La cultura in chiave moderna

Ultime due settimane per la rassegna enogastronomica “Il Gusto a km zero in Valle Sabbia”, manifestazione dedicata ai prodotti della terra, che arrivano direttamente in tavola, proposta dalla Comunità Montana Valle Sabbia in collaborazione con Coldiretti Brescia.

Alle serate hanno partecipato i maggiori ristoranti e le trattorie della Valle, da sud, a Gavardo, fino alla parte più settentrionale, Bagolino, coinvolgendo aziende agricole e produttori locali.

Una cultura significativa, riproposta in chiave moderna, con un'attenzione all'etica commerciale: quella delle osterie.
Nel corso dell'Ottocento, parallelamente al fenomeno della trasmigrazione delle famiglie, causato dalle misere condizioni dell'affittanza agricola, fiorirono ovunque le osterie.
Inizialmente, per il mondo contadino, si trattava di luoghi da non frequentare, che accoglievano abitualmente vagabondi, mercanti e soldati.

Detta anche “casa del pan perdü”, più tardi, l'osteria divenne luogo di raduno per la comunità contadina, in concomitanza con l'avvento della proletarizzazione delle campagne.
I contadini dei borghi e delle case affollate, che si sostenevano vicendevolmente secondo il principio della solidarietà, finalmente percepiscono un salario, anche se avventizio, e possono uscire di casa: non hanno nessun altro posto per fare cultura ed incontrarsi, si rifugiano col bicchiere pieno, in osteria.

Fu proprio l'osteria, con l'arrivo del salario, a sostituire la casa, l'aia e la stalla, come covo delle manifestazioni tradizionali.
Etimologicamente, il termine nasce dal concetto dell'ospitalità, atmosfera in cui condividere buon vino e relazioni sociali, senza dover necessariamente aspettare la bella stagione per ritrovarsi nelle piazze, senza dover approfittare dei vespri per fare due parole o sfruttare il tepore delle bestie per scaldarsi dopo un giornata nei campi.