19 Giugno 2015, 14.27
Serle Vallio Terme
Tradizioni

Sfida a bocce a lengalosta

di Redazione

Sull’altopiano di Cariadeghe domenica andrà in scena la sfida fra Serle e Vallio Terme con l’antico gioco delle bocce sui prati


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Sarà l’altopiano di Cariadeghe ad ospitare quest’anno la sfida a lengalosta  (o lingalostro per dirla alla maniera valliese) fra Serle e Vallio Terme.

Questo antico gioco con le bocce sui prati è praticato ancora oggi in questi due paesi valsabbini, divisi dai Tre Cornelli.

Questa domenica, 21 giugno, per iniziative delle rispettive Pro loco, la sfida si ripete, con 8 concorrenti per ciascuna delle due squadre, lungo il sentiero che dalla posa dei Nècole porta alla sede degli Alpini, fra agonismo e goliardia.

Questo gioco, come quasi tutti quelli riguardanti l’utilizzo delle bocce, era praticato più dagli adulti che dai bambini.
Fino alla metà degli Anni Cinquanta, infatti, a Salvandine, era consuetudine, per gli abitanti di questa contrada, riunirsi per festeggiare la Pasquetta in maniera piuttosto insolita: venti uomini, uno per famiglia, solitamente il capofamiglia o, in assenza di questi, il primogenito maschio, si sfidavano in un’interminabile gara di bocce. Ognuno portava con sé la propria, di legno, come era consuetudine a quei tempi e molte avevano impresso a fuoco il soprannome del proprio casato.

Usando la strada sterrrata come campo di gioco,oppure alcuni scorciatoie acciottolate,  lanciavano il pallino e poi le bocce.
Colui che si avvicinava maggiormente al pallino, conquistava un punto ed aveva il diritto di impugnare un lungo bastone decorato detto “testémone” e, con quello in mano, aveva l’onore di creare un lancio particolare con uno stile personalissimo: chi tirava sotto gamba, chi girando la schiena, chi con la mancina, chi con entrambi le mani e… non bastando, la fantasia si esprimeva anche in brevi frasi o motti che tutti i concorrenti dovevano ripetere correttamente pena la riduzione del punteggio.
Il tutto veniva valutato con una votazione assegnata da un giudice di gara o capo gioco ed inserito in una classifica.
Poi si continuava: un altro tratto di strada, un’altra partita, un altro stile, l’ennesima facezia e, così via, percorrendo circa i ¾ del paese in un saliscendi continuo.


Il gran vociare, le sonore risate e la polvere sollevata mettevano sete e, allora, ad ogni osteria c’era una pausa ristoratrice con vino novello, uova sode, salame fresco e una “cantadina” tonificante.
Naturalmente lo svago non era riservato solo ai giocatori, ma anche ai molti curiosi che seguivano la kermesse incitando, schernendo, cantando, bevendo.
All’attraversamento di ogni contrada il loro numero aumentava sensibilmente: le donne e i bambini osservavano, gli uomini si accodavano all’allegra brigata.

La conclusione, al tenue lume delle lucerne, avveniva a sera inoltrata  proprio nel luogo da dove il tutto aveva avuto inizio.
Lì si sommavano i punteggi e, stilata la classifica, il vincitore riceveva in premio un fiasco impagliato artisticamente di buon vino rosso che doveva tracannare a garganella, seduta stante, ricevendo il plauso della frazione.
L’anno successivo era suo l’incarico di rimettere in palio il fiasco pieno di buon nettare e di dare il via alla nuova competizione.
Nei decenni successivi, purtroppo, la tradizione subì variazioni  nel numero dei giocatori, nell’origine degli stessi e nel premio in palio.
Il simbolico titolo di “Vincitore della Lengalosta” venne sostituito da un compenso in denaro, perdendo, così, irrimediabilmente la propria originalità.

L’avvento dell’asfalto, poi, fece tramontare questa originale e simpatica manifestazione della quale fino a pochi anni fa si erano quasi completamente perse le tracce.

Solo  ultimamente la Pro Loco serlese in collaborazione con quella di Vallio Terme ha cercato di recuperarla inserendola in alcune manifestazioni folcloristiche, ottenendo favorevoli consensi sia dagli abitanti dei due paesi, sia dai turisti. 




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