04 Novembre 2019, 07.40
Eppur si muove

A volte ritornano

di Leretico

C’è un nuovo spettro che si aggira per l’Europa? Sembra che sia davvero così: una corrente sotterranea percorre tutte le strade del vecchio continente, muove gli animi dei più suscettibili, dei più influenzabili, dei più deboli


Immagini già viste un secolo fa si ripropongono, parole terribili tornano nuovamente a riempire spazi pubblici, paura e frustrazione sono sempre più diffusi. Stavolta le ragioni sono meno evidenti di cento anni fa, ma i sintomi della malattia sono tutti lì, da vedere, se si hanno gli occhi giusti per guardare.

La democrazia rappresentativa è messa in discussione dal basso.
Si sente inneggiare alla democrazia diretta come fosse la panacea di tutti i mali, si sente proclamare a voce alta, troppo alta, la fine del Parlamento come luogo di formazione della volontà popolare, si chiede che quel luogo sia spostato sulla rete.

La classe media, punita negli ultimi dieci anni dagli effetti ancora evidenti della più grande crisi economica del mondo occidentale dopo il 1929, ha cominciato a farsi ammaliare dal populismo, a farsi persuadere dall’antipolitica, a cercare tempi e modi per sfogare le proprie frustrazioni.

Nei momenti di tensione
, quando il cosiddetto “popolo” si riunisce in qualche piazza europea per manifestare il proprio malumore o dissenso, non mancano mai i black-block, gente addestrata a fomentare scontri con la polizia, a trasformare in guerriglia qualsiasi manifestazione pacifica.

Sono convinto che in Catalogna, come a Parigi, siano coinvolti i servizi segreti russi e americani, i quali spingono, entrambi per motivi di dominio neanche troppo nascosti, affinché i conflitti si infiammino ed erodano alla radice i pilastri dell’Europa unita e della sua democrazia.
Una voce grida ancora più forte fuori dal coro: afferma che il “popolo” non viene ascoltato, che il “popolo” vuole questo e non vuole quello.

Ma chi appartiene a questo “popolo”?
Il popolo è, ormai, una serie di persone iscritte ad una piattaforma on-line. È un “popolo” profilato, categorizzato, schedato, misurabile, influenzabile, matematicamente manipolabile.
È tale e tanto profonda la capacità di manipolazione del “popolo” attraverso l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, che si può tenere in bilico per anni il destino di un paese europeo importante come la Gran Bretagna sul tema della Brexit, per strapparla dal progetto di un’Europa unita e senza guerra.

L’Europa unita non piace, meglio che diventi terra di conquista, debole e perdente.
“Divide et impera” dicevano gli antichi Romani e mai fu frase più adeguata per descrivere il momento politico che sta vivendo l’Europa di questi giorni.

Proviamo a identificare, uscendo dagli stereotipi, che pullulano in questi momenti di incertezza, gli elementi principali di questa corrente ctonia, che si manifesta ormai con regolarità e violenza nelle occasioni politiche più disparate in giro per il vecchio continente.
È una sfida dare un nome a ciò che agita gli animi, è difficile: quale nome scegliere?

Innanzitutto, si sente, in sottofondo, la musica del richiamo sempre più forte alla tradizione: è un appello alla difesa della famiglia tradizionale, appunto, che merita veri e propri congressi come quello di Verona dello scorso 29 marzo 2019.
È un eccezionale e inquietante deja-vu.
Parole di fuoco vengono lanciate contro i nemici della famiglia, che ovviamente meriterebbero di essere bruciati come i libri nella notte del 1° maggio 1933 a Berlino.

I nemici della famiglia sarebbero ovunque
, controllerebbero la stampa, controllerebbero i partiti di destra e di sinistra, gestirebbero organizzazioni internazionali dominando il Consiglio d’Europa, le Nazioni Unite e l’Unione Europea.
Nemici invisibili e potentissimi, evocando i quali e necessario poi introdurre il coraggio degli “eroi” per controbatterli efficacemente.

