo articolo nasce dall'incontro su Spinoza tenuto dal prof. Luciano Pace nell'ambito della 'Scuola di Filosofia' promossa dall'ufficio scuola della Diocesi di Brescia
L'inutilità del pensiero deve apparire per essere, e quindi deve apparire prima di tutto nel pensiero non ridotto a quell'ammasso di cellule e relazioni neuroniche della neurofisiologia che possono essere messe su una lastra di vivisezione e così anche studiate e squartate. Anche il vivisezionato, studiato e squartato devono in qualche modo apparire nel pensiero o mentale, o Anima, o Dio, o fenomeno, o esperienza, quindi parti fra le parti del mentale. Nelle tesi di Feuerbach Marx sostiene che è l'esistenza a determinare la coscienza. Si tratta di capire che così non stanno le cose, ma è anche questo un lungo discorso che qui ho solo sfiorato.
è vero, che il mentale appaia in Dio è il tender al vero o fede...
Se vogliamo chiamare il mentale Dio, sia, ma non cambia il manifestarsi di ogni cosa, ciò che cambia, a questo punto, sarebbe solo il nome del manifestarsi di ogni cosa. Si tratta di comprendere con quanta volontà la filosofia abbia tracciato la trascendenza e sia implicata in essa.
nella filosofia prima e nelle religioni postfilosofiche come il critianesimo poi, sussiste grazie al senso greco del divenire. È sulla fede di come il mondo appare e per come le cose del mondo appaiono, che si produce nell'episteme dell'Aletheia o nello stare del non nascondimento (apparire) una seconda fede (perché la prima è nel divenire), la fede in Dio o fede nella struttura stabile della morte di ogni cosa. Aristotele la chiama materia prima, Spinoza Dio e la scienza energia. Ma tutte aueste forme o eterni, lo sono sulla base di un mondo che muore, cioè diviene nulla e dal nulla viene.
e Spinoza dice appunto che il mondo è Dio, Dio muore.
anche se Spinoza non lo sa, e non lo può prevedere, la sua filosofia, identificando il mondo a Dio, non fa altro che registrare, essendone precursore, la originarietà greca del senso diveniente del mondo.
che, concreto, è la filosofia moderna del Dio è morto.
non costituisce affatto un dislocamento o un origiale senso del mondo, rispetto a quello evocato dalla filosofia antica, degli albori, anzi. Si tratta, appunto, del suo preconscio quella filosofia, cioè del vero senso che ha condotto la stessa modernità alla morte di ogni cosa, anche a quella di Dio. Preconscio che anche la consapevolezza di come stanno le cose, in chi vive la modernità, e della potenza tecnoscientifica, può svelare di sé. Insomma, anche in chi sa la superficiale canzoncina d'organetto, che tutti sanno dire, di Dio è morto, non mi riferisco quindi al laicismo che non sa altro di sé, in chi sa ascoltare il fondo delle cose, anche di quelle del pensiero moderno, può svelare il proprio preconscio, la originarietà del senso greco del divenrie delle cose tutte.
appare sullo sfondo del senso greco di "cosa". La cosa, o ente, è ciò-che-è perché non è niente. Ma questa manifestazione del mondo delle cose tutte, manifestazione che è appunto lo sfondo su cui ogni cosa appare, da che i Greci hanno evocato il senso inaudito di queste, senso inaudito che pervade ogni nostra moderna azione e ogni nostro voluto, manifestazione dell'esser non nulla delle cose, fin tanto che sono, ma del loro esser nulla, quando non sono, è l'originarietà del pensiero moderno. Noi tutti, quando parliamo, anche se a volte le implichiamo, anche se non sempre ci riflettiamo, parliamo delle "cose".
questa mia mano che pigia bottoni sulla tastiera è una cosa, il vostro PC è un'altra cosa, Dio stesso è una cosa, e così tutto quanto ci circonda, perché se ci fosse un senso ancora più originario della cosa come significato più ampio in cui tutti noi agiamo e in base al quale viviamo, allora quell'altro sarebbe comunque una cert'altra cosa. E se Dio non fosse una cosa, sempre per quel senso evocato dai Greci, Dio sarebbe niente.
versi di Borges, quella foglia portata dal tempo, è l'essere che diviene nulla. ogni poesia, se vuol esser vera, e questa di Borges appunto è un tender al vero, ha questa dimensione irriducibile all'originaria dimensione del senso Greco della cosa, dunque o si instaura nella fede dell'episteme, o in quella dell'annientate divenire.
annientante divenire...
Bello scritto il tuo Nicola, come sempre...
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LO STELLANTE Nicola Zanoni ancora non lo fa, ma spera un giorno di riuscire a capire. Almeno qualcosa. O qualcuno. Proprio perché è convinto che capire non serva a niente. Cercherà di mentire il meno possibile in queste pagine. |
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ID64364 - 16/02/2016 22:35:06 - (Dru) - Come l'anima di Aristotele
Ma ad Aristotele e a Spinoza potremmo domandare, a loro che mostrano di comprendere la trascendenza del mentale, più che a Marx e chi segue il riduzionismo del criticismo moderno, cosa può essere quel Dio o quell'anima, anche se Aristotele mostra di identificare quella al manifestarsi del mondo, se non il luogo dei luoghi o l'orizzonte coscienziale dove tutte le cose del mondo appaiono per come appaiono?