16 Ottobre 2014, 06.25
Terza pagina

Mister Oibò

di LoStraniero

Il mondo in cui viviamo diventa ogni giorno più complesso e a noi il complesso non piace. Non piace perché non riusciamo a capirlo


Non lo capiamo perché non siamo abituati a considerare gli eventi da più punti di vista contemporaneamente. Non lo capiamo perché non riusciamo a collegare le cause con gli effetti di numerosi elementi tra loro collegati.
Non lo capiamo perché non riusciamo a considerare le cosiddette retroazioni.
Non lo capiamo perché non riusciamo a tener conto dei ritardi con i quali si manifestano gli effetti delle azioni intraprese, e a collegare queste a quelli. Non lo capiamo perché spesso gli effetti, quando si manifestano, non sono proporzionali alle cause.

Tutto questo si chiama complessità e a noi la complessità non piace.
Preferiamo la semplicità.
E allora tentiamo di trasformare il complesso in semplice, ma nel far questo creiamo una realtà che non esiste.
Così impieghiamo tempo e risorse per risolvere problemi che non sono problemi.
Da ciò derivano disastri, disfunzioni e sprechi.

I problemi, quelli veri, ci sfuggono e perciò le situazioni si aggravano e diventano pesanti come macigni che pendono sulla nostra testa per tutta la vita.
Intorno ai problemi non problemi si fanno però discussioni, dibattiti, convegni, conferenze per risolvere il nulla. Tutte chiacchiere.
Nei rari casi poi in cui, per sbaglio, si dovesse inquadrare il problema, spesso si fallisce la soluzione.

Ricordate la favola di Esopo? Un giorno i topi, che abitualmente scorrazzavano indisturbati in una casa, scoprirono che il proprietario vi aveva introdotto un gatto. Allora si riunirono in congresso per escogitare un modo per sfuggire all’orribile bestia. Tutti espressero la loro opinione.
A un tratto un giovane topo esclamò: “Vi dirò io che cosa dobbiamo fare ... una cosa semplice: attaccare un campanello alla coda del gatto. Quando si muoverà, il campanello suonerà e noi sapremo dove si trova la bestia”.

I topi si misero a strillare saltellando di gioia per la brillante soluzione, finché un vecchio topo domandò: - E chi andrà ad attaccare il campanello? - Seguì un silenzio.
Voi pensate che le chiacchiere finirono?
Qui il gatto era un problema vero per i topi, ma non la soluzione.

Per i nostri problemi molti indicano soluzioni semplici come quella del topolino, ma ignorano una montagna di variabili (il contesto) che ci hanno portati al punto in cui siamo.
Per fare le riforme bisogna intervenire sulle strutture e per far questo occorrono idee chiare e risorse adeguate. Non ci sono né le une, né le altre neppure per far fronte alle emergenze che non sono più emergenze perché ormai avvengono ogni giorno in questo paese disastrato.
Non restano, dunque, che le chiacchiere.

Non ci sono e non ci possono essere soluzioni semplici quando il problema è complesso e a noi il complesso non piace.
Bisognerebbe almeno prendere coscienza di cosa e con che cosa abbiamo a che fare.
Per capire e solo per capire, vi presento un piccolo esempio apparentemente semplice.

La figura che segue mostra due recipienti, Livello 1 e Livello 2, comunicanti tra loro.
 


Questo minuscolo sistema, composto di soli due elementi strutturali e di un collegamento che si può regolare, si trova in uno stato stazionario perché il livello del liquido contenuto nei due recipienti è lo stesso.
Lo stato è stazionario, e resterà tale per l’eternità senza che un intervento esterno faccia aumentare il liquido del primo livello, o lo prelevi dal secondo e poi giri la chiavetta.

Il nostro universo è composto di miliardi di livelli di questo tipo tutti tra loro collegati.
Se tutti si trovassero nello stato stazionario dell’esempio, non si muoverebbe più nulla nel nostro mondo e sarebbe la fine di tutto.
Sennonché ci sono forze che hanno creato in passato (big bang theory) e tuttora determinano differenze di livello nei contenitori. Queste forze sono prodotte dalla natura. Alcune sono prodotte invece dagli esseri viventi.

Ho scritto su queste pagine in: “La vita è tutta un gap” che il motore del mondo è la differenza. Tutto si muove a causa delle differenze. Differenze di livello.
Ricordate il verso di Dante “Amor che move il sole e l’altre stelle”?
Da cosa è generato l’amore se non da una differenza di livelli?

