08 Giugno 2010, 10.40
Val del Chiese
Fuoriporta

Acqua, legno, quarzo, la ricchezza di Carisolo

Una gita occasionale a Carisolo, nel vicino Trentino, porta il nostro inviato speciale Nerino Mora alla scoperta di antichi insediamenti per la produzione del vetro.

 
Passeggiando sulla pedonabile che da Pinzolo porta in val di Genova mi attrae un cartello.
Indica «Museo del vetro» e non sapevo che ce ne fosse uno da queste parti. Quindi mi decido ad approfondire l’argomento.
Dell’attività mineraria dell’estrazione del quarzo a Darzo si sapeva, che il vetro fosse fabbricato in valle era però per me una cosa sconosciuta.
Invece ho scoperto che l’attività in questa fabbrica ha avuto inizio nel 1805 ed andò avanti fino al 1888.
 
Non mancavano le materie prime: il quarzo, minerale da cui si ricava il vetro; il legname per alimentare i forni fusori; l’acqua del Sarca come forza motrice per il movimento della ruota trituratrice, detta la “molassa”.
La macinatura veniva effettuata con l’aggiunta di ossido di potassio e di lumecatina.
Nel periodo napoleonico in Valle Sabbia e non solo c’era carenza di vetro. Le maestranze governative, vista la necessità e scoperto gli elementi utili per la produzione capirono che mancavano solo gli esperti.
 
Così risolsero il problema assumendo mastri vetrai dall’Alsazia e dalla Boemia, altri anche dalla Lorena.
Con la loro esperienza e manualità nacquero le prime galanterie di cristallo ad uso Boemia firmate dalla fabbrica “Pernici e Bolognini”, della quale è stata riconosciuta la grande operosità e produttività, tanto che nel 1815 ha ricevuto il premio per la migliore industria dell’anno.
Lavoravano 100 operai nel nucleo produttivo, distribuiti in vari edifici.
 
Le maestranze alloggiavano al “Colomber”, una grande costruzione più comoda e funzionale. In quel luogo si dice che spesso si sentiva parlare e discutere e forse è nato così il nome di quel complesso.
Gestire ed organizzare il lavoro di 100 persone senza l’ausilio di mezzi tecnologici non sarà stato facile. I manufatti di vario genere sono visibili in originale al museo di Trento, qui è dedicato un padiglione apposito.
L’area andò in disuso, poi in abbandono, per tantissimi anni fino al 2003.
 
In seguito, con la cura della fondazione “Maria Pernice antica vetreria”, ha ripreso un nuovo rinnovato splendore: gli edifici ristrutturati e dipinti di bianco, immersi in una natura ricca e generosa, creano una cornice semplice, elegante e un po’aristocratica: sarà forse il prato tagliato all’inglese, oppure le forme della casa padronale.
Alla sede della Molassa il museo, con gli oggetti e gli strumenti da lavoro.
La fondazione ha realizzato in libro che è esaurito subito ed è ora in ristampa.
L’area produttiva è visitabile anche dalle scolaresche. Per altre informazioni si può contattare la direzione allo 0465 501150
 
Quando la ristrutturazione fu ultimata si fece una grande festa, con il soffiaggio del vetro realizzato con le materie prime del posto. Per farlo arrivarono i maestri veneziani.
Durante il periodo estivo il museo è normalmente visitabile e già che si è in zona, una visita alla cappella romanica dedicata a S. Stefano ci sta bene: ci si arriva rapidamente percorrendo un sentiero fra i boschi, oppure con la strada dal centro da Carisolo.
Da non trascurare la cappella del cimitero di Pinzolo, dove c’è una guida che aiuta il turista a far luce nel capire i dipinti del tempo: è presente spesso, svolge gratuitamente la sua opera per la passione che nutre per l’arte, è gentile e sempre accogliente.
Per chi voglia proseguire nel suo viaggio storico nella produzione del vetro potrà visitare anche una seconda vetreria, ad di là della valle: è ancora distinguibile il fumaiolo, purtroppo in condizioni di disuso.
 
Nerino Mora
 


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