Sarebbe, secondo loro, tutta colpa dell’Illuminismo
, che nel Settecento mise le basi per l’attuale abbandono della religione e diede il “la” alla depravazione che colpisce in questi disgraziati tempi il tessuto sano della società.

Sarebbe colpa della cultura moderna, figlia di quei padri illuministi abbeveratisi alle fonti corrotte del razionalismo, che, secondo loro, ha portato il caos dove regnava l’ordine, ha distrutto il senso originario del bene in nome della depravazione e della malattia del modernismo.
Per questi fanatici la cultura è sospetta, gli intellettuali puzzano di snobismo, di elitismo e di egoismo; i dottori e gli insegnanti non capiscono il popolo e le sue esigenze, devono essere zittiti, ricondotti alla verità del popolo, nel caso si ribellino devono essere picchiati, umiliati.

Chi dissente è complice dei nemici invisibili, dei ricchi approfittatori dei dolori del popolo: “il disaccordo è tradimento”.
Il senso critico è un difetto, allontanerebbe dalla verità.

La diversità è la manifestazione più evidente di tale tradimento.
Le invisibili legioni nemiche viaggiano come virus nelle vene del diverso, il quale osa indecorosamente bussare alle nostre porte. Sono intrusi non graditi, sono spie, sono pericolosi: devono stare lontani.
Ci rubano il pane e il lavoro.
Ci stuprano le mogli e le figlie.
Mirano alla sostituzione biologica, ci combattono con le loro donne incinte, con i loro figli numerosi.
Ci spaventano coi loro coltelli, con le loro minacce di gole tagliate, che non vorremmo fossero le nostre.

Che titolo vogliamo dare a questo racconto perverso
, di facile presa sugli animi frustrati che si aggirano nelle nostre piazze? Vogliamo ancora cadere tragicamente nello stesso errore?
In Italia siamo tutti diversi ma figli di una sola “Nazione”.
Ecco l’elemento indissolubile che ci farebbe tutti uguali, che ci unirebbe nel destino comune. Chi non appartiene, chi non è italiano deve stare lontano.
Che sia tedesco, francese o spagnolo non importa. Se poi è libico, senegalese o marocchino è ancora peggio: non è italiano e gli italiani vengono prima.

È un meccanismo indegno, tuttavia funziona perfettamente: l’identità è non essere l’altro.
E l’altro è il nemico. Insomma, il nemico ci rende tutti uguali, tutti figli della stessa nazione. Il nemico è sempre pronto a colpirci, quindi dobbiamo stare all’erta, pronti a combattere.

La guerra non finisce mai, è perenne.
Nella guerra si distinguono gli eroi che non hanno paura a sacrificarsi per il bene della patria e della famiglia. L’eroe non ha paura della morte, essendo la paura figlia della debolezza.
L’eroe è “macho”, disdegna i deboli, disdegna le donne, non si commuove, non ha bisogno di amore. Gli basta mostrare le armi per sentirsi forte, una “invidia penis” permanente.

Per impressionare il nemico basta il petto in fuori e il mento in alto
, perché i nemici sono tanti e, guarda caso, i nemici della famiglia sono anche i nemici della nazione.
I nemici complottano, si celano nei loro antri oscuri per tramare contro di noi. Ci assediano e dobbiamo correre alle armi per difenderci. I nemici sono organizzati, sono dentro la nostra patria, si aiutano vicendevolmente e lavorano in posti strategici complottando contro la nazione, la indeboliscono dall’interno.

Eppure, questi nemici fortissimi sono anche debolissimi.
Nel momento in cui il Capitano ci chiede di attaccarli, diventano degli inetti, bolsi e inadatti alla lotta. Sono condannati a perdere con certezza.
Sono dunque deboli o forti questi nemici? Sono invisibili e traditori e quindi temibilissimi, oppure sono mezze calzette senza spina dorsale?
Come vogliamo chiamare queste contraddizioni? Vogliamo appellarle “figlie dell’irrazionalismo”? Come vogliamo rispondere a questa retorica indegna che avvelena le menti e riempie di odio le parole? Scrissi qualche tempo fa che la storia non è “magistra vitae”, mi auguro vivamente di essermi sbagliato.

