Il meteo di una volta

Nonostante l'assioma secondo cui “giugno piovoso, luglio afoso” in questi ultimi giorni i valligiani non sono entusiasti del tempo uggioso. Che poi più che esserci maltempo, si tratta di un cielo incerto, di quando non si sa mai se verrà a piovere o meno; di certo c'è solo il grigiume ceruleo delle nuvole.

Per fronteggiare questa instabilità meteorologica, i più esperti rifiutano di rivolgersi alle previsioni del tempo e preferiscono fare da sé: “Che tanto chei del giornale radio, i hbaia hemper!”.
Ecco dunque quali sono i metodi più disparati per prevedere le condizioni del tempo.

A Bione ad esempio, si dice che se si sentono le campane di Preseglie, allora pioverà.
Al di là della discutibile metodologia analitica, che tuttavia mi è stato assicurato essere del tutto affidabile, è curioso notare come questo modo di dire compaia in diverse valli lombarde.

Nella Val Cavallina in provincia di Bergamo, dicono che se si sentono le campane di Bianzano, la pioggia non arriverà.
Un'analogia che ci fa capire come, quando non c'era il televisore in casa, a seconda della direzione del vento e dei suoni che la percorrevano si poteva prevedere il cielo.

Si sente dire spesso anche “Quàn chel tùna verh Brèha, tö hö hàpa e hcàpa en frèha”, per esprimere la tendenza secondo cui, quando i nuvoloni scuri provengono da Brescia, di certo pioverà.
Contrariamente, se tuona verso Verona, si può continuare il lavoro nel campo, perché, a quanto pare non arriverà l'acqua.

Per quelli più vicino al lago, invece, tutto ruota attorno al monte Pizzoccolo, comunemente conosciuto come monte “Serà”, anche se non è ancora ben chiara la logica e l'utilità del detto “Quànt el Pisòcol el ga 'l capèl, o che 'l piöf o che 'l fa bèl!”.

.in foto Il Pizzocolo "col capel" da meteopassione.com