La rotazione della Terra intorno al sole e a se stessa non avviene per la stessa ragione?  E non genera essa stessa, differenze di temperatura, di luce e di atmosfera nelle varie stagioni e nelle diverse ore il giorno?
E la nostra vita non deriva da differenze? E noi non ci muoviamo ogni giorno per colmare differenze?
Sono tutte differenze di livello.

Ci sono differenze che a noi non stanno bene e i governi cercano di abbatterle.
Ce ne sono altre che sono create a bella posta per poterle sfruttare: pensate per esempio all’erogazione dell’acqua alle nostre case e all’energia elettrica.
Per produrre energia elettrica occorre creare un dislivello (differenza di livelli) che generi una tensione. La tensione genera il flusso di corrente attraverso un conduttore. Tutti i conduttori oppongono al flusso una resistenza.
L’uomo non solo sfrutta il flusso, ma anche la resistenza per esempio per produrre calore. Quando la tensione è troppo forte, il conduttore potrebbe bruciare e il sistema saltare.

Affinché un sistema non salti, occorre stabilità. Tutti anelano alla stabilità.
La stabilità non è da confondere con la stazionarietà.

La stabilità è la capacità di mantenere le grandezze in uscita entro valori limitati a fronte di variazioni limitate delle grandezze in ingresso.
Questo vuol dire che un sistema stabile può subire perturbazioni che però devono oscillare entro certi limiti.
Ci sono eventi che possono produrre perturbazioni nei sistemi.
Ci sono anche certi poteri, soprattutto nell’area della finanza, che creano artificialmente tensioni sui mercati per potersene avvantaggiare.
La stabilità di un sistema politico, economico o sociale è un fatto cui aspirano tutti i governi.

Per esempio:
1.    Vari partiti politici possono alternarsi al potere senza che il sistema democratico salti;
2.    Nell’impresa sorgono spesso conflitti tra i vari reparti, ma l’impresa continua a funzionare.
3.    Nella famiglia sorgono spesso liti e disaccordi, senza che la stessa necessariamente si sfasci.
4.    Se si è assaliti dal mal di denti, l’organismo continua comunque a funzionare.

Questa complessiva stabilità è perciò un fatto positivo
, altrimenti saremmo sempre in balia dell’incertezza in politica, dell’alternarsi tra boom e fallimenti nelle imprese, del pericolo che saltino i rapporti interpersonali a ogni dissenso nelle famiglie e di aspri balzi della salute nel nostro organismo.

A volte molte forze sociali, economiche e politiche invocano cambiamenti.
Se politici avveduti riescono gradualmente ad attuarli il sistema regge, ma se non riuscissero più a mantenere le grandezze in uscita entro valori limitati perché non  riescono a controllare il flusso tra i livelli, allora può accadere l’irreparabile. Il sistema va in frantumi.

Il 6 ottobre 1989 la DDR (Repubblica Democratica Tedesca) festeggiò, con tanto di discorsi e di parate militari, il quarantesimo anniversario della sua fondazione.
Il 18 ottobre il segretario generale del partito socialista, Eric Honecker si dimetteva.
Il 9 novembre cadeva il muro di Berlino.
Un anno dopo la DDR spariva dalla faccia della terra.
Tutto avvenne perché la polizia non riuscì più a controllare il flusso dei dimostranti che sfilavano per le strade nonostante Honecker avesse firmato l’ordine di sparare sulla folla.

La tensione e il flusso oltre un certo limite hanno fatto saltare il sistema.
La stabilità è però generalmente un fatto positivo, ma ha un costo: la resistenza al cambiamento.

E qui veniamo a Mister Oibò.
Il Mister, bontà sua, si è accorto che qualcosa non va nel funzionamento del sistema Italia. Questo è un fatto positivo perché altri o non se n’erano accorti, oppure facevano finta di niente perché, in fondo, il malfunzionamento poteva far comodo.
Perciò il nostro Mister ha deciso di intervenire sul sistema Italia proponendo dei cambiamenti.

Egli ha annunciato e promesso riforme radicali, di struttura, ritenendo forse di essere di fronte un problema semplice. Ma oibò.
Heu bone deus (ahi buon dio) è un’esclamazione latina che esprime stupore, meraviglia e che è entrata nel vocabolario italiano con il termine “oibò”.
E’ l’esclamazione di chi, animato di buon intuito e di normale buon senso, agisce sui sistemi politici, economici e sociali per raggiungere certi effetti ma, oibò, i sistemi reagiscono in modo imprevisto e a volte addirittura opposto agli obiettivi proposti.