Sento nell’aria che qualcosa non va, e ho paura a dar nome a tutto questo.
Alla domanda iniziale non voglio rispondere, lascio al lettore l’onere o l’onore di farlo.
Tuttavia, voglio concludere con un esempio che dovrebbe aiutarci a capire cosa ci porta il vento, se quiete o tempesta.

Eccolo: il 12 giugno 1987 il Presidente degli Stati Uniti di allora, Ronald Reagan, pronunciò un discorso importante presso la porta di Brandeburgo a Berlino in occasione dei 750 anni dalla fondazione della città.
Rivolgendosi ai russi e in particolare a Michail Gorbaciov, segretario del PCUS, disse “Abbatta questo muro”, riferendosi a quel muro di segregazione che fisicamente divideva Berlino e metaforicamente ancora divideva l’Europa.

Sono passati trentadue anni da quel famoso discorso di Reagan a Berlino
e, tenuto conto di quanti muri sono stati eretti da allora e quanti ne stanno per essere costruiti ai confini tra ricchi e poveri, occorre ricordare le parole di Primo Levi, di cui proprio quest’anno si festeggia il centenario della nascita.

Possiamo trarre da esse un’amara considerazione
, un monito che sorge spontaneo da chi ha visto, da chi ha vissuto sa a cosa si può arrivare se non si ha il coraggio di puntar il dito, di indicare il pericolo: “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

Leretico



Commenti:
ID82176 - 04/11/2019 10:44:55 - (bernardofreddi) -

Condivido molte cose, ma personalmente non trovo corretta questa tendenza, sempre più diffusa, a mettere insieme cose diverse in un'unica confezione e poi a scriverci sopra: "prendere o lasciare". Che la destra si sia fatta infiltrare da fascisti e reazionari della peggior specie, che speculi sulle paure e il malessere sociale proponendo capi espiatori al posto di soluzioni serie e fattibili, e magari riceva "mancette" da oltreconfine, lo penso anch'io; ma alla paura si risponde affrontando i problemi, compresi quelli creati da CERTI immigrati (che magari stuprano le loro, di donne, ma non ci vedo la differenza), non negandoli o banalizzandoli e magari dando del razzista (o dell'irrazionale) a chi li solleva. Se invece la risposta che la cosiddetta sinistra vuol dare alle richieste di legalità è l'abolizione dell'ergastolo per i mafiosi, c'è poco da stigmatizzare chi vota Salvini.

ID82177 - 04/11/2019 12:41:27 - (Dru) -

leggendo Leretico da un punto di vista più elevato si nota subito l'atteggiamento di chi legge i quotidiani o di chi si veste alla moda: una precarietà di veduta impressionante, impressionante appunto per chi, elevandosi un attimo dal quotidiano o dalla moda, riesce a scorgere quello che il limite del quotidiano e della moda non possono contenere. Ha ragione Bernardofreddi a criticare questo scritto banale del nostro Leretico, ma perché la ragione di questo scritto, non elevandosi un cicinino, presta il fianco immediatamente alla sua negazione..

ID82178 - 04/11/2019 12:58:38 - (Dru) -

potrei farvi mille esempi per negare la posizione interna al discorso de Leretico, ma mi servirò di due esempi, uno che viene dal cinema e l'altro che viene dalla storia: un film nemmeno molto visto, Mars Attacks: Il film, costato circa 70 milioni di dollari, ne ha incassato solo la metà in patria, mentre grazie ai risultati conseguiti all'estero gli incassi totali sono stati di 101.371.017 dollari. Un moderato successo commerciale che classificò il film nell'anno della sua uscita a un non esaltante 39 posto nella classifica degli incassi nazionali. Il 1996 fu invece dominato proprio dal suo concorrente diretto: il blockbuster Independence Day con i suoi 306 milioni di incassi nazionali. il film in sintesi è la parodia dell'accoglienza a tutti i costi.. dove è l'eslatazione della stupidità dell'intelligence americana..

