15 Novembre 2013, 07.00
Valsabbia
Lettere

L'altra campana

In merito allla lettera titolata "Ma quale sport?" da noi pubblicata nei giorni scorsi, sentendosi tirati in ballo, due genitori rispondono. Pubblichiamo volentieri

 
Caro Direttore,

siamo dei genitori di (un paese della Bassa Valle), i cui figli frequentano il corso della Società sportiva oggetto della Lettera al Direttore del 11/11/2013 'Ma quale sport?'.
Dopo aver letto quell'articolo riteniamo corretto esprimere anche il nostro punto di vista, perché, per avere una panoramica completa, non è sufficiente ascoltare solo una delle parti in causa.

Premesso che questa lettera non vuole essere né una difesa né un'accusa, visto che non c'è nessun processo, vorremmo sottolineare che la situazione è leggermente diversa da come è stata descritta.

Nessun genitore ha esercitato pressioni o ricatti di sorta sulla Società sportiva perché il bambino venisse estromesso o 'emarginato' dal corso; molto semplicemente, al termine dell'anno scolastico, abbiamo informato l'istruttore che la situazione era per noi insostenibile e che l'anno successivo non avremmo iscritto nuovamente i nostri figli, indirizzandoli verso altre attività o facendo loro esercitare la stessa attività in qualche altro paese.
Non abbiamo preteso assolutamente nulla, abbiamo solo voluto tutelare i nostri figli, permettendo loro di svolgere un'attività sportiva in armonia con gli altri ed in totale serenità.

Questo, purtroppo, non era più possibile facendo loro frequentare quel corso perché, nonostante l'impegno, l'attenzione e la buona volontà dell'istruttore, si verificavano ad ogni lezione casi in cui il bambino (figlio della coppia autrice della lettera a cui stiamo replicando) reagiva in maniera ingiustificatamente violenta contro qualche compagno, oppure impediva il regolare svolgimento delle attività con scatti imprevedibili e incontrollabili.
Possiamo testimoniare che da parte dell'istruttore c'è stata disponibilità, impegno e perseveranza nel tentare di gestire la situazione, ma dopo due anni chiunque avrebbe gettato la spugna.

Nessuno pretende che i bambini siano degli automi, programmati per eseguire ordini senza deviare dal tracciato educativo che ogni genitore cerca di impartire ai propri figli; e nessuno meglio di noi può capire l'esigenza dei bambini di utilizzare lo sport come 'valvola di sfogo' per le energie accumulate durante la giornata; ma quando questi 'sfoghi' si traducono in pugni, calci, spintoni e mancanza di rispetto non possiamo fingere di essere lieti di vedere i nostri figli uscire dalla palestra piangenti, con un occhio nero o un livido o, nella migliore delle ipotesi, demoralizzati perché è stata negata loro la possibilità di divertirsi serenamente durante l'attività sportiva.

Ci rendiamo conto che un genitore vuole la felicità per i propri figli, ma questo vale anche per noi.
Non abbiamo mai inteso discriminare alcun bambino, ma semplicemente tutelare i nostri. E nel farlo non abbiamo mai pronunciato la frase 'se c'è quel bambino lì io il mio non lo porto'; anzi, in virtù della libertà di ogni individuo, avremmo indirizzato NOI i nostri figli in altre direzioni.

Non siamo il genere di genitori che vogliono proteggere a tutti i costi i propri figli, impedendo loro di affrontare le problematiche e le diversità di fronte a cui possono trovarsi, ma dopo anni di situazioni sgradevoli e dopo aver tentato inutilmente diversi approcci, riteniamo che 'evitare' a priori il problema per quieto vivere sia sintomo di intelligenza, e non di 'ignoranza e falsità'.

Per concludere, vorremmo rispondere alla domanda espressa nella lettera 'Bisogna andare avanti e fare finta di niente?'.
A nostro modesto parere l'unica risposta possibile è: Assolutamente no!
Non è negando il problema o evitando di capirne la gravità che è possibile risolvere la situazione; questo episodio riguardante l'attività sportiva potrebbe essere solo uno dei molti a cui si andrebbe incontro continuando a fingere che non esista un problema.
La presa di coscienza e la volontà di affrontarlo, invece, possono essere molto più costruttive.

Ovviamente, ci teniamo a ribadire che questo è solo il nostro parere. Poi, ognuno è liberissimo di agire come meglio crede nell'educazione e nella gestione dei propri figli.

Ci scusiamo per i minuti 'rubati' e ringraziamo per l'attenzione. 
 
Lettera firmata
 
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Ora il quadro è completo.
Come già fatto nella lettera pubblicata lo scorso lunedì, abbiamo volutamente omesso il paese ed il tipo si sport di cui si tratta.
Non è nostra intenzione, infatti, dare elementi che possano portare ad indentificare le persone direttamente coinvolte in questa storia.
Queste avranno altri spazi, se lo vorranno, per chiarirsi a vicenda. Anche e soprattutto per il fatto che sono coinvolti dei minori.
Ubaldo Vallini
 


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In attesa di sentire anche l'altra campana, magari anche su questioni diverse da quella esclusiva del civismo, la pubblichiamo volentieri.




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