Si tratta degli effetti sorpresa dei sistemi complessi i quali provocano l’oibò del decisore.

Faccio qualche esempio di tali effetti contro-intuitivi imprevisti e generalmente sgraditi:

1. Con la diffusione del Personal computer si prevedeva una netta diminuzione del consumo di carta.
Si è verificato il contrario: il consumo di carta negli uffici è letteralmente esploso negli ultimi decenni.

2. La strategia di repressione degli incendi negli Stati Uniti non ha tenuto conto del ruolo positivo dei frequenti incendi del sottobosco del sistema forestale americano.
L’eliminazione totale degli incendi ha rotto gli equilibri naturali del sistema portando all’accumulo eccessivo di biomassa combustibile nei boschi capace di generare incendi catastrofici mai avvenuti prima nella storia.

3. Sempre negli Stati Uniti, negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, furono introdotte modifiche alle regole di controllo dei bilanci societari per ridurre i costi delle informazioni finanziarie per gli investitori.
Questo fatto riduceva le entrate delle società di revisione che per far fronte alla diminuzione di ricavi si misero a fare anche consulenza.
Ciò ebbe effetti negativi sulla rigorosità dei controlli contabili perché, per non perdere il cliente, le società di revisione chiudevano un occhio e forse anche due di fronte a pratiche irregolari, provocando gli scandali finanziari di inizio di questo secolo a tutti noti.
Quello di chiudere gli occhi da parte di queste società persiste ancora oggi anche in Italia.

4. L’intervento americano in Iraq è stato presentato come una strategia di Bush per combattere il terrorismo.
Indipendentemente dalle vere ragioni che l’hanno spinto a far questo, mi pare che gli effetti siano stati il contrario di quelli dichiarati: migliaia di soldati morti, reputazione peggiorata, odio per l’Occidente cresciuto, Iraq sull’orlo di una guerra civile che è diventata una nuova fucina del terrorismo.

Cari lettori, forse ho commesso anch’io un errore.
Ho fatto un discorso complesso per spiegare una cosa semplice e cioè che quando si ha a che fare con la complessità i tradizionali ragionamenti fondati sul buon senso e sulla logica, non funzionano più.

Potevo dirlo all’inizio senza infliggervi tutta questa prosopopea. Oibò.
Perdonatemi, se potete.

LoStraniero




Commenti:
ID50827 - 16/10/2014 13:02:13 - (Dru) - Il mondo in cui viviamo diventa...

Già nelle prime parole, del nostro Lostraniero, è indicato lo sviluppo seguente del suo nuovo piacevole argomento. Il mondo non è intrinsecamente lo stesso del pensiero, "non è ciò che è" se "ciò che è" è espressione immediata e non mediata del pensiero, infatti poi così continua...

ID50829 - 16/10/2014 13:11:46 - (Dru) - ...ogni giorno più complesso e a noi il complesso non piace. Non piace perché non riusciamo a capirlo

E' il mondo a "diventare" più complesso, ma "noi", quindi la nostra coscienza o la mentalità, che Lostraniero declina come parte del tutto, poiché se fosse la coscienza del mondo quel mondo che è della coscienza il tutto allora quel tutto non potrebbe contenere un mondo indipendente (isolata) da essa se non contraddittoriamente, è un mondo muto per una coscienza sorda.

ID50830 - 16/10/2014 13:18:18 - (Dru) - Non lo capiamo perché non siamo abituati a considerare gli eventi da più punti di vista contemporaneamente.

anche questa negazione, "non lo capiamo" in realtà indica che così lo capiamo, cioè ,lo capiamo come "complesso", infatti come potremmo riconoscerlo come qualcosa che non capiamo se non capendolo ? qui ritorna la figura della coscienza sorda e del mondo muto.

ID50831 - 16/10/2014 13:29:42 - (Dru) - Non lo capiamo perché non riusciamo a collegare le cause con gli effetti di numerosi elementi tra loro collegati.

in realtà qui Lostraniero indica nelle cause dell'incomprensione, comprensibile, gli effetti del suo pensiero. Infatti è proprio del mondo muto e della coscienza sorda il fatto di negare ogni causa di ogni effetto. "Noi", come quella coscienza sorda, non interagiamo con esso, come quel mondo muto. Ma è proprio così? o in questo dire del nostro Lostraniero questa incomunicabilità è già disvelata come una certa comunicazione ? SI che se Lostraniero ci vuole, come coscienza, indicare quel mondo "complesso", quel mondo "complesso così appare. Altrimenti Lostraniero ci starebbe indicando il "nulla" e a che pro ?