ID82179 - 04/11/2019 13:00:53 - (Dru) -

l'altro è l'evento storico che dal 500 fino al 600 ha visto le popolazioni del sud america e del loro sterminio, più di 150 milioni di civili massacrati per Cristo, perché la religione cristiana doveva portare il suo di verbo e il principio in casa di altri..

ID82180 - 04/11/2019 17:48:25 - (genpep) -

contrariamente a Dru, io non vedo critiche nel commento di Bernardofreddi se non qualche distinguo. Detto ciò trovo buona la riflessione de Leretico, il quale fa notare le analogie del momento con il periodo storico di cent'anni fa. Anchio sono convinto che alle grandi potenze un'Europa forte crei non pochi mal di pancia e che quanto meno ci provino a contrastarla foraggiando le forze populiste dei vari stati.Il rischio è che i vari Salvini, le Le Pen gli Orban ecc. ricevano troppo consenso e che la situazione gli scappi di mano trasmettendo un film purtroppo giàvisto.....

ID82181 - 04/11/2019 18:22:11 - (Giacomino) - La storia forse

non è mai stata "magistra vitae, non certo di questi tempi

ID82182 - 04/11/2019 21:04:44 - (bernardofreddi) -

Non si preoccupi, Genpep, come diceva Marx, nella Storia gli avvenimenti si ripresentano, prima come tragedia, poi come farsa. Al massimo Salvini, Le Pen e Orban possono mettere in scena La banda del Trucido, non Schindler's list.

ID82183 - 04/11/2019 21:49:01 - (Ferr) - Inquietudine

L'acquisizione di forti consensi dei movimenti identitari è un fenomeno non soltanto europeo, vedi Brasile, Turchia in parte gli Usa e molti altri paesi. Proposte semplicistiche che banalizzano problemi complessi tranquillizando le preoccupazioni di molti. Condivido il tenore dell'articolo le prospettive appaiano inquietanti.

ID82184 - 04/11/2019 21:59:41 - (Dru) - Cosa è la storia?

La storia è il succedersi dell'essere: cosa è "successo" nella prima guerra mondiale? È successo il suo succedersi. Perché la storia succeda è necessario che fra gli elementi della successione non vi siano relazioni necessarie, altrimenti come potrebbe il dopo accadere con un prima suo prigioniero? Se la fine della seconda guerra mondiale fosse stata in relazione necessaria con il suo inizio, come avrebbe potuto il Giappone iniziarla? Il succedersi degli eventi esige che gli stessi non siano in relazione ma che la relazione si produca per caso. Questo fare della storia, questo suo farsi, è fondato dal concetto di successione e la successione o accadere deve essere causale se vuole essere produttiva, cioè storica: ecco il tentativo banale di determinarne i contorni che con conquesti scritti perde per successione casuale tutta la sua consistenza ..

ID82185 - 04/11/2019 22:20:14 - (Dru) - Caso è causa

Dunque la storia, che è fondata necessariamente dalla successione di eventi, mette in campo il caso e la causa: da una parte ha bisogno di credersi inizialmente produttiva, ossia il prima nella successione è (esiste) per fare il dopo di quella, deve credersi sua causa (notate quanta volontà del dopo leggete sui quotidiani e loro editoriali che dal dopo stesso vengono immancabilmente smentiti), ma allo stesso tempo chi la vuol fare la storia ha bisogno del campo sgombro, libero dai vincoli che la legherebbero, cioè quel dopo che ha come contenuto il prima deve essere libero da quello per succedere, e così entra in gioco il caso o la sua contraddizione. È si, proprio così, la storia è contraddittoria perché è segno e allo stesso tempo per essere non lo è, questo insegna.. Per chi ha voglia di pensare.

ID82186 - 05/11/2019 07:35:56 - (Dru) -

Chi prevede catastrofi è solo un untore, non ha cuore la storia e sua di ragione, imprevedibile. per definizione, ha a cuore solo se stesso..

ID82187 - 05/11/2019 07:42:56 - (ubaldo) - x dru

Ti sei messo anche tu a cercare gli untori adesso?

ID82188 - 05/11/2019 08:52:42 - (Dru) -

Sto ripassando con il mio figliolo il Manzoni, che della storia era particolarmente amante.. Il Manzoni pensa che la storia sia impensabile, da quella deduce il suo romanticismo, da quella passa a fil di spada la ragione per abbracciar la fede.. sapere che questo suo gesto non è affatto un gesto reazionario, ma progressista, anticipa di oltre 200 anni il mito in cui stiamo vivendo oggi..

ID82189 - 05/11/2019 11:02:37 - (Pseudosofos) - Che cosa raccontare?

Per quanto io abbia stima di Leretico, questa volta non riesco a sentirmi a mio agio nel leggere. Capisco che si tratta di uno sfogo di fronte ad un certo modo di pensare, un modo per provocare la coscienza del lettore, perché si interroghi su alcune retoriche giornalistiche che sembrano avanzare. Tuttavia, i racconti intorno al “popolo” e alla sua importanza cambiano di colore a seconda dei tempi storici. Forse un tempo si vestivano del rosso della passione, mentre oggi si coprono dei manti neri di un funerale. Penso che gli eventi cui si riferiscono i racconti sulla democrazia siano in un certo qual modo espunti da ogni narrazione politica attuale, da dx a sx. Perché a fondamento di quegli eventi c’è un’ideale che, di là dalla rabbia di Dru verso i cristiani brutti e cattivi, dipende dalla Rivelazione di Dio in Gesù: l’ideale della dignità di ogni persona come figlio di Dio. Ritornare a raccontare questo ideale

ID82190 - 05/11/2019 11:03:56 - (Pseudosofos) -

è la sfida politica del nostro tempo. O forse è la vera sfida politica di ogni tempo.

ID82191 - 05/11/2019 12:01:13 - (ubaldo) - Dru

Non importa quando, come e perchè si legge il Manzoni. Gli untori non sono mai stati il vero problema. Il problema era la peste.

ID82192 - 05/11/2019 14:44:21 - (Dru) -

Vediamo qui: per Bernardofreddi la storia è in tutto ma nella legalità, per Genpep il tutto è nella storia oltre la legalità,per Giacomino Storia e tutto non si compromettono, per Ferr la pressione di tutto è nella storia motivo di inquietudine, mentre per Pseudosofos, il metafisico, tutto e la storia sono in Dio.. Mentre il solito Ubaldo mi provoca. Orbene, noterete che gli stessi oggetti divengono diversi a seconda della loro posizione.. Ecco, questa diversità è il motivo vero della tensione che in Logos si manifesta tra le parti che portano la loro azione: finché nell'agire quelle sono d'accordo allora tutto bene, è la pace, ma quando divergono, se l'un di queste rinuncia alla propria specificità, allora quell'una rinuncia ad esistere, perché la sua azione cambia quando le altre prevalgono e cambiando cambia di significato. Si, perché il significato è in analisi proposta azione risultato..

ID82193 - 05/11/2019 16:00:51 - (Dru) -

Le nostre convinzioni sono supportate dalla formazione culturale, la formazione culturale prevede la dimensione ideale, la dimensione ideale forma il significato, il significato è formato dall'azione: se vado in macchina per andare con una bella donna è "azione diversa" che se vado con una bella donna per guidare una macchina: se prego Gesù per pregare Dio è diverso che se prego Dio per pregare Gesù (questa è per Pseudosopos). Cercare la riconciliazione nella Rivelazione non comprende che oggi per l'uomo la Rivelazione non è in Dio ma nella Tecnica a scopo dell'uomo che vuole essere potente. Dio tramonta.