ID50832 - 16/10/2014 13:31:59 - (Dru) - QUesta sucessione di fatti, il mio discorso...

non vi mostra, intuitivamente che per una coscienza sorda non è e non può apparire un mondo sordo ? si che il mondo è questa coscienza ?

ID50833 - 16/10/2014 14:26:18 - (Dru) - Per ció che concerne l'inutile aspetto storico del Mister Oibò

Sono assolutamente d'accordo (che sarebbe la volontà opposta di una coscienza che vuole accordarsi con ciò che già da principio non è in quanto mondo muto) con l'interpretazione data dei pochi dati sulle nuove manovre del mister Oibò e condivido la positività. Mi piace molto la manovra attuale che tenta finalmente un cambio di tendenza del trend delle ultime manovre e cerca di dare una spinta al mercato più mobile e colpisce quello meno mobile.

ID50834 - 16/10/2014 14:38:00 - (Dru) - Se un mondo fosse davvero indipendente dalla coscienza

..come potrebbe questo mondo così indipendente apparire ? Ciò che non appare così non può che apparire: come ciò che non appare. Che appaia ciò che non appare è contraddizione.Che appaia il nulla come nulla è la contraddizione massima, dove l'apparire del positivo significare del nulla è l'apparire di questa contraddizione.

ID50836 - 16/10/2014 15:09:22 - (sonia.c) - non lo capiamo ..

perchè non vogliamo capire. ammettere .ammettere la NOSTRA complessità..perchè non la conosciamo.quindi.neghiamo.la nostra e quella del mondo.se non sappiamo che le nostre parole -azioni hanno significati e radici complesse,non capiamo il mondo attorno a noi che rappresenta ,di fatto..noi.gli altri..siamo noi.il contadino della cina più rurale e non tecnologica,quando "nega" ,quando non vuole sapere quello che non capisce o non conosce..nega ,come mè o tè..ihihciao

ID50837 - 16/10/2014 15:12:31 - (Dru) -

Oibò

ID50838 - 16/10/2014 15:12:56 - (sonia.c) - scusa..

perchè ,non la vogliamo conoscere. vogliamo giudare un astronave..senza avere neanche il libretto di istruzioni..

ID50840 - 16/10/2014 16:19:16 - (sonia.c) - ahahah .hai ragione dru!

bastava che dicevo:non capiamo la complessità del mondo,perchè,non ri-conosciamo la nostra....e manco la vogliamo conoscere..grazie a Lostraniero !

ID50844 - 16/10/2014 18:25:44 - (Aldo Vaglia) -

Non si puo' che concordare con quanto esprime la saggezza e la sapienza de LoStraniero. "Le differenze muovono il mondo". Come ben spiega l'articolo. C'e' pero' un ma: quando le differenze debordano creano disastri. L'acqua che scende muove le pale, ma se e' troppa e incontenibile crea disastri, cosi' come il vento che puo' trasformarsi in "uragano" etc...Si tende in politica ad attribuire al Capitalismo il concetto di "disuguaglianza positiva" per dire che le differenze di reddito muovono le economie, in contrapposizione ai sistemi egualitari che sono stagnanti. Questo e' un modo semplicistico di affrontare una questione complessa. Oggi il mondo occidentale e soprattutto l'Italia e' ferma per le troppe differenze.

ID50848 - 16/10/2014 20:13:23 - (Capitano) - ragione da vendere LoStraniero

"Ci vuole una mente eccezionale per affrontare l'analisi dell'ovvio". E LoStraniero ci riesce squisitamente bene. L'arrogantello di Firenze invece arriva e vuole risolvere l'ovvio in 100 giorni.. Poi in mille.. Purtroppo gli manca un particolare. La mente.. :)

ID50849 - 16/10/2014 20:34:31 - (Giacomino) - Come dice Scalfari

Il Ragazzo prodigio di palazzo Chigi da mesi ha l'acqua che bolle ma non butta mai la pasta.

ID50853 - 16/10/2014 23:37:15 - (Dru) - Quest'ultima è un'ottima manovra

Non riconoscerlo è un errore.

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