ID82194 - 06/11/2019 07:24:21 - (Dru) - A Pseudofosos

Io non odio i cristiani brutti e cattivi, solo che compatisco quelli belli e buoni, razza in estinzione..

ID82195 - 06/11/2019 07:27:39 - (Dru) - A Leretico

Per nessuna cosa al mondo bisogna rinunciare alla propria libertà, questo definisce l'onestà.

ID82196 - 06/11/2019 07:35:55 - (Dru) -

.. che forse tu invece hai preferito qualcosa alla libertà, che non ti sento?

ID82199 - 07/11/2019 09:18:57 - (Dru) - Sempre per Pseudofosos, per cercare di fargli capire il suo tramonto

la metafisica mette al centro Dio, allora sia fatta la sua volontà per "ESSERE". Poi il cristiano che è storico per necessità, la necessità aristotelica, ribalta la preghiera, sia fatta la volontà di Gesù Cristo e non di Dio, Dio che era scopo, l'immutabile che era la vera sapienza, viene consumato in nome dell'ente transeunte, la risurrezione appunto, e al centro del cristiano diventa il mortale Cristo. Se la sapienza è mortale, allora per sopravvivere, allora per risorgere, allora la rivelazione è questo incessante divenire, e lo strumento per la rivelazione si consuma e Dio è troppo poco per sostenerlo: allora è la TECNICA.

ID82200 - 07/11/2019 09:26:22 - (Dru) - So Pseudofosos

che la tua fede ti accieca, d'altronde non sei solo..

ID82201 - 07/11/2019 09:30:37 - (Dru) - Se la Verità e poiché la Verità è transeunte

se tutti pensiamo che non esista verità e poiché ormai nel mortale tutti pensano che non esista verità, questo è il transeunte, questo il predicato che si fa oggetto di adorazione per il mortale, allora ogni Verità definitiva tramonta, e il motore o sostegno dell'ente transeunte non può essere Dio ma la tecnica al servizio della capacità di esistere...

ID82210 - 08/11/2019 08:11:11 - (Dolcestilnovo) -

Tra eccessi di banalità, citazioni "ipse dixit", predicozzi da grillo parlante, una ben scialba performance de Leretico. Sembrerebbe quasi che non attraversi un buon periodo di forma.

ID82211 - 08/11/2019 12:43:48 - (Dru) - Vi spiego e sarò breve: IL RAZZISMO

Il razzismo nel mortale è l’espressione più alta di potenza..Infatti per l’ente mortale il concreto astratto è l’astratto dell’astratto.Infatti perché si abbia potenza il mortale deve pensare di poter uccidere, o annichilire l’ente di ogni essente.Il razzismo dunque non solo non riesce ad esser escluso là dove il mortale vuole l’inclusioneIl razzismo dunque è congenito al mortale, è il mortale, anche quello che non lo vuole.Dove il razzismo è davvero escluso?Ma nel Destino ovviamente, in quanto nel Destino dell’Essere il vero concreto astratto esclude l’esistenza dell’astratto dell’astratto.Che il razzismo esiste è una verità del mortale che il mortale non può escludereChe il razzismo esiste è un contenuto della Follia che il Destino dell’essere esclude.

ID82212 - 08/11/2019 12:56:11 - (Dru) -

Pensate a Saddam e a Gheddafi, la Democrazia non è stata razzista con loro?Dunque la Democrazia che ama la vita poi la toglie, RAZZISTA.La Democrazia è contenuto della Follia del mortale.

ID82213 - 08/11/2019 15:15:24 - (Dru) - IL RAZZISTA è COLUI CHE ANNICHILISCE

E' colui che odia il prossimo, cioè colui che disprezza il prossimo e che lo vorrebbe annichilire per il suo colore, pensiero, cultura e propositi. La grande Democrazia è razzista. Non ha agito contro la razza sterminando Saddam Hussein? ..e non lo ha fatto contro Gheddafi, Hitler, Mussolini, ecc...? per chi voglia pensare.

ID82219 - 11/11/2019 15:02:36 - (Pseudosofos) - La teologia di Dru

Ciò che mi colpisce continuamente del tuo modo di scrivere, Dru, è la tua spontanea convinzione che le tue interpretazioni siano chiare, immediate e rappresentino la verità per tutti su tutto. Ma... le tue affermazioni secondo cui per il cristianesimo Dio "è diventato" Cristo, sono solo un'opinione teologica, una possibile interpretazione, da me non condivisa. Non esiste per la fede che condivido e accetto un Logos divino "a-sarkos", cioè disincarnato. Cristo è co-eterno al Padre. E' solo apparso sulla scena della storia, ma non è diventato altro da Dio, come sembra tu intendi. Comunque, immagino che affermerai di non essere d'accordo con me. Grazie che mi chiami metafisico, è più di quanto io pensi di me stesso.

ID82220 - 11/11/2019 15:39:17 - (Dru) - Pseudosofos

che .."Ciò che mi colpisce continuamente del tuo modo di scrivere, Dru, è la tua spontanea convinzione che le tue interpretazioni siano chiare, immediate e rappresentino la verità per tutti su tutto." è una tua interpretazione, non è chiaro, immediato, e non rappresenta la verità per tutti su tutto..

ID82221 - 11/11/2019 15:44:27 - (Dru) - Pseudofos

...è solo apparso sulla scena della storia? beh.. certo che nella cristianità qualche credulone e qualche interpretazione pensa ad un Dio che si stupisce dell'uomo cattivo, ma questo Dio e la Storia per le beghine hanno un significato talmente sbiadito e volgare che per la ragione è inaccettabile...

ID82222 - 11/11/2019 15:47:01 - (Dru) -

che la scena della storia sia base dell'apparire di un Dio che muore poi risorge, ha un significato ben preciso, che non si può ignorare a bella posta quando si vuole difendere l'eternità. Un DIo che fa quello che vuole è inspiegabile e dunque contraddittorio.

ID82223 - 11/11/2019 15:48:27 - (Dru) -

Sto Dio è eterno o muore nella storia per la storia?

ID82224 - 11/11/2019 15:49:00 - (Dru) -

Che sia eterno e che muoia lasciamolo hai fedelissimi

ID82225 - 11/11/2019 15:56:00 - (Dru) - cosa intendi per Storia Pseudofos?

Gesù è contenuto della Storia o no? Gesù è Dio o no?

ID82226 - 11/11/2019 16:03:44 - (Dru) -

Dopo di che lei può benissimo dirmi che il bue è l'asino e aver fede in quello che afferma.

ID82227 - 11/11/2019 16:10:48 - (Dru) - però

a questo punto non si lamenti se le dico che è confusa la sua opinione, perché le mostro dove sta la confusione: se affermo che il bue è l'asino devo supporre che di una cosa ho due nomi, cioè devo presupporre l'identità di due nomi diversi per affermarlo: è chiaro altrimenti che affermando di due cose diverse l'identità vado contro il principio di non contraddizione e che il confuso potrebbe affermare, embè? non significa contraddire il principio, anzi, significa contraddire sé. Infatti essere confusi nega il dilemma, poiché voglio esser confuso non significa voglio non esserlo, non crede??

ID82228 - 11/11/2019 16:18:24 - (Dru) - Perché

La ragione ha la sapienza di negare la contraddizione, la fede non ha la sapienza di negare la contraddizione. Lo avrà notato qui sopra no con quale brutale chiarezza distinguo fede da ragione? ;-)

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Civis Gattopardo, un viaggio nella storia e nell'attualità

Questo venerdì prende inizio la quarta edizione della rassegna "Civis Gattopardo", avviata nel 2021 e che affronta temi legati alla storia e alla politica